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Al Cnel si predica bene, ma si razzola male. L’organo di rilevanza costituzionale cui spetta, tra le altre cose, la tenuta e l’aggiornamento dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro – uno strumento unico in Europa – sembra non ritenere altrettanto importante garantire il rispetto di quegli stessi contratti nei confronti del proprio personale.
Dal 1° luglio, con un atto unilaterale, l’amministrazione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ha deciso di non rinnovare i contratti individuali di lavoro agile scaduti il 30 giugno. In pratica, ha abolito il lavoro da remoto a tempo indeterminato. Nessun confronto, nessuna trattativa con le rappresentanze sindacali. La decisione è piovuta dall’alto, tagliando fuori la contrattazione e affossando le clausole che regolano smart working e telelavoro.
A denunciare l’accaduto sono Federico Bozzanca, segretario generale della Fp Cgil, e Sandro Colombi, segretario generale della Uil Pa. Il loro giudizio è netto: “Una scelta miope che ignora i benefici del lavoro agile in termini di produttività, sostenibilità e conciliazione vita-lavoro. Una mossa che riporta indietro l’orologio della Pubblica Amministrazione”.
Ma non è tutto. Con un ulteriore provvedimento, l’amministrazione del Cnel ha stabilito la chiusura totale dell’unica sede di lavoro per tre settimane consecutive nel mese di agosto. Una misura che si traduce in ferie obbligatorie per tutto il personale e che manda all’aria la pianificazione individuale delle ferie già concordata. Un atto che i sindacati definiscono “inaccettabile nella forma e nella sostanza”.
La reazione non si è fatta attendere. “Le lavoratrici e i lavoratori del Cnel sono pronti ad andare fino in fondo – affermano Bozzanca e Colombi – per difendere i propri diritti e riportare la gestione del lavoro entro i limiti stabiliti dagli accordi di contrattazione collettiva. Quella che si sta tentando è una forzatura pericolosa non solo per il personale del Cnel, ma per tutta la Pubblica Amministrazione. Deve essere fermata”.
La mobilitazione è in corso. I sindacati sono decisi a non arretrare. E la partita, come annunciano, è appena cominciata.