L’Assemblea di Confindustria e la sintonia tra Bonomi e Draghi, ma quali contenuti per fisco, pensioni, delocalizzazioni, lavoro? Uno spiraglio per Whirlpool e lo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici di Monte dei Paschi di Siena. 3,4 miliardi per calmierare le bollette e la discussione sulla terza dose. E poi, la sentenza del Tribunale di Palermo che annulla quella di primo grado sulla trattativa Stato mafia. Questo sulle pagine dei giornali di oggi.

Prime pagine

L’Assemblea di Confindustria, e non poteva essere altrimenti, la scelta d’apertura de Il Sole 24 Ore: Bonomi lancia il patto per la crescita: Draghi: nessuno può chiamarsi fuori”.
Stessa scelta per il Corriere della Sera: “Draghi: non aumento le tasse” e spiega: “Asse con gli industriali. Bonomi: no a chi flirta con i no vax. Tre miliardi contro i rincari delle bollette. Patto sociale per l’Italia. E preme sui ministri: accelerare sulle riforme.
Anche La Repubblica apre su Confindustria con un titolo quasi a tutta pagina: “Patto per la rinascita”. Nel sommario: “Draghi lancia la proposta all’Assemblea di Confindustria: “Serve unità, le aziende devono fare di più per la ripresa” il presidente degli imprenditori Bonomi attacca la Lega: “Ci opporremo a chi flirta con i No Vax. Il premier resti a lungo. Bollette, aumenti azzerati a famiglie povere e piccole imprese”. Contro apertura altrettanto “pesante” per il quotidiano romano, dedicata alla sentenza di Palermo: “Stato-mafia, assolti Mori e dell’Utri”.
Il Messaggero: Draghi, il patto sulla crescita. Non aumenteremo le tasse”. E ancora, La Stampa: “Draghi lancia il patto per l’Italia” e nel sommario così si illustra: “Ovazione di Confindustria per il premier: Serve Unità. Si divide la Lega di governo, lascia la Bestia Morisi”.
Cambio di tema per Il Fatto Quotidiano: “Trattare con la mafia si può, con lo Stato no”.
Infine, Il Manifesto: “Lunga vita” con spiegazione articolata: “Standing ovation della platea di Confindustria per Draghi. Bonomi lo elegge uomo della necessità e si augura che resti a lungo a Palazzo Chigi. Il premier ricambia lanciando un patto imprese-sindacati gradito soprattutto alle prime. La maggioranza si inchina, freddo Landini”.

Le interviste

Quasi tutti i quotidiani in edicola dedicano le proprie interviste alla sentenza nel processo di Palermo, La Repubblica, La Stampa e il Giornale ospitano le parole di Marcello dell’Utri, La Stampa da voce anche a Claudio Martelli, mentre su Il Fatto Quotidiano parla Antonio Ingroia, infine il Foglio ascolta Nicola Fiandaca.

Il lavoro è il tema della conversazione tra Tiziano Treu, presidente del Cnel, e Alessandra Ricciardi pubblicata a pag.8 di Italia Oggi. “Troppi contratti a termine e brevi nella nuova occupazione post pandemia”. Riflettendo sul lavoro che cambia, l’ex ministro sostiene: “Ci sono settori produttivi che si sono esauriti, e su cui insistere significa perdere tempo. Mentre altri sono emersi, ed è su questi che occorre investire con una nuova formazione, a partire dalla scuola, adeguata ai profili richiesti”. Rispondendo, poi a una domanda sul Reddito di cittadinanza, Treu afferma: “Nel 2020 più di 2 milioni di famiglie erano in condizione di povertà assoluta, il reddito di cittadinanza è una misura necessaria, non va abolito ma va certamente migliorato. L’errore è mescolarlo con le politiche attive per il lavoro”.

E di lavoro e non solo parla, a pag 5 de Il Messaggero, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, intervistato da Giusy Francese: “È davvero importante l’apertura del premier Draghi, sulla scia del presidente di Confindustria Bonomi di cominciare a costruire le condizioni per un moderno patto sociale per la crescita, lo sviluppo e il lavoro. Noi siamo pronti a questa sfida. La concertazione non è una parola astratta. È la via necessaria per gestire nella responsabilità la fase di ripartenza del Paese”. E sui contenuti del patto, il dirigente sindacale afferma: “Bisogna accompagnare con impegni precisi l’attuazione del Piano di ripresa e resilienza ed affrontare il tema delle grandi riforme: fisco, ammortizzatori sociali, politiche attive, formazione, pensioni, politiche industriali. Ci sono per noi le condizioni per un grande accordo per la crescita, il lavoro, l’innovazione, la partecipazione, la coesione sociale”.

Da leggere, pag. 10 di Avvenire, una conversazione tra Marco Iasevoli e la vice ministra all’Economia Laura Castelli: “L’economia sociale è l’unico modello che concentra assieme aspetti come la dignità umana, la solidarietà, la sostenibilità ambientale, la giustizia sociale e la democrazia. A livello europeo, però, c’è poca uniformità, e in un momento in cui si parla di fiscalità europea, di mercati finanziari innovativi, non possiamo trascurare una realtà economica che ha moltiplicatori altissimi. Siamo in una fase in cui possiamo provare ad anticipare i processi, spingendo verso un settore che ha bisogno di crescere”. La ministra ha idea di come fare: “Con i colleghi di Francia e Germania ci siamo confrontati sull’esigenza che ci siano alcuni aspetti fondamentali, come l’individuazione di adeguate soluzioni finanziarie strutturali, visto il buon esito dei social bond europei; il riconoscimento reciproco delle realtà operanti nell’economia sociale; una semplificazione della fase di accesso; il partenariato pubblico privato e l’individuazione di nuovi indicatori contabili. Dobbiamo passare dall’individuazione alle azioni concrete”.

Infine tre segnalazioni: Sul Corriere della Sera l’immunologa Antonella Viola critica la decisione della necessità di autorizzazione per parlare in Tv, e il sottosegretario alla Salute Pier Paolo Sileri afferma a Il Messaggero che “Il distanziamento andrà superato”. L’ultima è una intervista alla sociologa Chiara Saraceno, chiamata dal Ministero del lavoro a coordinare una Commissione sul reddito di Cittadina: “No, la povertà non è stata abolita”, la si trova a pagina 12 del settimanale Lft

Editoriali e commenti

Molte le riflessioni sul discorso di Draghi all’Assemblea di Confindustria. L’analisi, pubblicata a pag. 3 dal Corriere della Sera, da Nicola Manca è lunga e articolata, ma ha un incipit significativo: “Standing ovation, applausi. Non accadeva da anni che un premier venisse accolto in questo modo da un’assemblea di imprenditori. La stessa assemblea, tornata in presenza dopo la pausa del Covid, è sembrata testimonianza visibile di un’azione del governo che, pur ancora in una fase di emergenza, è riuscito a fronteggiare la crisi sanitaria e a impostare il rilancio con il Pnnr. Un feeling evidente che si è materializzato in quella idea di patto per lo sviluppo che la Confindustria sta proponendo da tempo. Ma non inganni il coro unanime di consensi positivi, dalla politica ai sindacati alle associazioni, che ha accolto il discorso del premier. Nella penombra di quell’auditorium riempito a metà secondo le norme Covid, tra quegli applausi e quella richiesta di rimanere alla guida del Paese, Mario Draghi ha preso ma anche chiesto impegni”.

E anche le conclusioni del pezzo sono significative, scrive ancora Manca: “Vogliamo rafforzare gli strumenti di integrazione salariale per tutelare meglio chi perde il lavoro — ha sillabato il premier da quel podio a Roma —. Avviare una riforma delle politiche attive del lavoro per agevolare il reinserimento di chi è disoccupato o cassaintegrato con più efficacia di quanto non succeda oggi». Ma i sindacati saranno disponibili in questo passaggio da una politica di difesa di posti di lavoro, a volte indifendibili, alla protezione del lavoratore, dei lavoratori? Le prove effettive e sostanziali di questa convergenza e concordia visibile a colpi di applausi si avranno nelle prossime settimane. Non solo con la presentazione sulla legge sulla concorrenza. In Consiglio dei ministri approderà già la settimana prossima la delega fiscale. E se l’impegno è a non aumentare le tasse, la riforma del Fisco non è più rinviabile. E sul Fisco capiremo la solidità e la profondità di quel consenso unanime che ieri ha accompagnato le parole di Draghi”.

Più politico partitico lo scritto di Stefano Folli su La Repubblica”…. Non è il ritorno alla vecchia concertazione, bensì un’ipotesi legata alle circostanze storiche attuali. All’incirca lo stesso principio su cui si è formata la maggioranza trasversale che sorregge l’esecutivo: da un lato, garantire la massima spinta alla ripresa e attuare le riforme per le quali resta indispensabile il concorso delle forze parlamentari; dall’altro, incoraggiare queste stesse forze a rinnovarsi, convincendole che il vero consenso si conquista partecipando da protagoniste allo sforzo in atto.

Ciò non significa cancellare le divisioni e i contrasti, per quanto siano spesso futili, bensì proiettarli su uno sfondo realistico, dove le priorità sono il sistema produttivo, il lavoro, le altre questioni sociali, la riforma fiscale e quella della giustizia. In definitiva, l’unico mezzo per una vera legittimazione reciproca tra i contraenti della tregua su cui è nato il ministero Draghi. 

Chi è pronto dunque al patto nazionale? Dopo qualche titubanza, il Pd di Letta si è detto disposto a fare la sua parte. Tuttavia la linea dell’alleato, il M5S, è tutt’altro che chiara: favorevole a Draghi il settore che fa riferimento a Di Maio, assai più evasivo il gruppo riunito intorno a Conte. 

Quanto alla destra, essa vive in un dilemma ancora indecifrabile. Di certo Salvini non intende uscire dal governo, tuttavia non rinuncia all’elettorato di confine tra lui e la rivale Giorgia Meloni. Di qui la frattura parlamentare e l’eterna diatriba sui Green Pass, dietro cui si nascondono i dubbi sui vaccini”...

Su La Stampa interviene Mario Deaglio, “Ma gli applausi non bastano” e la sua riflessione allarga lo sguardo e va in Europa. Da leggere a pag. 35 del quotidiano torinese.

 Voce fuori dal coro quella di Gad Lerner (Pag. 3 de Il Fatto Quotidiano): “…il panegirico di Bonomi e l’ovazione tributata a Draghi esplicitano una richiesta ulteriore: vogliono assicurarsi che l’unica formula ammissibile in futuro, prima del rinnovo del Parlamento ma anche dopo, sia un patto di sottomissione volontaria dei partiti al ‘dittatore benevolo’ riservatoci dalla buona sorte. La parola ‘patto’, in effetti è stata adoperata più volte da Draghi, specie nelle sue conclusioni, quando ha concentrato la sua attenzione sulle relazioni industriali. Non prima, però di aver assicurato sulle tasse i benestanti seduti di fronte a lui, rispetto allo slogan demagogico che mal gli si addice: ‘Questo è il momento di dare non di togliere’. …. Draghi lo ha fatto capire citando un ‘amico straniero’ che attribuisce agli ‘infelici anni Settanta’ l’incepparsi della crescita italiana. Il motivo? Le cattive relazioni industriali, cioè il conflitto sociale. Questo sarebbe l’errore da non ripetere. Peccato che gli storici dell’economia ricordino proprio quel decennio come l’ultima stagione in cui porzioni significative di ricchezza nazionale vennero dirottate dalle rendite a dai profitti al lavoro dipendente”.

Infine la sentenza di Palermo. Anche in questo caso diverse le riflessioni e i commenti. Scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera: “Quando alla sbarra finiscono nomi altisonanti e/o esponenti di partitoo capita che i processi sfiorino o coinvolgano a qualunque titolo alte cariche istituzionali, bisognerebbe evitare ogni tipo di strumentalizzazione e speculazione. Sulla trattativa Stato-mafia è successo il contrario”.
D’altro taglio lo scritto di Marcello Sorgi su La Stampa, il titolo è esemplificativo: “Giustizia tortuosa, vite rovinate”.

Infine, una segnalazione, Carlo Cottarelli su La Repubblica, firma una riflessione sul decreto salva bollette: “
Il governo ha varato un sussidio, in buona parte generalizzato, di importo pari a 3-3,5 miliardi per contenere l’aumento dei prezzi delle bollette di elettricità e gas nel quarto trimestre di quest’anno (dopo il sussidio di 1,2 miliardi per il terzo trimestre). Un forte aumento delle bollette andava evitato per chi non se lo può permettere, per i poveri, gli indigenti. Ma alcune componenti del sussidio sono molto più ampie coinvolgendo, per esempio nella parte che riguarda l’azzeramento dei cosiddetti “oneri di sistema”, ben 29 milioni di utenze elettriche domestiche e un taglio per tutti dell’Iva sul gas.

Purtroppo, sussidi generalizzati sono molto costosi e favoriscono più i ricchi (che consumano più energia) dei poveri”….. e prosegue Cottarelli: “re esigenze possono essere considerate come rilevanti.

La prima è quella di non frenare la ripresa. La ripresa però sta procedendo più rapidamente del previsto. Inoltre se misure per compensare l’effetto frenante dei maggior costo energetico dovevano essere prese, queste non dovevano necessariamente essere realizzate sussidiando l’energia. Altre misure potevano essere considerate per sostenere l’attività economica.

Seconda esigenza: la tutela ambientale. Qui non si scappa: un sussidio energetico va a sussidiare il consumo di energia “sporca”. Il costo per le finanze pubbliche, direttamente o indirettamente, non è irrilevante, anche se i dettagli delle “fonti di copertura” non sono chiarissimi. 3-3,5 miliardi al trimestre, 12-14 miliardi all’anno, sono tanti per i nostri conti pubblici, che già non sono messi bene (per fare un confronto il reddito di cittadinanza è costato 7 miliardi nel 2020). La domanda è sempre la stessa: chi paga? Il maggior gettito dalle aste dei permessi di emissione copre solo in piccola parte il costo complessivo del provvedimento.

Terza esigenza: proteggere gli indigenti. Giusto. Ma allora perché contenere il costo della bolletta per tutti? Dato che chi ha un reddito alto consuma più energia di chi ha un reddito basso, i primi beneficeranno maggiormente della parte dei sussidi che è generalizzata. Il governo ha introdotto anche sussidi mirati solo alle famiglie povere. Bene, ma perché farlo anche verso le famiglie che si potrebbero permettere di pagare di più l’energia?”.

Economia lavoro e sindacato

Molte le cronache sull’Assemblea di Confindustria e le parole di Draghi. Su Collettiva.it il commento di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil che ha partecipato all’incontro: Da Bonomi nulla sulle multinazionali che licenziano

Scrive Francesco Bei su La Repubblica: “…..Il capo del governo sa bene quanto sia fragile la ripresa ed esposta a rischi geopolitici non controllabili. Per questo serve puntellare il più possibile il fronte interno. "Occorre essere uniti - ha spiegato ieri Draghi - per non aggiungere incertezza interna a quella esterna". E il "pilastro" di questa unità sono le buone relazioni industriali…….. Parlando a braccio, dopo aver lasciato sul podio i fogli con gli appunti, ieri il premier si è lasciato andare a un monito, rivolto sia a sindacati che a Confindustria: "Come mai si sono interrotti quei tassi di crescita, come mai nel 1970-71 il giocattolo si è rotto? Ha certamente pesato il quadro internazionale, con fattori come la grande inflazione, le due guerre, la crisi energetica. Però anche in quel quadro così difficile alcuni paesi hanno affrontato gli anni '70 con successo. La differenza fra l'Italia e quei paesi che non hanno dovuto subire un decennio di terrorismo, alta inflazione, conflitto sociale fortissimo e bassa crescita, l'ha fatta proprio la qualità dei rapporti interni fra imprese e sindacati. Da noi, sul finire degli anni '60, si è assistito alla totale distruzione delle relazioni industriali". Le conclusioni del giornalista sono chiare: “Certo, non è detto che l'impegno di Draghi sia sufficiente. E le prime reazioni a caldo di Cgil e Uil registrano ancora una certa freddezza. Pierpaolo Bombardieri ha preferito disertare l'invito di Bombassei e se n'è andato a Potenza a un evento della Uil. Anche Maurizio Landini, prima di lasciare il palazzetto dell'Eur, si mostra ancora diffidente. ‘A noi va bene il patto, ma bisogna intendersi su quello che ci scriviamo. Vorrei prima capire quali contenuti sui contratti, sulle pensioni, sulla riforma del fisco, sulla politica industriale’. Nel Pd tuttavia si registra un certo ottimismo dopo giorni di tensione sul Green Pass con la Cgil. "Con Draghi - scherza un dirigente dem ricordando Conte - abbiamo trovato un nuovo punto di riferimento fortissimo dei progressisti".

Il titolo dell’articolo di Roberto Ciccarelli su Il Manifesto riprende le considerazioni di Landini: “Nessuna parola sulle multinazionali” e illustra dettagliatamente le posizioni del segretario della Cgil e l’affermazione del leader sindacale: “Rivendichiamo di aver chiesto il confronto al governo. Faremo la nostra parte”. Non sarà un caso che proprio ieri è stato annunciato da palazzo Chigi l’incontro con Cgil Cisl e Uil fissato per lunedì pomeriggio.

Sulle crisi aziendali Il Mattino lancia una possibile buona notizia: Whirlpool, svolta vicina sospesi i licenziamenti.
Per saperne di più basta leggere Collettiva.it: “Whirlpool ha sospeso la procedura di licenziamento fino al 15 ottobre, per valutare la proposta di Invitalia sullo stabilimento di Napoli. È quanto emerso dal tavolo tra governo, azienda e sindacati che si è svolto oggi al ministero dello Sviluppo economico: il confronto è stato aggiornato al 28 settembre. Adesso arriva il momento di trovare soluzioni vere e durature, che permettano la continuità aziendale e naturalmente la garanzia di tutti i posti di lavoro”. Qui l’articolo completo

Ne scrive anche Massimo Franchi a pag. 4 de Il Manifesto.
Sempre sullo stesso quotidiano anche un pezzo a firma Riccardo Chiari sullo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici di Monte dei Paschi di Siena che saranno oggi in presidio a Milano Roma e Bari.
Dalla Manifestazione di Roma collegamento in diretta attorno alle 11 su Collettiva.it nell’ambito delle Giornate del lavoro della Cgil che si aprono oggi a Bologna.

Ancora una vertenza, quella dei 100mila lavoratori in somministrazione che rischiano il posto. Ieri manifestazione a Roma raccontata per immagini da Ivana Marrone Vogliamo solo Lavoro su Collettiva.it, mentre Le ragioni della protesta sono spiegate, in una intervista di Stefano Iucci, dal segretario generale di Nidil Cgil Andrea Borgesi.
Su Il Sole 24 Ore, Giorgio Pogliotti a pag. 11, illustra l’accordo che si sarebbe raggiunto ieri mattina al ministero del lavoro tra il capo della segreteria tecnica del ministro Orlando e i segretari generali di Nidil Cgil, Felsa Cisl e UilTemp: “All’inizio della prossima settimana, probabilmente nel decreto che conterrà il finanziamento del fondo da 900 milioni per il pagamento degli stipendi dei lavoratori in quarantena, verrà inserita la norma che elimina la scadenza del 31 dicembre 2021 per i lavoratori assunti a tempo indeterminato dalle Agenzie per il lavoro, inviati in missione nelle aziende a tempo determinato”.

Salva bollette: il decreto è stato varato dal consiglio dei Ministri e porterà con sè 3,4 miliari per limitare gli aumenti di gas ed energia. Su tutti i quotidiani il contenuto del provvedimento

Anche il questo caso l’annuncio arriva da Il Mattino nel lungo e dettagliato articolo di Aldo Santonastaso (pag.5): “Funziona la decontribuzione nel Mezzogiorno 600mila nuovi posti in soli sei mesi”.

Ancora molti gli articoli su green pass e terza dose, e si moltiplicano gli appelli degli immunologi e dei virologi e non abbassare la guardia e a mantenere salde le misure di sicurezza come mascherine e distanziamento.

Infine a pag. 6 de Il Sole 24 Ore Marco Mobili e Gianni Trovati lanciano un monito: “Riforma fiscale, allarme risorse: pochi 3 miliardi su cuneo e Irap” e nel sommario spiegano: “L’agenda delle imprese punta su un sistema di imposizione sui redditi societari più attrattivo. La Nota di aggiornamento del Def potrà aprire nuovi spazi nel 2022 per finanziare l’intervento sulle tasse”.

Oggi alle 10 a Bologna, il via all’edizione 2021 delle Giornate del Lavoro della Cgil. Le tre giornate, dal 24 al 26 settembre, saranno trasmesse integralmente in diretta su Collettiva.it Per saperne di più
Il primo appuntamento: “La partecipazione per una democrazia di qualità” sarà animata da: Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle; Maurizio Landini, segretario generale della Cgil; Enrico Letta, segretario Partito Democratico; Elly Schlein, vice presidente Emilia Romagna. L’incontro sarà moderato da Lucia Annunziata

 L’Agenda degli appuntamenti

Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’Agenda di Collettiva.