Anche oggi (giovedì 15 ottobre) il Covid-19 continua a dominare le prime pagine dei principali quotidiani nazionali. “Contagi record, timori per Milano, Conte non esclude più un lockdown nazionale. Sei morti in una casa per anziani” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Record di contagi, Natale a rischio. Ieri 7332 nuovi positivi. Allo studio lockdown parziali in Lombardia e Campania”.

“Picco contagi mai così alto. Possibili chiusure locali. Terapie intensive: allarme Cts, sono il 20% in più. Centro-Sud in affanno” titola il Messaggero, la Stampa apre con “Covid, via il blocco dei licenziamenti. Da inizio gennaio cade il divieto, ma la cig si allunga. Incentivi a chi assume”. Il Giornale lancia “Ci giochiamo il Natale. Costerebbe 40 miliardi. Conte: Possibili restrizioni nelle Regioni”, sul Fatto Quotidiano si legge “Milano brucia e rischia il lockdown”, mentre il Manifesto titola “Bonne nuit. Europa travolta dalla seconda ondata. Macron annuncia la stretta per combattere l’epidemia: coprifuoco a Parigi e in otto città della Francia dalle 21 alle 6”.

L’unica apertura differente è quella del Sole 24 Ore. “Pensioni, scivoli agevolati in arrivo. In manovra facilitare le uscite per aziende con esuberi e le staffette generazionali. Sterilizzato l’impatto del Pil sui contributi, prorogati Ape sociale e Opzione donna” recita il quotidiano economico.

Sulle prime pagine trovano spazio anche gli articoli sulla decisione del giudice sportivo di assegnare la vittoria per 3-0 a tavolino contro il Napoli e il “coprifuoco” a Parigi dopo le 21 come misura anti-Covid. Da menzionare anche l’intervista al ministro degli Esteri Di Maio sul caso Navalnyj (Repubblica), e gli articoli sul nuovo stanziamento di 500 milioni per finanziare il rinnovo contrattuale degli statali (Messaggero), sulla manifestazione a Roma di alcune sigle sindacali delle forze dell’ordine (Giornale), sull’inchiesta realizzata dalla Fiom in Fca e sui presunti conflitti d’interesse del governatore della Lombardia Fontana (Fatto Quotidiano) e sull’appello comune delle associazioni d’impresa di Italia, Francia e Germania per una rapida intesa sulla Brexir (Sole 24 Ore).

Le interviste
“Fu un evento straordinario (…) Il senso della sconfitta era totale. E sapevo che, almeno in quel momento, non c'era rimedio. Una giornata drammatica, quasi tragica. La marcia dei 40mila e la sconfitta in quella vertenza con la Fiat fu la chiusura di un'intera fase in cui le lotte operaie avevano contato molto nel paese”. Inizia così la lunga intervista sul Manifesto di Tiziano Rinaldini, nel 1980 coordinatore del settore auto per la Fiom Cgil, che ripercorre quella vicenda tirando i fili della storia fino a oggi. “Nel 1980 – spiega Rinaldini – la Fiat andò avanti fino in fondo perché non poteva più sopportare che il sindacato potesse essere il soggetto della contrattazione sul luogo di lavoro, sulle condizioni di lavoro e sulle scelte strategiche dell'impresa. Da quel momento infatti l'impresa ebbe completa libertà, non aveva più la soggettività dei lavoratori tra le palle. E da lì parti l'epoca della finanziarizzazione, della globalizzazione in corso ancora oggi”.

Gli editoriali
“L'assenza di meritocrazia che blocca questo Paese”, questo il titolo dell’editoriale dell'economista Paolo Balduzzi sul Messaggero, che riporta i risultati di una ricerca promossa dal Forum della meritocrazia che misura, a partire dal 2015, “la performance del nostro e di altri 11 Paesi europei nel campo appunto della promozione del merito. Non sarà una sorpresa scoprire che, ancora oggi, l'Italia occupa l'ultima posizione: non solo nell'indicatore sintetico generale, ma anche con riferimento a tutte le singole dimensioni. E se, nonostante questo quadro sconcertante, si vedono dei raggi di luce (per esempio, dal punto di vista delle pari opportunità), peggiora di anno in anno proprio l'indicatore della qualità del sistema educativo”. Il messaggio che emerge dai dati, conclude il ricercatore di Scienza delle finanze, è che “l'Italia è un Paese non solo fermo, ma che tende a frenare la sua componente più dinamica. A maggior ragione, quindi, tra i progetti che dovranno essere finanziati con le risorse del Recovery Fund, ci dovrà essere il rilancio del Paese stesso. A partire dal suo apparato burocratico, che rischia di bloccare anche le migliori intenzioni e i più ambiziosi progetti”.

Sulla cosiddetta ‘marcia dei 40 mila’ interviene anche lo storico Marco Revelli, con un’approfondita analisi sulle pagine del Manifesto. “È cominciato allora il declino della Fiat come ‘Fabbrica italiana di automobili Torino’. Presto si sarebbe finanziarizzata, per poi evaporare con i successivi accordi internazionali”, spiega il docente di Scienze della politica: “I marciatori silenziosi, dieci anni dopo o poco più, sarebbero stati a loro volta buttati fuori, nel corso del secondo ciclo di ristrutturazione della prima metà degli anni '90. Torino avrebbe cessato non solo di essere la one company town che l'aveva resa centrale nel mondo, ma di conservare la propria specificità di metropoli di produzione, diventando una città come le altre (media e mediocre)”. Per Revelli da quella vicenda “si apri la via all'inedito modello sociale, esistenziale, antropologico che va sotto il nome di berlusconismo e che, se ebbe nei melmosi anni '80 la propria gestazione, troverà nei '90 la propria consacrazione, con l'affermarsi di un nuovo ceto edonistico e vaporoso, fatuo e dissipatore (cafonal, si disse), imprevidente quanto impudente. Una neo-borghesia plebeizzata e un ceto medio irriflessivo e decomposto, che prepareranno appunto i disastri di oggi”.

La Cgil
“Ci sono le condizioni per continuare un buon lavoro”. Questo il commento generale del segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, al vertice sulle pensioni che si è tenuto ieri (mercoledì 14 ottobre) al ministero del Lavoro. “Bene la proroga di un anno di Opzione donna e Ape sociale, così come la risoluzione dell'annoso problema della piena copertura previdenziale per il part-time verticale, che spesso riguarda lavoratrici donne”, spiega il dirigente sindacale a Collettiva: “Positivi, ma non sufficienti, gli impegni all’abbassamento della soglia attualmente prevista da 1.000 a 500 dipendenti per il contratto di espansione, e a mantenere fino a sette anni l’isopensione, valutando la possibilità di introdurre la Naspi per il primo periodo di uscita”. Il ministro Catalfo ha poi manifestato “il proprio consenso alla definizione di un periodo di silenzio-assenso per rilanciare l'adesione alla previdenza complementare” e “confermato l’impegno per trovare una soluzione agli effetti negativi del Pil sulla rivalutazione del montante contributivo”. Nessuna risposta, infine, su altre “due nostre rivendicazioni, ovvero la risoluzione definitiva della questione esodati e l'estensione della quattordicesima ai titolari di pensione inferiore ai 1.500 euro”.

Il 21 ottobre è in calendario la manifestazione nazionale a Roma dei 600 mila lavoratori del comparto multiservizi, il cui contratto nazionale è scaduto da sette anni. “Un ritardo, l’ennesima dilazione dei tempi del confronto, che – commenta in Collettiva la segretaria nazionale Filcams Cgil Cinzia Bernardini – è da imputarsi esclusivamente alle controparti datoriali, che non sono in grado o non vogliono mettersi d’accordo e fare sintesi. E quindi prendono tempo”. Conclude la segretaria generale Filcams Cgil Maria Grazia Gabrielli: “Fino a oggi abbiamo tenuto un profilo volutamente basso per non compromettere con azioni di protesta il dialogo che si presentava, pochi mesi fa, molto promettente. Allo stato attuale, però, non abbiamo alternative all’informare puntualmente lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati, su cosa sta succedendo, coinvolgendoli nelle iniziative di mobilitazione territoriali e nella manifestazione nazionale”.

Da leggere, in Collettiva, la cronaca del convegno “Europa, migranti e richiedenti asilo. Per una svolta di civiltà”, organizzato da Fondazione Basso, Magistratura democratica, Asgi e sindacati, che si è tenuto mercoledì 14 ottobre a Roma. Lo sfruttamento dei migranti nel mondo del lavoro è stato al centro dell’intervento del segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra. “Un fenomeno non più circoscritto all'agricoltura o all'edilizia, ma esteso a molti altri settori produttivi”, ha spiegato. Esternalizzati, impiegati in attività per loro natura frammentate sul territorio, i lavoratori migranti non sono sempre facili da aggregare. “Per questo il sindacato sta trasformando la sua attività, diventando un sindacato di strada”, ha concluso il dirigente sindacale: “Le vertenze sul territorio ci aiutano a intercettarne i bisogni, a costruire insieme a loro nuove forme di rappresentanza e a rilanciare la battaglia per la tutela dei loro diritti”.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.it