A prima vista sembrano scogli sulla sabbia. Dietro c’è un mare potente che si agita, ma neppure tanto. Poi ci si concentra meglio sull’immagine e appaiono dei corpi umani, quasi pietrificati o fatti di sabbia che si è addensata in pose scultoree. Sono sdraiati, immobili, potrebbero perfino essere dei cadaveri. E invece si scopre che sono persone sdraiate che non si guardano né parlano, ma comunicano (tra loro?) attraverso i cellulari. Dal groviglio di corpi emerge in basso una gamba di donna che sfiora il naso di un cane lupo, una fuga dei sensi e dell’istinto dalla pietrificazione del presente. Stiamo parlando dello Scoglio (2018) uno degli quadri esposti a Roma nella mostra antologica di Ennio Calabria (“Verso il tempo dell’essere”), allestita a Palazzo Cipolla (via del Corso 320). La mostra è curata da Gabriele Simongini ed è stata promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale e realizzata da Poema, in collaborazione con l’Archivio Calabria e con il supporto tecnico di Civita Mostre. Rimarrà aperta fino al 27 gennaio.

Abbiamo scelto come incipit questa immagine dello “scoglio” per due motivi molto banali: si tratta di uno degli ultimi lavori di un maestro della pittura che ha traghettato (cambiandolo continuamente) il figurativismo da un secolo all’altro; e si tratta di una immagine emblematica di un’inesauribile ricerca sulle grandi trasformazioni in corso. Un cambiamento che – come aveva intuito Pier Paolo Pasolini – non è solo sociale, ma è anche psicologico, culturale, antropologico. Ennio Calabria dipinge l’uomo tecnologico senza aver bisogno di rappresentare robot, macchine, costruzioni ingegneristiche. Dipinge piuttosto quel che resta di un ombrello rotto, smembrato in tante parti che congiungendosi creano forme inedite, ma non più protettive. Tra “L’ombrello è rotto, paura dell’acqua” (2018) e “Composizione senza vuoti” del 1969, un quadro che ritrae una folla di ombrelli che camminano uno accanto all’altro, tanta pioggia è caduta sulle città. Ma in quel quadro del 1969, in piena epoca di lotte, Calabria rappresenta il cammino collettivo, uomini e donne che stanno vicini e si proteggono con il proprio ombrello e con reciprocità. Oggi Calabria vede solo un ombrello strappato dal vento, una visione che fa pensare non tanto ad una sconfitta storica, quanto alla paura della solitudine e al senso di vulnerabilità.

La pittura di Ennio Calabria - riconsiderato oggi come un grande artista lasciato ai margini - è scarnificata e può ricordare a tratti Francis Bacon. Ma nello stesso tempo è una pittura non paragonabile ad alcuno stile e quindi non è incasellabile in gabbie astratte. Come scrive Gabriele Simongini (curatore oltre che della mostra anche del catalogo), nelle opere di Calabria convivono piuttosto tanti stili e tante culture pittoriche classiche e contemporanee. Questi quadri (in mostra ci sono una ottantina di opere, tra quadri a olio, acrilici, pastelli) sono portatori di una forza che difficilmente si può incasellare in una scuola. Difficile, anzi impossibile, quindi fare paragoni. Si possono cogliere delle assonanze, delle affinità elettive ed è sempre Simongini a parlare della pittura di Calabria come un liquido biologico, la trasmissione attraverso la tela di un urlo esistenziale che le porta all’altezza di Edvard Munch. Ennio Calabria continua a lavorare come ha sempre fatto (dalla sua prima mostra nel 1958, esattamente sessant’anni fa) alla ricerca di quello che c’è dietro l’immagine quotidiana. Per questo nei suoi quadri convivono tratti figurativi classici (una fisiognomica spirituale nei ritratti dei papi e dei personaggi famosi della politica) con pennellate al limite dell’informale. E’ come se il pittore volesse farci entrare nel disordine confuso della realtà che nasconde però in fondo, tratti più armoniosi. Una pittura come ricerca quasi disperata di conoscenza e armonia che nascono dal magma, dallo scorrere lavico della storia.

Nell’ambito della mostra di Roma è possibile anche vedere una sezione dedicata ai manifesti prodotti da Calabria negli anni Sessanta e Settanta. Una scelta saggia perché integra la ricerca pittorica pura con la produzione sociale e politica di quegli anni di crescita della consapevolezza di vasti strati della società a partire dalle classi lavoratrici. Nella sezione manifesti ce n’è anche uno della Cgil. Si tratta del manifesto/poster del Primo Maggio 1967, un anno prima dunque del maggio francese e due anni prima dell’anno delle grandi lotte operaie. Per la Cgil Calabria ha lavorato molto e nella vasta collezione d’arte della confederazione di Corso d’Italia spiccano alcune opere di grande prestigio, a partire dai ritratti di Luciano Lama, oggi al quarto piano di Corso d’Italia.

Comunque la ricerca artistica di Ennio Calabria è stata sempre pluriforme. E questa mostra antologica che ripercorre tutta la sua carriera (un “vero risarcimento” è stato detto all’inaugurazione) rappresenta bene i tanti livelli di una ricerca artistica, ma anche filosofica. L’elemento sociale e politico si è sempre mescolato all’elemento interiore e psicologico. Il filo che lega le opere sociali e politiche a quelle più esistenziali ed oniriche è dunque la volontà di andare oltre la semplice rappresentazione e il racconto cronachistico. “La pittura – diceva già Calabria negli anni Sessanta – non deve raccontare, ma dire”. Una citazione che ritroviamo oggi nella mostra di Roma, insieme ad altre che caratterizzano il pensiero del pittore filosofo. “La pittura capisce prima di me”. Ed è un pensiero che viene esplicitato con molta chiarezza nel catalogo della mostra romana, soprattutto nel saggio di Ida Mitrano, che d’altra parte è l’autrice di uno dei libri più completi sull’opera di Calabria. “Ennio Calabria, nella pittura la vita” (Bordeaux, 2017). Nel catalogo l’apparato critico è stato curato da Rita Pedonesi.

(Intervista a Calabria in occasione del centenario della Cgil, 2006, di Davide Orecchio e Carlo Ruggiero)

Note biografiche
Riprendiamo qui la scheda biografica di Andrea Romoli pubblicata nella sezione Opere d’arte del sito della Cgil nazionale. “Conseguita la maturità artistica, Ennio Calabria (che nasce a Tripoli il 7 marzo 1937) segue i corsi della Scuola Libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti di via Ripetta a Roma. Nella capitale tiene la sua prima personale alla Galleria La Feluca (1958). Nel 1959 partecipa alla VIII Quadriennale di Roma (tornerà ad esporvi nel 1972, ’86 e ’99). Nel 1961, con i pittori Ugo Attardi, Fernando Farulli, Alberto Gianquinto, Piero Guccione, Renzo Vespignani e i critici Dario Micacchi, Antonio Del Guercio e Duilio Morosini fonda il gruppo di tendenza realista «Il pro e il contro». Nel 1964 prende parte alla Biennale di Venezia. Sin dagli esordi, le sue opere sono caratterizzate da una raffinata ambiguità venata da incertezza esistenziale. Dalla fine degli anni Settanta l’inclinazione realista delle sue opere si arricchisce di una pennellata più libera e informalizzata. Con la metà degli anni Sessanta intensifica la sua attività espositiva con numerose personali all’Obelisco, al Fante di Spade e alla Nuova Pesa a Roma (1965), alla Galleria Gissi di Torino (1966), alla Galleria Bergamini di Milano (1968) e alla Galleria Forni di Bologna (1973). Nel 1979 l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna gli dedica un’antologica di grafica. Due anni dopo espone al centro Adriano Olivetti di Città del Messico e, nel 1982, al Museo Alvar Aalto di Jyvaskyla (Finlandia). Dopo le personali alla Galleria La Gradiva di Roma (1985) e alla Rotonda della Besana a Milano (1985), espone alla Gucci’s Gallery di New York (1985). Il 1987 è l’anno della sua grande antologica a Castel Sant’Angelo a Roma. A due anni dalla partecipazione all’International Exposition di Chicago (1992), espone al Palazzo dei Papi di Viterbo. Dopo la personale dedicata al ciclo La sintassi della strada presso il Museo Civico di Chieti (2002). Nel 2004 presenta la serie dei ritratti di Giovanni Paolo II al Museo Vittoria Colonna di Pescara e alla Reggia di Caserta. Risiede e opera a Roma”.

APPROFONDIMENTI
Per vedere le opere, i manifesti e i bozzetti di Calabria nella Collezione Cgil: http://www.cgil.it/gli-artisti-e-le-opere/ennio-calabria/