“C’è grande preoccupazione da parte nostra, perché non scorgiamo nelle iniziative del governo, che sono poche, e nelle parole dei suoi esponenti, tante, una direzione convincente per il lavoro. La necessità di creare nuovi posti è scomparsa, non è più nell'agenda del governo, non ne parlano. E intanto stanno predisponendo una manovra che rischia di metterci nella posizione peggiore con le istituzioni europee”. A dirlo è il segretario confederale della Cgil Nino Baseotto intervistato da RadioArticolo1 (podcast). A suo giudizio, il problema con Bruxelles non è tanto lo sforamento del debito: “Se fosse immaginato per fare investimenti finalizzati alla ripresa della produzione e all'occupazione, sarebbe da sostenere. Il problema è che c'è un'idea di sforamento tutta concentrata sulla spesa corrente, e questo è un disastro per l'economia italiana, per i lavoratori e per i pensionati”.

Dopo la presentazione del provvedimento, ricorda Baseotto, c’è stata una decisione unitaria di Cgil, Cisl e Uil “per discutere e confrontarsi con i delegati e le delegate, e anche in un certo numero di luoghi di lavoro significativi: abbiamo presentato una piattaforma unitaria e, se il governo e il Parlamento non batteranno un colpo, ragioneremo su un’iniziativa forte di mobilitazione per conquistare un tavolo di confronto e il diritto di essere ascoltati. Il ministero del Lavoro si sta rivelando un propagandista, ma un conto è la propaganda, un altro conto è la realtà. Se fosse davvero una ‘manovra sociale’, dovrebbe guardare alle risposte sul tema dell’occupazione, a un piano straordinario per l’occupazione giovanile, e non tagliare la sanità pubblica, come pensano di fare, per alimentare un reddito di cittadinanza che ha tutte le sembianze di un intervento assistenziale e quindi non strutturale”. Poi ci sono le iniquità in campo fiscale: “Sono dei condoni, anche se hanno cambiato il nome, li hanno camuffati”.