“Vogliamo avviare il confronto con il governo con l’obiettivo di una riforma organica della previdenza, che superi strutturalmente la legge Monti-Fornero; una vera riforma previdenziale, sostenibile ed equa, che parli a tutte le generazioni, perché non bastano parziali aggiustamenti. Le nostre priorità sono la flessibilità in uscita, i giovani, le donne e i lavori gravosi, misure da introdurre già nella prossima legge di bilancio”. Il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli riassume così l’importante iniziativa di oggi, 10 luglio, nella quale la confederazione, vista anche la platea degli ospiti, torna a chiedere concretezza sul discorso previdenziale. “Tutto questo – osserva – lo vogliamo accompagnare con la ripresa dell’iniziativa unitaria insieme a Cisl e Uil: la nostra piattaforma comune rimane il punto di riferimento da riprendere e da rilanciare sia nei luoghi di lavoro sia nei territori per dare maggiore forza alla vertenza”.

Rassegna In questi giorni nel dibattito pubblico si parla molto di alcuni aspetti presenti nel contratto di governo: quota 100, 41 anni, opzione donna, pensione di cittadinanza. Sono tutti argomenti che incrociano le questioni poste dai sindacati. Che ne pensi?

Ghiselli Penso che molto dipenderà da come queste idee verranno tradotte in termini concreti e dai vincoli che verranno posti. Se dovessimo basarci sulle notizie apparse sui giornali, in particolare su quota 100 – con il vincolo dei 64 anni, calcolo contributivo, massimo due anni di contribuzione figurativa e superamento dell’Ape social –, il presidente dell’Inps Boeri può stare tranquillo: quell’intervento, con quei paletti, non farà saltare i conti pubblici, costerà pochi miliardi di euro e non avrà nulla a che vedere con la cancellazione della legge Fornero. Per questa ragione noi lo considereremmo insufficiente. Ma se fosse reale la disponibilità annunciata di realizzare un confronto su questi temi, un confronto vero e non una semplice consultazione, potremmo avere la possibilità di valutare ogni aspetto, al di fuori di atteggiamenti opposti, demagogici o allarmistici. Siamo consapevoli della responsabilità che grava su tutti noi: dare una risposta per l’oggi e per il futuro a un tema dal quale dipende la condizione reale di milioni di persone.

Rassegna Il punto centrale è chiaro, superare l’impianto della legge Fornero. Come pensate di farlo?

Ghiselli Lo si fa, come dicevo, partendo da un sistema flessibile che garantisca la libera scelta del lavoratore tenendo conto che esistono diverse condizioni soggettive, professionali, familiari, di salute, motivazionali. Pensiamo quindi che oltre una certa età (la nostra piattaforma parla di 62 anni) e senza vincoli reddituali minimi, il lavoratore possa scegliere, anche nel sistema misto. Un sistema che a regime sarà contributivo ma che dovrà essere corretto socialmente.

Rassegna Solidarietà e equità sembrano le parole chiave. Come si traducono in concreto?

Ghiselli Intanto con il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro di cura e delle donne, compresa la proroga di opzione donna, come misura transitoria verso una soluzione strutturale. Serve poi una reale commisurazione delle condizioni d’accesso alla pensione alle diverse speranze di vita connesse alle diverse attività, affermando comunque il limite dei 41 anni di contributi; poi la pensione contributiva di garanzia a favore delle carriere discontinue, povere o a bassa contribuzione, che è una cosa diversa da uno zoccolo minimo garantito a tutti (anche a chi non ne ha bisogno). Bisogna fermare questa corsa all’innalzamento dell’età che, se la vediamo dal punto di vista di un ragazzo che oggi ha trent’anni, solo a pensarci fa paura: 70 anni con 20 di contributi e pensioni poverissime. Una vera bomba sociale che va disinnescata oggi, non domani. Pensiamo inoltre che il pilastro pubblico deve rimanere centrale, ma che si deve rafforzare anche la previdenza complementare. Oggi sono ancora pochi quelli che aderiscono (meno di 3 milioni) e il problema è che mancano proprio coloro che più ne avrebbero bisogno: i lavoratori delle piccole imprese, i giovani, il Sud, il lavoro discontinuo o parasubordinato.

Rassegna Di fronte a qualunque proposta d’intervento sul sistema previdenziale fioccano sempre i dubbi sulle risorse. Come si risolve il problema della sostenibilità economica?

Ghiselli Innanzitutto va detto che la spesa previdenziale non è fuori controllo. Lo dimostrano i bilanci dell’Inps, in particolare la gestione lavoratori dipendenti, così come tutte le proiezioni. In ogni caso per noi l’approccio più corretto non è assumere gli indicatori di riferimento – demografici ed economici – come se fossero immutabili, ma immaginare che quasi tutti sono influenzabili dalle politiche. Ecco, superiamo l’atteggiamento deterministico ed immaginiamo una politica del Paese che agisca sull’insieme di questi aspetti. Quando diciamo che servono scelte strategiche non dettate dall’emergenza o ispirate a semplici aggiustamenti, intendiamo proprio questo, avere un’idea di Paese e dello sviluppo, che è poi quella che la Cgil ha proposto con il suo Piano del lavoro.

Rassegna Torniamo agli aspetti finanziari. Dicevi che la spesa non è fuori controllo come qualcuno sostiene. Puoi spiegarci un po’ meglio?

Ghiselli Almeno altre tre cose vanno chiarite relativamente al caso italiano in rapporto ai parametri comunitari. Dai noi l’imposizione media sulle pensioni è ordinaria, mentre negli altri sistemi europei il carico fiscale è molto più basso. Questo significa che le imposte, essendo una partita di giro per lo Stato, gonfiano impropriamente il livello di spesa. Secondo punto: nella spesa previdenziale italiana affluiscono alcune spese di natura assistenziale. Infine, nel calcolare il costo da noi è incluso anche il Tfr, che è salario differito e non un trattamento previdenziale. Al netto di questi tre elementi emerge che l’incidenza sul Pil della spesa per le pensioni, adesso e anche in prospettiva, tende a essere fra le più basse a livello europeo.

Rassegna In conclusione, quali saranno le prossime mosse?

Ghiselli Noi crediamo, come le altre organizzazioni sindacali, che sia importante riaprire il tavolo con il governo sulla previdenza. Abbiamo apprezzato che negli ultimi giorni autorevoli esponenti del governo abbiano riconosciuto l’importanza della partecipazione delle parti sociali e della concertazione. Vedremo se sono intenzioni concrete o è solo propaganda: il tema delle pensioni, considerando che è stato un punto centrale delle proposte elettorali di tutte le forze politiche ed è centrale nel contratto del nuovo governo, può rappresentare una delle prime e importanti opportunità per passare dagli intenti al lavoro concreto. Per noi è importante ripartire da dove siamo rimasti: dalla nostra piattaforma e dagli avanzamenti che nel frattempo si sono realizzati. E per poter raggiungere i nostri obiettivi siamo consapevoli che la mobilitazione unitaria ed il coinvolgimento dei lavoratori e dei pensionati deve crescere ulteriormente.