Ci sono aziende e imprese che vanno bene, fanno investimenti e accordi con il sindacato. Ma ce ne sono molte altre che non riescono ad uscire dal vortice della crisi. È un'Umbria a due facce quella descritta dal segretario generale della Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia, e non solo per quanto riguarda le aziende. Anche la popolazione è sempre più divisa, perché si allarga la forbice della disuguaglianza. Ecco allora la proposta del sindacato: mettere mano alla leva fiscale, anche a livello locale, per ridurre questa forbice dell'ingiustizia.

"Nel suo ultimo rapporto annuale l’Istat ha indicato come problema cruciale per il paese la crescita delle disuguaglianze. Disuguaglianze che costituiscono anche un freno allo sviluppo e alla fuoriuscita dalla crisi - afferma Ciavaglia - L’Umbria, che aveva uno dei migliori indici di coesione sociale (indice di Gini) sta velocemente precipitando in una situazione sempre più complessa e difficile. Basti pensare, che la stessa Istat ha certificato che il 10,4% degli umbri vive in uno stato di grave deprivazione e la tendenza è indirizzata verso un ulteriore peggioramento. Non solo, il reddito pro capite è sceso a 22.400 euro annui (in termini reali meno 5.000 euro dal 2008), abbiamo perso il 16,5 % del PIL e 35 mila posti di lavoro di cui 15mila solo nel 2016".

Per tutti questi motivi, la Cgil invita i soggetti pubblici, dal Governo, alla Regione, agli Enti locali, a mettere in atto "un’azione di contrasto alle disuguaglianze crescenti". E la prima leva a cui mettere mano è quella della tassazione, "che dovrebbe essere finalizzata come prevede la nostra Costituzione - continua il segretario della Cgil di Perugia - ad azioni di riequilibrio e quindi di contrasto alle diseguaglianze. Ma questo funziona poco con il prelievo a carattere nazionale e ancor meno a livello regionale e locale".

E qui Ciavaglia entra nel dettaglio: "L’addizionale regionale, che dà un gettito di circa 180 milioni di euro l’anno, ha un prelievo che varia tra l’1,23% per i redditi più bassi, e l’1,82% per quelli oltre 75 mila euro. Si tratta quindi di un prelievo estremamente appiattito, che male si concilia con il principio costituzionale della progressività dell’imposta. E questo succede anche per quanto riguarda le addizionali comunali. Il Comune di Perugia, ad esempio, applica un’aliquota unica, pari allo 0,8%, su tutti i redditi al di sopra dei 12.500 euro".

Facendo la somma tra gettito derivante dall’addizionale regionale (circa 180 milioni), e quello dei 92 comuni dell’Umbria, quasi tutti con meccanismi simili a quello di Perugia, abbiamo un gettito totale pari a circa 300 milioni di euro. "Su questo, come Cgil, proponiamo un meccanismo di riequilibrio, che salvaguardi le fasce medio basse e sposti il prelievo verso l’alto - conclude Ciavaglia - Inoltre, si può agire con ulteriori prelievi sulle concessioni (cave, acque minerali e altro) e sull’Irap, per alimentare risorse indirizzate ad un fondo di sostegno a progetti e azioni realmente indirizzati ad un nuovo sviluppo della nostra Regione".