Il bilancio del 2016, che sta terminando, ma anche gli obiettivi e i progetti per il 2017 ormai alle porte, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno della Cgil di Perugia, che si è svolta mercoledì 28 dicembre presso la sede centrale della Camera del Lavoro provinciale, in via del Bellocchio. È stato il segretario generale Filippo Ciavaglia, insieme agli altri componenti della segreteria provinciale Roberto Panico e Vanda Scarpelli e ai responsabili di zona Mauro Moriconi, Sandro Piergentili e Corrado Corradetti, a delineare quella che sarà l’attività che vedrà impegnata già dai primi giorni del 2017 l’organizzazione sindacale da lui guidata e nello stesso tempo a riassumere i tratti salienti di un 2016 che è stato ancora un anno difficile dal punto di vista economico, occupazionale e sociale.

“Vorrei partire intanto dalla nostra struttura - ha esordito - e posso dire che in un periodo ‘storico’ in cui i corpi intermedi, come appunto i sindacati, da un lato vengono poco considerati, dall’altro si devono far carico di tante situazioni di difficoltà, la nostra Camera del Lavoro, tra le prime 15 in Italia e con i suoi circa 80 mila iscritti (42 mila pensionati e 40 mila lavoratori) nella provincia di Perugia, continua ad essere un punto di riferimento. Il 2016 è stato un anno difficile, che ci proietta verso un 2017 nel quale, come primo obiettivo, ci poniamo quello di mantenere tutti i presidi relativi alle situazioni di difficoltà del nostro territorio: dalle crisi aziendali, alle calamità come il terremoto, ai vari contesti sociali problematici".

"Siamo al nono anno di una crisi che sta ormai cambiando la nostra società. Una società che sta diventando sempre di più la società dei voucher, uno strumento che nella nostra regione ha raggiunto percentuali di utilizzo altissime, soprattutto negli under 30 (che rappresentano il 35% del totale dei lavoratori con voucher). Nei primi 10 mesi del 2016 le assunzioni a tempo indeterminato in Umbria sono passate da 17 mila a 10 mila. Anche il settore del turismo ci presenta dati preoccupanti, con perdite del 30%. Nel 2015 circa 6 mila residenti della provincia di Perugia si sono trasferiti o in altre regioni o all’estero. Numeri che danno la misura delle difficoltà del contesto economico della nostra provincia e che testimoniano anche l’aumento del fenomeno delle disuguaglianze: 240 mila umbri sono a rischio povertà; di questi 180 mila nella provincia di Perugia".

"Come Camera del Lavoro - ha proseguito - ci siamo occupati di tantissime vertenze; tra quelle che si sono concluse positivamente vorrei ricordare quella che ha portato alla vendita della Tagina di Gualdo Tadino e quella del Gruppo Novelli. Il 2016 è stato ovviamente anche l’anno del terremoto, per i 12 mila abitanti della Valnerina. Tra questi, circa 2500 hanno subito direttamente danni alle proprie abitazioni o attività economiche. Tra le tante conseguenze del sisma c’è purtroppo anche quella dello spopolamento di quel territorio. Un dato che lo testimonia è anche quello delle presenze scolastiche: sono meno di 400 gli alunni che hanno ripreso a frequentare le lezioni in quel territorio. Come Cgil abbiamo cercato di fare la nostra parte, con un presidio costante sul territorio, con tutta la nostra attività a livello logistico ma anche con misure specifiche, come la ‘busta pesante’ per i lavoratori. Continuiamo ovviamente a seguire la situazione e ad auspicare un progetto di reinsediamento che sia il più rapido possibile".

Il 2017 sarà per l’anno della Carta dei diritti universali del lavoro, ovvero "lo strumento con cui vogliamo che siano riconosciuti i diritti di tutti i lavoratori. Senza distinzione. L’auspicio è proprio quello di riportare il lavoro al centro dei nostri territori. E noi siamo disponibili ad essere interlocutori importanti, nella nostra natura di ‘corpi intermedi’, nei confronti degli stessi imprenditori che vorranno investire nei nostri territori. Ben venga quindi la disponibilità ad esempio di Brunello Cucinelli di investire nella ricostruzione della chiesa di San Benedetto di Norcia, ma ovviamente all’interno di un contesto politico e istituzionale che sia finalizzato a creare opportunità di lavoro, tenendo conto delle specificità di ogni territorio. Il lavoro non si crea con gli ‘spot’, ma con le misure adeguate. E tra queste ci sono anche dell’utilizzo delle corrette tipologie contrattuali, del rispetto delle norme di sicurezza e in ultima istanza della dignità di tutti i lavoratori. E tra i nostri compiti, proprio per far sì che tali situazioni si verifichino, c’è anche quello di utilizzare lo strumento della protesta, per far valere i diritti di tutti”.