Sarà una Marcia particolarmente importante. Non solo perché i conflitti, la disperazione e la paura bussano insistentemente alle porte dell’Europa. Ma anche perché il movimento per la pace italiano avrà, in quei 24 chilometri che separano Perugia da Assisi, un’occasione importante per ricompattarsi e rigenerarsi, restituendo protagonismo a quel pezzo di società civile italiana che chiede la fine guerre, del commercio di armi nei paesi in conflitto e un cambio di politica nell’Unione europea: dalla costruzione di inutili muri a quella di corridoi umanitari per l’accoglienza dei rifugiati.

Domenica 9 ottobre c’è la Marcia della Pace e della Fraternità Perugia-Assisi. La storica manifestazione lanciata nel 1961 dal filosofo della non violenza Aldo Capitini e poi replicata nel corso degli anni, soprattutto nei momenti di maggiore tensione internazionale, in presenza di sanguinosi conflitti.


La prima storica Marcia della Pace nel 1961, al centro Aldo Capitini

“Esattamente nei momenti come quello che stiamo vivendo oggi”, osserva Sergio Bassoli, rappresentante della Rete della Pace, il network che racchiude al suo interno alcune tra le principali organizzazioni e associazioni nazionali italiane (Cgil, Arci, Acli, Agesci, Legambiente, Cnca, Auser, Uisp, Un Ponte per..., associazioni studentesche, movimenti non violenti, e molte altre realtà anche locali). Proprio la Rete, insieme alla Tavola della Pace e agli altri soggetti con base in Umbria, storicamente promotori della Marcia, ha lavorato fortemente per il rilancio della Perugia-Assisi.

“L’edizione di quest’anno è stata preceduta da un lungo percorso di dialogo – spiega Bassoli – che ha puntato a ricomporre il movimento per la Pace in Italia. Un impegno ineludibile davanti alla gravità delle crisi internazionali, che sono ormai dentro casa nostra. Crisi che hanno prodotto una crescente incertezza e una risposta sempre più muscolare da parte dell’Europa, che ha iniziato a respingere i migranti, alzando muri e barriere, e ad affrontare per via militare l’escalation di tensioni che caratterizza tutto il Mediterrano”.

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Il primo risultato di questo percorso comune verso la Marcia si è concretizzato in un appello, sottoscritto congiuntamente dalla Tavola e dalla Rete della Pace lo scorso mese di giugno. Vi si legge che l’Europa è a rischio, per “il dilagare di idee e politiche pericolose che aumentano le paure, accentuano le divisioni, avvelenano i rapporti e allontanano le soluzioni. Idee e politiche che ci fanno male e che dobbiamo contrastare con forza”.

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Dall’appello è partito poi il grande sforzo organizzativo e di partecipazione verso e oltre il 9 ottobre. “Il nostro impegno, naturalmente, non inizia e non si esaurisce con la Marcia – osserva ancora Bassoli – perché i soggetti promotori della Perugia-Assisi lavorano quotidianamente sui temi della Pace, del disarmo e dell’accoglienza”. La Rete in particolare arriva alla Marcia dopo un lungo cammino “di avvicinamento”, fatto di 20 tappe in giro per l’Italia e che si concluderà con l’appuntamento più importante che è in programma proprio alla vigilia della Marcia, al teatro Pavone di Perugia, sabato 8 ottobre.

Una conferenza che “riempirà di contenuti e proposte la Perugia-Assisi”, sottolinea Bassoli, e che entrerà nel merito dei più grandi nodi internazionali oggi sul tavolo, attraverso la voce e le testimonianze dei protagonisti diretti. Ci sarà Houcine Abassi, segretario generale del sindacato tunisino Ugtt, insignito del premio Nobel per la Pace con il “Quartetto del dialogo” nel 2015. Ci sarà Kamal Abbas, del sindacato egiziano CTUWS, che ha conosciuto e collaborato in prima persona con Giulio Regeni. E ci sarà Nermin Al-Sharif, attivista libica, prima donna alla guida di un sindacato arabo, vittima lo scorso novembre di un grave attentato a colpi di arma da fuoco a Bengasi.

Per l’altra sponda del Mediterraneo invece ci saranno i rappresentati del sindacato italiano e di quello europeo, a partire dai segretari confederali di Cgil e Cisl, Danilo Barbi e Maurizio Petriccioli, e dal segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo. Oltre a numerosi esponenti dell’associazionismo pacifista e non violento.

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Poi, domenica, sarà il tempo di marciare. Certo, non basterà percorrere il tragitto da Perugia ad Assisi per cambiare le politiche e passare dalla cultura della guerra a quella della nonviolenza. "Ma oggi - si legge nell'appello diffuso dalla Rete della Pace - l’avanzare della terza Guerra Mondiale a pezzi, come l’ha definita Papa Francesco, richiede uno sforzo, se possibile, superiore a quello degli anni passati, per contrastare la deriva violenta e di imbarbarimento dei tessuti sociali e delle relazioni umane che ci sta travolgendo, per affermare e ricordare con forza che un’altra strada è possibile".

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