“La riorganizzazione non funziona e questo primo step compiuto a Bergamo e a Pavia ne è la prova: il sistema del recapito regge solo per la buona volontà dei portalettere”. Così Marisa Adobati, Slc di Bergamo, commenta la situazione dei lavoratori di Poste Italiane, a due settimane dallo sciopero proclamato per il 23 maggio per tutti gli addetti del recapito e degli sportelli in Lombardia. Da domani e fino al 20 maggio, si terranno quindici assemblee: nel capoluogo ne sono in programma due per il 19 maggio, mentre domani si comincia con Dalmine e Valbrembo; a Sarnico e Lovere si svolgeranno il 12 maggio; a San Pellegrino e Ponte San Pietro l’11; a Treviglio e a Romano di Lombardia si terranno il 16; a Trescore e a Seriate il 17; a Clusone, Zingonia e Albino il 20.
 
“Consegnare la corrispondenza a giorni alterni ha prodotto forti disagi: spesso accade che i portalettere siano costretti ad andare oltre l’orario di lavoro per terminare la consegna, con straordinari spesso non pagati – continua la sindacalista –. Ad aiutare a smaltire le giacenze di posta che si accumulano sono i lavoratori assunti a tempo determinato, che però stanno vedendo, proprio in queste settimane, scadere i loro contratti, senza che al momento siano previsti dei rinnovi”. Da tempo, l'Slc ha avviato una vertenza per contrastare la decisione di Poste Italiane di anticipare in Lombardia la riorganizzazione del recapito, nonostante i risultati negativi della sperimentazione effettuata.
 
“Le nuove modalità di consegna della posta a giorni alterni produrrebbero nella provincia di Bergamo 132 eccedenze fra i 550 lavoratori impegnati – denuncia Adobati –. Eravamo e restiamo contrari alla riorganizzazione; perciò non abbiamo firmato l’accordo all’inizio di marzo con Poste italiane. Siamo in completo disaccordo, perché ci sembra incomprensibile voler anticipare una riorganizzazione che avrebbe dovuto partire (secondo un’intesa raggiunta con l’azienda lo scorso settembre) solo all’inizio del prossimo anno. Il punto è che non sono stati fatti investimenti né sui mezzi né sulle attrezzature, con l’unico risultato di creare confusione per i lavoratori e disagi nella popolazione. Con lo sciopero del 23, chiediamo che venga sospesa la riorganizzazione o che, almeno, venga rivista senza tutti i tagli in programma. Affidare a un portalettere due zone di recapito, pur a giorni alterni, significa fargli consegnare il doppio della posta. È un sistema che non sta reggendo”.
 
“Non solo nel recapito, ma anche negli uffici postali, si vive ormai una cronica carenza di personale, che sta causando disservizi alla clientela e disagi per il personale, con continue trasferte e distacchi, impossibilità di usufruire di ferie e permessi, pressioni commerciali oltre ogni limite, mancato pagamento dello straordinario – conclude Adobati –. Lo sciopero vuole essere anche una risposta alle recenti ipotesi di ulteriore privatizzazione di Poste, per cui lo Stato perderebbe la maggioranza delle azioni, con il pericolo e la preoccupazione che l’azienda possa cessare di erogare un servizio universale a favore dei cittadini, e diventare una realtà orientata solo al profitto”.