Sabato 2 aprile sarà il giorno della previdenza. Cgil, Cisl e Uil organizzano una serie di manifestazioni territoriali in tutto il paese, per portare avanti la vertenza sulla pensioni dopo la mancata risposta del governo. Lo hanno deciso le Confederazioni, stabilendo l'iniziativa unitaria. 

"Il governo - scrivono Cgil, Cisl e Uil - non ha inteso finora aprire un confronto sul tema pensioni come richiesto per ultimo dai segretari generali al presidente del Consiglio. Anzi, ad aggravare il quadro, è partito un attacco anche alle pensioni di reversibilità e prosegue una discussione che, in assenza di una proposta governativa, continua ad aver al centro l'obiettivo di scaricare il costo di qualunque modifica per intero sui lavoratori. Ciò nel mentre i problemi diventano sempre più acuti sia sul versante dell'occupazione giovanile che su quello della condizione di lavoro di chi svolge occupazioni pesanti e faticose, di chi è precoce, di chi il lavoro lo perde e rimane privo di reddito".

La piattaforma unitaria, da parte sua, "chiede modifiche sostanziali al sistema previdenziale così come delineato per ultimo dalla manovra Fornero e pone il problema sia delle pensioni future dei giovani e delle donne, per i quali è necessario ricostruire un quadro di solidarietà, sia dei lavoratori prossimi al pensionamento che hanno bisogno di vedersi riconosciute flessibilità in uscita e pensione anticipata a 41 anni di contributi senza aggancio automatico all'attesa di vita". Negli attivi del 17 dicembre che hanno visto la mobilitazione di migliaia di delegati a Torino, Firenze e Bari, "abbiamo assunto l'impegno dell'apertura di una vera e propria vertenza che costruisca le condizioni per raggiungere i risultati che auspichiamo".

I sindacati rilevano l'assenza di confronto da parte dell'esecutivo. Per questo, spiegano, "riteniamo necessario rilanciare l'iniziativa di mobilitazione, con manifestazioni territoriali da tenersi il 2 aprile prossimo". Sarà "una giornata di lotta con manifestazioni territoriali", con lo scopo di "dare visibilità alla vertenza in tutto il paese".

LE RICHIESTE
Sono molte le richieste dei sindacati per migliorare il sistema. Le confederazioni chiedono di tutelare le pensioni in essere: le manomissioni dei meccanismi di perequazione, operate dai vari governi negli anni, hanno violato i diritti dei pensionati. Ma la rivalutazione delle pensioni e la difesa del potere d'acquisto non sono privilegi: occorre prevedere meccanismi di salvaguardia nel tempo e tornare alla normativa sulla rivalutazione prima del blocco della legge Monti-Fornero. Serve poi rafforzare la previdenza complementare: il governo, secondo le richieste, "valorizzi la peculiarità del risparmio gestito dai fondi pensione negoziali, riconoscendone la finalità sociale anche sul piano fiscale, riportando all’11 per cento l’imposta sostitutiva innalzata al 20 per cento per una malintesa idea di equiparazione alle rendite finanziarie". Spetta sempre all'esecutivo creare le condizioni per migliorare l'utilizzo dei fondi pensione.

Dare lavoro ai giovani è l'altro punto centrale. Per Cgil, Cisl e Uil "è necessario un intervento strutturale di riforma che dia certezze ai lavoratori e alle lavoratrici, giovani e meno giovani, e restituisca una parte delle risorse risparmiate sulla loro pelle". Il mercato del lavoro va sbloccato per creare occupazione. Guardando a domani, servonopensioni dignitose per i giovani e i lavoratori precari e discontinui: occorre correggere il funzionamento del contributivo, ripensare la gestione separata Inps e promuovere schemi di solidarietà intergenerazionale, come il ricorso alla contribuzione figurativa. Le organizzazioni sindacali chiedono poi un accesso flessibile al pensionamento. È indispensabile ripristinare meccanismi di flessibilità, a partire dall’età minima di 62 anni oppure con  la possibilità di combinare età e contributi, per andare incontro alle esigenze di vita. Su eventuali misure che leghino l'accesso anticipato al ricalcolo della pensione col contributivo, i sindacati ribadiscono "assoluta indisponibilità". Il problema degli esodati è l'altro grande nodo da sciogliere. Riconoscere il lavoro di cura e la diversità dei fattori, ovvero i lavori usuranti, è l'ultima importante richiesta.