Torna la protesta dei lavoratori di Fincantieri e oggi, 29 aprile, c'è lo sciopero di tutti i lavoratori liguri del gruppo, con due importanti e partecipate manifestazioni a Genova e a La Spezia. In ballo, avvertono Cgil e Fiom Liguria, non c'è solo la disdetta dell'integrativo in essere, e il tentativo di imporre un modello basato su tagli ai diritti e al salario dei lavoratori. In ballo, c'è il futuro della cantieristica ligure e migliaia di posti di lavoro tra diretti, indotto e appalti.

"Ci troviamo dinnanzi a un'azienda pubblica che ha disposto trasferimenti 'punitivi', che maschera le proprie inefficienze scaricando sui lavoratori l'incapacità di ridurre i costi di produzione e aumentare la propria efficienza produttiva. Un'azienda che prova a risolvere i problemi di produttività, facendo lavorare di più i lavoratori e magari gratis. Un'azienda che ha perso il controllo dei processi produttivi e deve recuperare una piena responsabilità sugli appalti, per garantire la qualità dei prodotti e la dignità dei lavoratori". Così Matteo Bellegoni, coordinatore Fiom Liguria, e Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria.

"Quando si chiede a governo e istituzioni di esprimere una politica industriale, non si chiede di tornare a produrre panettoni, ma d'intervenire sulle direttrici strategiche dello sviluppo e di sfruttare appieno le potenzialità del territorio per accompagnare il nostro tessuto produttivo nella scommessa dell'innovazione. Grazie alle lotte dei lavoratori, la cantieristica ligure è riuscita a sopravvivere alla crisi, ma senza risposte certe alle problematiche dei singoli cantieri, dal ribaltamento a mare di Sestri Ponente, passando per lo scorporo della meccanica di Riva Trigoso, arrivando alle incertezze legate alla cessione del bacino di carenaggio del Muggiano, noi rischiamo di trasformare tali debolezze nella scusa con cui l'azienda potrebbe giustificare la eventuale volontà di ridimensionare la propria presenza in Italia e nella nostra regione", continuano i due dirigenti sindacali.

"Se vogliamo togliere ogni alibi all'azienda, dobbiamo intervenire sulla necessità di portare a termine il ribaltamento a mare, trovando una soluzione che veda la continuità della presenza pubblica nella proprietà del bacino di carenaggio del Muggiano, mantenendo il proprio indissolubile legame con il territorio. Nel contempo, dobbiamo ribadire a gran voce l'indivisibilità dei cantieri e il mantenimento di tutti i processi produttivi in Italia, costringendo l'azienda a intervenire sull'innovazione di processo e sugli investimenti in nuovi macchinari, evitando di scaricare tutto su salario, orari e diritti dei lavoratori. Attraverso il futuro di Fincantieri, passa il futuro della cantieristica italiana: governo e istituzioni locali intervengano per difendere il nostro grande patrimonio italiano e ligure", concludono i due sindacalisti.