La Cgil Puglia chiede al governo di decidere cosa fare in merito all'accordo di programma dell’area murgiana: "Monti ci dica se sarà protagonista del suo rilancio o attore del suo definitivo smantellamento". Oggi ancora una volta i lavoratori del settore del mobile imbottito sono tornati a chiedere lo sblocco dell’accordo di Programma del sistema murgiano. Questa volta i lavoratori hanno viaggiato in carovana da Ginosa a Bari, attraverso i Comuni di Laterza, Santeramo in Colle, Cassano Murge.

“Stiamo parlando di una crisi drammatica – spiega il segretario generale della Cgil Puglia, Giovanni Forte, commentando l’evento –, dove in un ambito territoriale tutto sommato ristretto, sono andati persi diecimila posti di lavoro in meno di un decennio, e dove continua a risultare determinante l’intervento degli ammortizzatori sociali. Da questo vicolo cieco si esce con l’innovazione, gli investimenti e la reindustrializzazione dell’area. Per questo serve l’accordo di programma”.

“Ma bisogna farlo adesso, non si può perdere altro tempo – denuncia il segretario generale –: non vi è nulla cha possa giustificare un ulteriore ritardo del governo né ci si può trincerare dietro il fatto che la crisi del settore si inserisce in una più generale congiuntura economica negativa. Finora, tutti i nostri inviti a procedere all’accordo sono rimbalzati sul muro di gomma eretto dal precedente governo. Dobbiamo constatare con rammarico che il governo è cambiato ma il muro è ancora lì e nemmeno l’unanimità di una richiesta che vede uniti sindacati, parti datoriali e istituzioni locali riesce a scalfirlo. Non c’è più tempo e chiunque dovesse perseverare in questo traccheggiamento dovrà assumersi la responsabilità di aver assistito inerte alla consunzione di un sistema produttivo e al conseguente declino economico  di un’area importante della Puglia”.

Quanto poi al grido di allarme lanciato da Natuzzi, rispetto alla concorrenza sleale e al ricorso al lavoro nero, Forte ricorda che “già in altre occasioni la Cgil ha avuto modo di manifestare la piena disponibilità ad impostare una comune e forte azione rivendicativa, finalizzata a ristabilire le condizioni di legalità nel settore, a partire da un opportuno recupero della centralità del lavoro. Se ci sono problemi di produttività e di competitività vanno risolti agendo sulla leva delle infrastrutture, dei servizi, delle politiche di sostegno all’innovazione”.

Per poi invocare l’accordo di programma
come “lo strumento per aprire una nuova stagione del confronto che coinvolga le imprese del settore e le istituzioni per individuare le soluzioni più opportune anche sul fronte dell’attività negoziale. Di tempo se ne è perso fin troppo: adesso è giunto il momento di capire se il governo vuole svolgere una funzione da protagonista nel rilancio di un pezzo importante del sistema industriali pugliese o di attore nel suo definitivo smantellamento. Le politiche per la crescita passano anche attraverso azioni che abbiano un tale respiro”.