“Il partito della Fiom” titolava qualche giorno fa Il Fatto quotidiano. E del tema metalmeccanici-politica si è discusso questi giorni sui giornali. Oggi a intervenire è Gianni Venturi, già segretario generale della Cgil Marche e oggi esponente di punta della minoranza dei metalmeccanici Cgil. “Possiamo tentar di capire le ragioni di Travaglio e del ‘listone’ – scrive su L’Unità –: la Fiom, il suo presente e la sua storia, rappresentano un invidiabile ‘marchio di qualità’ di cui fregiarsi. Meno comprensibili sono le tentazioni che sembrano comunque presenti nella Fiom. Tentazioni che, se assecondate, condurrebbero ad uno snaturamento della funzione che è propria del sindacato”.

“Il problema che sta oggi di fronte alla Fiom – spiega Venturi –è di difficile soluzione: come ricostruire, dopo l'eclissi parziale del berlusconismo, nuove rapporti con gli altri sindacati dei metalmeccanici e nuove relazioni con le controparti datoriali? La risposta non è certo semplice, ma solo noi possiamo trovarla”. E ancora: “Per questo per la Fiom non si pone il dilemma di quale ruolo giocare nella ricomposizione degli assetti politici, ma piuttosto la necessità di riconquistare-ricostruire, nel presente, il Contratto nazionale, la rappresentanza e il potere negoziale dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Cioè là dove l'offensiva è più forte e là dove nessuno svolgerà il compito che spetta esclusivamente a noi”.