Genova. Guido seduto sul suo letto. Chiama la figlia, le chiede se è preparata per il giorno dopo. “Domani c’è il compito di matematica”. “Hai studiato?”. “Abbastanza…”. Poi Guido Rossa, operaio dell’Italsider che ha denunciato le Br, alle 6.40 esce di casa per andare a lavoro, sale in macchina e viene assassinato con sei colpi di pistola. Così il 24 gennaio 1979 viene ricostruito in Guido che sfidò le Brigate Rosse (2007), il film di Giuseppe Ferrara che esce in Dvd insieme a Il testimone. Il libro, scritto da Paolo Andruccioli e pubblicato da Ediesse, è stato presentato ieri (24 novembre) a Roma. “Mi hanno chiesto la scena più significativa – esordisce il regista -, è sicuramente quella della morte”. L’appuntamento è stato l’occasione per un confronto sull’opera del giornalista e del cineasta, ma anche sulla figura di Rossa a 30 anni dalla morte, sul sindacato, sul terrorismo e sullo scenario attuale. Un’occasione, in sostanza, che ha confermato l’attualità e il significato di questa storia: Guido Rossa ancora oggi coinvolge, avvince e commuove.

Parlato, terrorismo come “napalm” sugli operai
Il direttore del Manifesto, Valentino Parlato, porta l’editoriale pubblicato il giorno dopo l’omicidio e afferma: “Negli anni del Vietnam, il terrorismo è stato il napalm sul movimento operaio”. Un fenomeno radicato nel malessere dei lavoratori in quegli anni, a suo giudizio, “e non dimentichiamo l’‘album di famiglia’ evocato da Rossanda: i terroristi non erano sbarcati dal cielo”. Passando alla nostra situazione, spiega, “oggi gli operai sono doppiamente esposti: agli effetti della crisi e al deficit di rappresentanza. Il caso degli iscritti Cgil che votano Lega, i manager sequestrati per disperazione ci dicono che politicamente non hanno orizzonti”. La crisi della sinistra ricade sulle fasce più deboli, secondo Parlato, che aggiunge: “Si tentano medicine senza diagnosi, è una tragedia, scusate ma sono pessimista”.

De Cataldo, Guido Rossa è diventato un mito
Guido Rossa è diventato un “mito”, su questo si sofferma Giancarlo De Cataldo. Il magistrato e scrittore analizza il processo che ha investito la sua figura: “In letteratura c’è sempre un nucleo mitico, ovvero trasmette dei simboli: e proprio attraverso il mito, in questi anni, si può spiegare cos’è il sindacato e cosa può ottenere l’associazione nei luoghi di lavoro”. Di solito sul terrorismo si fanno due errori: la sottovalutazione, cioè dire che erano solo infiltrati, e parlare di “follia” evitando così di comprendere le ragioni. “Al funerale di Rossa c’erano 200mila persone, è stata quella piazza di Genova che ha sconfitto gli assassini – riflette De Cataldo -, mi chiedo: oggi riempiremmo ancora quella piazza?”.

Rinaldini, il movimento operaio è stato sconfitto
E’ Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, a inquadrare la questione dal lato sindacale: nel 2009 i lavoratori sono isolati, sostiene, ma “non è paragonabile alla fine degli anni ‘70”. In quel periodo gli attacchi brigatisti facevano parte della “strategia della tensione”, che ha minato anche il processo di costruzione della democrazia interna al sindacato: il passaggio dai consigli di fabbrica ai delegati. “Purtroppo, però, il movimento operaio è stato sconfitto, sia dal punto di vista politico che sindacale”. I giovani lavoratori partecipano alle lotte, ma solo con gesti disperazione – come il caso della Innse – ottengono visibilità. “Ci sono le condizioni politiche e sociali affinché succeda qualcosa – avverte il leader delle tute blu -, al governo conviene spostare l’attenzione dalle difficoltà economiche alle questioni di ordine pubblico”. La situazione è drammatica perché “non c’è neanche più speranza di cambiamento”.

Giuseppe Ferrara, oggi c’è “assassinio professionale”
Non è d’accordo il regista del film. “Credo che la classe operaia possa ancora recuperare”, afferma Giuseppe Ferrara. L’omicidio vero e proprio, oggi, è stato sostituito dall’“assassinio professionale”: “Con il mio film pensavo di riabilitare Guido Rossa, negando ogni legittimità al terrorismo, ma la Rai si è rifiutata di distribuirlo. Un’attrice famosa come Fanny Ardant ha definito le Br ‘degli eroi”, un governatore di sinistra come Lula esita ad autorizzare l’estradizione di un terrorista (Cesare Battisti, ndr). Allora la verità è questa: anche oggi, in Italia e nel mondo, è sgradevole parlare male delle Br, per questo bisogna continuare a farlo”.

E torna su Guido Rossa proprio l’autore, Andruccioli. Raccontando il suo lavoro di ricerca: . “La domanda principale che mi sono posto è stata perché l’ha fatto”. Rossa  aveva 44 anni, era un padre di famiglia iscritto al Pci, perché dunque sfidare i terroristi? “Ho trovato ancora molta commozione, tutti ricordano il discorso di Lama ai funerali”. Il leader della Cgil affermò che Rossa era stato lasciato solo: “Intendeva dire che aveva fatto un passo più avanti degli altri e ora tutti dovevano seguirlo. La presa di coscienza fu così grande che era difficile da condividere subito”. Anche le istituzioni, forse, hanno avuto paura: quando parlò in fabbrica, il sindacalista fu invitato a presentare una denuncia immediata, in aula fece una testimonianza solitaria. “E’ un’Italia diversa, è cambiato secolo ma la storia resta attuale e lancia un messaggio carsico: il coraggio di prendere una posizione. Come direbbe Guido Rossa: ‘Se una cosa s’ha da fare, va fatta’”.

» Estratto, Rossa fu lasciato solo?