“Diciamo no all'introduzione del quoziente familiare. Questa proposta, oltre a determinare una rilevante perdita di gettito (oltre 15 miliardi di euro), non avrebbe effetti distributivi degni di importanza. Il quoziente famigliare agevolerebbe quelle famiglie con redditi medio alti e alti, portando in ogni caso vantaggi molto modesti'. A dirlo è una nota dello Spi Cgil, precisando che le famiglie “che trarrebbero il vantaggio maggiore dalla divisione del reddito sarebbero quelle in cui il reddito di uno dei due coniugi è uguale a zero (in tal caso il reddito imponibile si dimezza), un modo per alimentare lavoro nero e disincentivare quello femmine”.

Per la segretaria generale dello Spi Cgil Carla Cantone, vi e' una soluzione semplice al problema: 'Aggiornare l'importo degli assegni famigliari, in particolare quelli che riguardano la popolazione piu' bisognosa ed aumentare il limite di reddito per i famigliare a carico, fermo da oltre 10 anni a 2.841, 51 euro'.