“La Carta dei diritti universali del lavoro è un cambio di paradigma, che ha l'ambizione di interrogarsi su che cosa vuol dire universalità dei diritti in un mondo del lavoro che è radicalmente cambiato”. Così ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, a Firenze, in chiusura di un'iniziativa organizzata il 17 aprile dalla Cgil Toscana e Agenquadri. Durante queste settimane, infatti, il leader del sindacato di Corso d'Italia sta incontrando delle delegazioni dei gruppi parlamentari proprio per spiegare il senso della legge di iniziativa popolare presentata dalla Cgil al Parlamento negli scorsi mesi, dopo aver raccolto milioni di firme.

Il cambiamento in atto del mondo del lavoro, secondo Camusso, “modifica le condizioni precedenti e lascia incertezze”. L'obiettivo della Carta, invece, è quello di “creare certezze e opporsi alle divisioni figlie di un diritto disuguale”. Il mondo è “andato verso lo smantellamento dei diritti invece che verso la universalizzazione”, per questo la Cgil è “testardamente ostinata a ripetere che la strada resta sempre quella dell'universalità dei diritti”.

“Per ricomporre il mondo del lavoro – ha continuato – si portano i diritti in capo alle persone”. Si tratta, in sostanza, di un nuovo Statuto dei lavoratori, aggiornato alle esigenze attuali: “Il cambiamento vuol dire anche doversi misurare con questioni come il diritto soggettivo alla formazione, che non faceva parte delle norme dello Statuto ma che oggi è diventata indispensabile”. Ma la Carta ha anche una funzione di normalizzazione delle leggi sul lavoro, “provando a partire dalla condizione del lavoro per poi definirlo, e quindi con la subordinazione intesa come una delle chiavi di lettura delle condizioni attuali ed effettive”.

È necessario infatti non “scaricare sempre i costi sull'ultimo della catena, cioè il lavoratore. Un'operazione che rovescia il punto di vista delle leggi sul lavoro degli ultimi anni”. Per questo, afferma ancora Camusso, “quando l'abbiamo presentata nelle piazze e nei luoghi di lavoro di questo paese abbiamo avuto un altissimo consenso, mentre quando siamo andati nelle aule del Parlamento abbiamo avuto delle reazioni un po' meno entusiaste”.

Nella scorsa legislatura, in effetti, la Cgil ha incontrato quasi tutti i gruppi parlamentari tra Camera e Senato e uno dei punti di mediazione era stato trovato nell'esigenza di incardinare la legge in una delle commissioni. “Era – ha concluso Camusso – la condizione necessaria perché la proposta non decadesse nel cambio di legislatura. Ora la legge è incardinata, e all'attenzione del presidente della Camera come uno dei testi che devono essere riassegnati alle commissioni. Abbiamo quindi ricominciato il giro di presentazioni ai gruppi parlamentari per discutere della legge e vigilare. Ma continueremo anche attraverso il nostro lavoro quotidiano. Perché se un lavoratore autonomo si avvicina a un qualunque ufficio della Cgil viene accolto come un lavoratore che ha bisogno di risposte e di diritti. Perché la riunificazione del mondo del lavoro si fa innanzitutto così”.