Il discorso di Mario Draghi e la fiducia ottenuta dal suo governo al Senato monopolizzano i giornali di oggi. I titoli di apertura sono tutti molto simili. Il Sole24Ore apre con: “Unità per la nuova ricostruzione. Noi in trincea, virus nemico di tutti”, il Corriere della sera con: “Draghi: uniti per la ricostruzione”, la Repubblica con: “Un'Italia per i nostri figli”. Il Messaggero opta per: “Insieme per la Ricostruzione”, mentre la Stampa sceglie: “L'unità è un dovere”. Il Fatto quotidiano scrive: “Ciaone ai due Matteo”, mentre il Manifesto opta per: “La grane impresa”.

Interviste
Sulla Repubblica, a pagina 12, Emanuele Lauria intervista l'ex tesoriere Pd Luigi Zanda. “Com'è andato l'alleno Draghi? - si legge - A me tanto alieno non è sembrato. Ha detto parole chiare sui principi fondamentali della Repubblica, su Europa e Occidente, economia, progressività fiscale, scuola e università. Mi ha colpito molto l'appello alla responsabilità verso i nostri figli e i figli dei nostri figli. Insomma, finalmente abbiamo registrato una visione del futuro dell'Italia. Conte non l'aveva? Ma Conte era assediato dai problemi, i suoi interventi in parlamento erano mirati, più che di prospettiva. Che ruolo avrà il parlamento con questo governo a base larghissima? Io penso che il Parlamento non possa continuare a riunirsi solo per convertire gli atti del governo. La proliferazione di decreti legge, maxi-emendamenti e voti di fiducia lo ha in pratica espropriato della sua funzione legislativa, ed è un dovere di questa maggioranza, la più ampia della storia della Repubblica, trovare uno spazio d'azione. Che non può che essere quello delle riforme”.

Sulla Stampa, a pagina 9, Marco Bresolin intervista invece l'europarlamentare Pd Irene Tinagli, che dice: “In un passaggio del suo discorso ha detto che 'la quota di prestiti che richiederemo dovrà essere modulata in base agli obiettivi di finanza pubblica': vuol dire che l'Italia potrebbe non richiedere tutti i 120 miliardi? Certamente non spetta a me interpretare le parole di Draghi, ma forse una valutazione più approfondita su quel fronte potrebbe essere saggia. Se non erro l'Italia è l'unico Paese ad aver manifestato l'intenzione di chiedere subito l'intera quota dei prestiti. Ma questa scelta deve tenere conto diversi fattori”.

Sempre sulla Stampa, ma a pagina 11, Andrea Malaguti pone poi delle domande a Massimo Cacciari. “Certamente è stato un discorso più puntuale di quelli che ci eravamo abituati a sentire negli ultimi insediamenti. Ho apprezzato soprattutto la parte sulla pandemia – si legge -. Il virus come moltiplicatore delle disuguaglianze? La pandemia non è affatto neutrale, non colpisce tutti nello stesso modo. A pagare di più, a parte chi crepa, sonno i giovani, le donne, i lavoratori fragili. Non so se esistano dati anche da noi, ma negli Stati Uniti le statistiche dicono che i meno abbienti, le persone disagiate, sono colpite dal contagio quattro volte di più di chi sta bene. Temo sia una statistica universale. Il nostro sistema di protezione è squilibrato, lo dico da mesi. Non si può affrontare la pandemia senza vedere che metà della popolazione è al sicuro mentre l'altra metà passa dai disagi gravissimi alla disperazione. Bisogna rimediare prima che salti il tappo e scoppi la rivolta sociale. Quando i licenziati usciranno da sotto il tappeto che sembra renderli invisibili avremo un problema. Non potremo ricorrere in eterno alla cassa integrazione senza mettere in crisi l'Inps e su questo tema non ho sentito dire un gran che”.

Su Avvenire, a pagina 4, appare un'intervista a Debora Serracchiani, vicepresidente del Pd e presidente della Commissione lavoro della Camera, di Roberta D'Angelo: “Siamo ancora alle linee programmmatiche, ma mi auguro che ci sia per il Paese la possibilità di innestare la marcia. La scelta del Pd di rispondere all'appello del presidente Mattarella è questo: noi abbiamo sempre avuto come faro la salvezza del Paese. L'inizio è stato effervescente... Avremmo preferito una maggioranza più coesa e siamo stati determinati quando abbiamo fornito a Draghi i nostri obiettivi, che non sono propriamente coincidenti con quelli della Lega e del centrodestra. Ma, come ha detto anche il segretario Zingaretti, cerchiamo di superare le liti e fare il bene del Paese”.

Sul Manifesto, infine, a pagina 4 viene pubblicata un'intervista di Andrea Carugati a Peppe De Cristofaro di Sinistra Italiana. “Non c'è quell'attenzione totale alle diseguaglianze che c'era con Conte, c'è un silenzio di fondo su chi non ce la fa, solo un accenno al tema enorme dei licenziamenti – dice - . Nel complesso si capisce che con Draghi si chiude una felice sperimentazione, la stagione di un governo considerato troppo di sinistra per lasciargli gestire la ricostruzione e il Recovery. Considerato da chi? Ampi settori confindustriali e tutti i principali gruppi editoriali. In tanti anni che faccio politica non avevo mai visto una distanza così siderale tra il consenso popolare di un governo e il coro quasi unanime dei media, tutti arruolati contro l'esecutivo”.

Editoriali e commenti
Anche le analisi e i commenti sono tutti per Draghi e il suo discorso programmatico. I fondi sono affidati perlopiù ai direttori delle testate. Fabio Tamburini del Sole24Ore scrive: “Altri popoli sanno fare blocco, mettono al primo posto l'identità nazionale. Il popolo italiano ha nel Dna l'andare in ordine sparso, il far prevalere le critiche ad ogni costo, la litigiosità come valore al di là di ogni ragionevolezza Intendiamoci lo spirito critico va apprezzato, come pure concedersi sempre il beneficio del dubbio. E questo vale e dovrà valere anche nei giudizi che verranno dati su Draghi e il suo governo. Ma c'è un limite che non conviene a nessuno superare e che viene superato quando i colpi bassi sostituiscono la lotta politica. È bene, in proposito, voltare pagina. Certo qualche sacca di livore e straordinaria spregiudicatezza resterà. Occorre però sperare, e operare, affinché rimangano casi isolati perché, come ha ricordato Draghi, siamo 'in una situazione drammatica'”.

Sul Corriere della Sera Luciano Fontana afferma che “i partiti avranno il tempo per riflettere e per mettere a frutto la lezione di questi mesi; di recuperare serietà nei programmi e, possibilmente, prestigio e competenza nei dirigenti che proporranno al Paese. Ora invece è il tempo della responsabilità, dell'unità intorno a una missione: quella di portare l'Italia fuori dalla crisi sanitaria e dall'emergenza economica sociale. Non pensando mai che quella che stiamo vivendo sia solo una parentesi, dopo di che tutto tornerà come prima. Questo governo deve, prima di tutto, dare risposte concrete, efficaci e ordinate ai malati che ancora affollano gli ospedali, alle famiglie che piangono i loro morti, ai lavoratori fermi in cassa integrazione, agli imprenditori piccoli e grandi con le aziende chiuse da mesi, al popolo degli artigiani, dei commercianti, dei giovani occupati precariamente”.

Maurizio Molinari della Repubblica scrive poi: “Il richiamo ai valori risorgimentali serve a Draghi per indicare l'urgenza delle scelte che incombono. L'intento è una 'Nuova Ricostruzione' che si propone di battere pandemia e recessione con riforme - su fisco, giustizia e pubblica amministrazione - capaci di modernizzare il Paese sostituendo le diseguaglianze con le opportunità, la burocrazia con la crescita e il cinismo con il coraggio di osare. La priorità strategica è 'proteggere tutti i lavoratori' con una raffica di misure economiche e sociali che vanno dalla scuola all'ambiente, dalla formazione all'innovazione. Ogni riga del discorso di Draghi contiene almeno una notizia, un numero, un indizio sulla ferrea determinazione a rompere i lacci del Novecento che imprigionano la crescita del nostro Paese tenendo sempre come riferimento la cornice europea e atlantica entro cui operare”.

Massimo Giannini sulla Stampa, invece, afferma che: “Ottenuta la fiducia, ora il premier prende il largo. I partiti che gliel'hanno concessa sono con lui, perché al contrario di Monti non deve tagliare e può spendere. Ma non illudiamoci. Presto il vento cambierà, verranno i giorni difficili, esploderanno i conflitti perché, per quanto si adoperi nelle sue sorprendenti metamorfosi kafkiane, questo ceto politico è quello che è. Ma se sono capaci di un ulteriore sussulto di buonsenso, ai partiti il governo Draghi offre ancora una chance: quella di rifondarsi alle sue spalle”.

Sul Fatto quotidiano, Marco Travaglio infine scrive: “Niente Costituzione e mafia solo in replica (malissimo). Zero conflitto d'interessi (male per noi, bene per certi ministri "tecnici", FI e Iv). Un cenno di circostanza alla corruzione (male). Non una sillaba sulla blocca-prescrizione di Bonafede (chiesta dalla Ue), che finora tutti tranne i 5S volevano cancellare, provocando le dimissioni del Conte-2. Scelta comprensibile per chi vuol governare un mese e vincere facile. Ma chi vuol governare due anni (o uno?) deve sciogliere anche i nodi divisivi: prima o poi la politica, anche se è commissariata, presenta il conto. Ps. Eccellente il richiamo a Russia e Cina sul rispetto dei diritti umani. Noi, parlando con pardòn, ci avremmo aggiu nto pure l'Arabia Saudita”.

Lavoro, welfare, sindacato
Sul Sole24Ore a pagina 20 Susanna Camusso ed Esmeralda Rizzi scrivono di occupazione femminile. “Se la pandemia ha fatto da acceleratore, non possiamo ignorare che tutti i dati collegati evidenziano che le strategie per accrescere la partecipazione femminile al mondo del lavoro abbiano fallito e vadano ripensate – si legge -. Le linee guida di Next generation Eu avevano l'ambizione di far crescere di io punti il tasso di occupazione del nostro Paese. Un obiettivo facilmente realizzabile se si scegliesse di investire nella crescita del lavoro delle donne. Oggi in Italia il differenziale tra occupazione femminile e maschile è di 17 punti. Siamo, in particolare per giovani e donne, ultimi in Europa, anche se possiamo vantare la generazione femminile under35 più istruita che mai. Già questo dovrebbe rendere evidente che il problema non sono le donne - così come non lo sono per la violenza - mala causa risiede nelle politiche adottate e nello sguardo di chi quelle politiche elabora: gli uomini incapaci, dal momento che si percepiscono generali, di leggere le differenze, le diseguaglianze, e immaginare misure di contrasto”.

Sulla Repubblica, a pagina 4, Roberto Mania e Roberto Petrini si coccupano invece di fisco: “Riecheggiano qui molte delle sollecitazioni di stampo europeo. Ce la farà il governo Draghi? Certo tra le forze della sua maggioranza c'è anche la Lega che vuole la flat tax e che cozza almeno un po' con la progressività. Ma il leader della Lega, Matteo Salvini, è lo stesso che dopo essere stato anti-euro, sovranista, trumpiano e putiniano, ora vota la fiducia al governo forse più europeista e atlantista della storia repubblicana. Draghi potrebbe farcela”.

Massimo Franchi del Manifesto, a pagina 5 dà poi notizia della protesta degli operai Whirlpool prevista per oggi al Mise: “Ora sono 357 e il loro presente è affidato ad una doppia scadenza: la cig Covid a zero ore e il blocco dei licenziamenti a fine marzo che la proprietà è già pronta a sbloccare. 'I lavoratori Whirlpool saranno a Roma, andranno a manifestare sotto il Mise proprio mentre si vota per il nuovo governo, per significare che chiunque sia il ministro, chiunque sia il governo, questa deve essere una priorità - spiega la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David - . È il momento di dare una svolta. Il Recovery Fund non può partire chiudendo le fabbriche che già esistono. Occorrono soluzioni vere per le fabbriche e per quei lavoratori che hanno competenze importanti che devono essere salvaguardate'”.

Il Secolo XIX a pagina 4 si occupa invece di scuola: “Era una delle poche certezze filtrate dalle consultazioni di Mario Draghi – si legge -. Confermata ieri nel suo discorso programmatico: la scuola è una priorità. Bisogna garantire un rientro in classe 'in sicurezza' e 'tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie'. Impresa non facile, visto com'è andata finora e alla luce del pesante impatto delle varianti del virus. Si pensa di usare unità mobili della Protezione Civile per intervenire negli istituti in caso di cluster di coronavirus, così da avviare subito una campagna di tamponi per docenti e studenti. Ma non basta, il premier vuole anche 'fare il possibile per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà'”.

Tito Boeri sulla Repubblica, infine, torna a parlare di blocco dei licenziamenti a pagina 5. “II governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche - scrive -. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di chi proteggere e chi accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che dovremo affrontare”.

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