“La lotta non ha età”. Con questo slogan i pensionati e le pensionate italiane scendono in piazza in moltissime città del Paese, dal 17 al 21 novembre, contro la manovra economica del governo meloni. “Mentre il governo investe nelle armi noi difendiamo le persone”, si legge nella chiamata alla mobilitazione.

Lo Spi Cgil rilancia con forza le proprie richieste, dalla tutela del potere d’acquisto al rispetto del diritto alla pensione e la tutela della salute. Per cinque giorni si svolgono manifestazioni con iniziative di protesta e informazione. Abbiamo fatto il punto con la segretaria generale dello Spi, Tania Scacchetti.

Tania Scacchetti

Segretaria, le vostre iniziative si inseriscono in un vasto percorso di mobilitazione della Cgil, con tutte le sue categorie e strutture che porterà allo sciopero generale del 12 dicembre. Come si presenta la protesta che parte il 17 novembre?

I pensionati e le pensionate costruiscono una solidarietà con i lavoratori, perché tecnicamente non scioperano non essendo più lavoratori attivi. La settimana servirà per rimettere al centro con forza tutti i nostri temi: sono previsti presidi davanti alle prefetture, volantinaggi, confronti, iniziative su temi specifici come le pensioni e la non autosufficienza. Mettiamo insieme la mobilitazione contro la manovra del governo e la necessità di rendere visibile il disagio, sottolineando gli effetti concreti sulle vite delle persone. E rilanciamo le nostre proposte.

I pensionati hanno le loro ragioni per protestare. Quali sono?

La manovra sottrae soldi ai servizi essenziali, va a colpire la dignità della sanità e del welfare per riconvertire tutte quelle risorse in armi. In altre parole la manovra ha un impianto negativo complessivo, che non aiuta la crescita del Paese; se non ci fossero i fondi del Pnrr oggi saremmo ufficialmente in recessione. C’è un’assenza totale di politiche industriale, nessun investimento, diventa normale il lavoro senza salario dignitoso. Non c’è alcuna categoria che viene tutelata. Nello specifico delle persone che rappresentiamo, poi, se non si sostiene la rivalutazione delle pensioni di fatto si impoverisce tutta quella generazione che nel corso del tempo ha sostenuto la crescita del Paese.

Sul versante della proposte, lo Spi Cgil da tempo rilancia alcune rivendicazioni precise. Partiamo dal fisco.

Noi poniamo sul tavolo essenzialmente tre nodi. Il primo è il rapporto tra pensioni e fisco, ovvero ciò che noi chiamiamo giustizia fiscale. Bisogna smettere definitivamente di colpire fiscalmente i pensionati e le pensionate, che sono perfino più tartassati dei lavoratori dipendenti già in grave difficoltà. Il sistema fiscale generale che c’è adesso in Italia va riscritto nel senso dell’equità e della progressività.

Poi c’è l’annoso problema della rivalutazione…

La rivalutazione delle pensioni deve diventare un diritto. Ricordiamoci che ciò che viene tolto non viene mai più restituito. Proprio per questo noi chiediamo che la norma sulla rivalutazione scatti in automatico sempre, ogni anno; per esempio l’anno scorso fu concessa, poi quando c’è l’inflazione alta i governi non la applicano. Al contrario, come dicevo, deve acquisire lo statuto di diritto che arriva in automatico.

La terza questione riguarda la quattordicesima. Cosa chiedete?

È necessario allargare la base di pensionati a cui la quattordicesima viene riconosciuta, oggi molto esigua, e anche qui occorre assolutamente rivalutare gli importi sulla base dell’inflazione. Inoltre, nelle giornate di mobilitazione, torneremo a porre con forza il tema della situazione socio-sanitaria.

In che modo?

Qui il macrotema riguarda l’adeguato finanziamento del sistema socio-sanitario, con l’attuazione delle riforme territoriali della sanità previste dal Pnrr, che devono portare a una vera presa in carico dei bisogni delle persone anziane. Inoltre bisogna finanziare seriamente il fondo sulla non autosufficienza, una questione aperta da tanto tempo, perché oggi la riforma si conferma una scatola vuota e c’è una difficoltà sempre crescente di accedere ai diritti. Anzi la tutela dei non autosufficienti rischia di non essere più un diritto, ma una concessione per una parte molto residuale della popolazione.

In definitiva, come riassumi la mobilitazione dal 17 al 21 novembre?

La parola d’ordine è “La lotta non ha età”, invitiamo tutti a unirsi a noi. E diciamo anche meno armi e più persone: smettiamola di finanziare gli armamenti e guardiamo ai bisogni veri dei cittadini e delle cittadine italiane.

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