La curva demografica dell’Italia continua ad essere in caduta, e per invertirne l’andamento è necessario comprenderne le ragioni. Non solo, è necessario anche conoscere le reali condizioni sociali dei bambini e delle bambine che vivono nel nostro Paese. Il recentissimo numero della Rivista delle Politiche Sociali, diretta da Rossana Dettori, curato da Emmanuele Pavolini e pubblicato da Futura Editrice offre delle utilissime chiavi di lettura per comprendere un fenomeno rilevante dal versante sociale ma anche da quello economico. E individua possibili strategie utili a invertire la rotta.

A mancare non è il desiderio

La nota introduttiva di “I diritti sociali di bambini e adolescenti in Italia” redatta dal curatore del volume, illustra come a mancare nel nostro Paese non sia il desiderio di genitorialità, anzi. La verità è che non tutti i figli desiderati nascono e le mancate nascite non dipendono dall’egoismo degli adulti ma dal contesto sociale ed economico, che sposta in avanti il tempo della procreazione. Scrive Pavolini: “Il tema della denatalità si lega, più in generale, alle difficoltà concernenti una soddisfacente genitorialità che molte coppie sperimentano e alle difficoltà a trovare un sostegno a tale funzione genitoriale nei momenti delicati di passaggio”. E aggiunge: “Inoltre, il tema della natalità si lega in maniera perversa in Italia a quello dell’occupazione femminile e giovanile”.

La maturità di madri e padri

Si mette a tacere il desiderio per cercare di garantire al futuro figlio condizioni di stabilità economiche e condizioni sociali adeguate. Se così è, allora, non si può che apprezzare la maturità di giovani adulti che vittime di sottoccupazione e di lavoro precario aspettano il tempo della stabilità per assecondare il proprio desiderio. È tanto vero, questo, che basta ricordare come l’Italia arriva ultima, in Europa, per tasso di occupazione femminile. Così come non brilla per il welfare dedicato ai bimbi e alle bimbe o per quello per gli anziani.

La povertà

Ed è tanto vera questa analisi, che, nonostante la denatalità nostrana, il tasso di povertà infantile, trainato da quella generale, invece aumenta. Gli ultimi dati dell’Istat pubblicati un mese fa riguardano il 2022 e, purtroppo, dicono che sono quasi 6 milioni gli italiani e le italiane in povertà e di questi ben 1 milione e 270mila sono minori. Non solo, ma le famiglie con figli hanno un rischio di povertà più alto rispetto alle altre. Sono due i saggi in questo numero di Rps che affrontano, allora, questo tema. Il primo è “La povertà tra i minori” di Massimo Baldino, che osserva il fenomeno lungo gli ultimi due decenni analizzando gli strumenti di welfare messi in campo per arginarlo. Secondo l’autore due strumenti hanno funzionato: il Reddito di Cittadinanza e l’Assegno unico. Ora il primo è stato soppresso e il secondo, è bene ricordare, raggiunge una media di 53 euro al mese, cifra non altissima.

La povertà alimentare

Il secondo saggio affronta un aspetto particolare: “Lotta alla povertà alimentare e Garanzia infanzia in Italia: lacune da colmare”, ed è stato scritto a 4 mani da Franca Maino e Celestina Valeria De Tammaso. Le studiose sottolineano come manchi, da noi, un quadro normativo nazionale sul diritto all’alimentazione adeguata: “Dentro questo quadro lacunoso, gli ultimi anni hanno visto crescere l’attivismo del settore pubblico, accanto a una fitta rete di interventi promossa dal terzo settore, e le proposte di intervento per assicurare maggiormente un diritto a un’alimentazione adeguata”.

Altre povertà

In realtà l’intreccio tra cause e conseguenze della povertà è strettissimo, spesso la stessa è sia causa che conseguenza. La casa, ad esempio, e l’istruzione sono contemporaneamente causa e conseguenza della povertà. Ne parla Marta Cordini ne “Il disagio abitativo tra i minori in Italia”. Mentre di povertà educativa scrive Emmanuele Pavolini - “Siamo di fronte a un punto di svolta nel sistema educativo 0-18 in Italia?” - mettendo in evidenza come, dopo anni di sostanziale immobilismo, da qualche tempo si assista ad una potenziale, rapida evoluzione del sistema di istruzione.

Imparare a essere genitori

Scrive Pavolini nella sua introduzione al volume: “Passando ai temi del sostegno alla genitorialità e allo sviluppo socio-educativo dei minori, il saggio di Giorgio Tamburlini – ‘Programmi di sostegno alle competenze genitoriali: razionale, evidenze e opzioni di realizzazioni’ - illustra l’importanza dei programmi di sostegno alle competenze genitoriali rispetto allo sviluppo cognitivo e socio-relazionale dei bambini, mostrando come la ricerca nazionale e internazionale dimostri la necessità che questi programmi abbiano carattere universale e non selettivo categoriale/residuale. Anche in questo ambito, il Pnrr e il Pangi si presentano come documenti di programmazione ambiziosi e innovatori, prevedendo il primo investimenti in nidi, accompagnati e integrati da servizi di comunità per tutte le famiglie, mentre il secondo dà anche più spazio alla diffusione di centri per genitori e bambini”.

Chi arriva da lontano, e chi è portatore di disabilità

Sara Barrias, Simona Colucci e Massimo Conte si occupano del quel milione e 300mila minorenni figli del fenomeno migratorio: spesso sono seconde generazioni, e spesso sono “maltrattati” dal nostro scarso welfare. Basti ricordare che l’Italia è stata appena richiamata dall’Europa perché lo limita a chi è in possesso del permesso di soggiorno da almeno due anni. “Il saggio mette in luce come la grande sfida da affrontare rispetto al loro accesso al sistema di welfare italiano consista nel forte gap esistente tra diritti riconosciuti sul piano formale e loro esigibilità sul piano sostanziale”.

C’è un ultimo tema, non di minor rilevanza, e lo affronta Angela Genova che si occupa di minori portatori di disabilità. “Anche in questo caso risulta un gap, pieno di contraddizioni, tra un contesto regolativo formale, caratterizzato da diritti e centrato sulle esigenze e sull’inclusione dell’adolescente con disabilità, e un insieme di pratiche più accidentate e meno includenti. L’autrice usa il concetto di “trappola istituzionale”, proprio per illustrare come gli adolescenti in generale, e quelli con disabilità in particolare, rischiano di non trovare un concreto sostegno dentro un welfare pubblico, che continua a delegare alle famiglie le risposte da offrire loro”.

Vale la pena ricordare che la legge delega varata lo scorso marzo dal governo ottemperando al Pnrr si occupa di anziani non autosufficienti, e il fondo che verrà istituito assorbirà tutti quelli esistenti. Il rischio, allora, è che le risorse del fondo non andranno più a coprire gli interventi in favore delle persone con disabilità non anziane, e nella legge di Bilancio non c’è alcun riferimento ad un fondo sostitutivo per gli interventi in favore delle persone con disabilità non autosufficienti non anziane

Tra attualità e rubriche

Mai questioni furono più all’ordine del giorno. Di Sistema sanitario nazionale e diritto alla salute scrivono Claudio Maria Maffei: “La crisi del Ssn richiede un cambiamento nelle scelte di politica sanitaria: il caso del rapporto tra ospedale e territorio”, e Daniela Barbaresi: “Potenziare il Servizio Sanitario Nazionale per tutelare il diritto alla salute”.

Infine di autonomia differenziata e del disegno di legge Calderoli tratta il saggio di Gaetano Azzariti.