Il segretario generale della Fillea Cgil, Antonio Di Franco, interviene sul decreto sicurezza approvato dal governo, criticandone duramente i contenuti e la mancanza di misure strutturali a tutela dei lavoratori.
“Il dl sicurezza emanato dal governo non affronta i temi veri che riguardano la salute e sicurezza dei lavoratori. Noi abbiamo affermato e ribadiamo che non salverà nessuna vittima. Continuiamo a vedere incentivi per aziende e programmi spot. Si era annunciata una stretta sui subappalti, cosa che non è avvenuta. Valutiamo positivamente soltanto l'introduzione del badge di cantiere, ma è un qualcosa da costruire: non ci sono le risposte vere”.
Di Franco sottolinea come, dietro gli annunci, restino irrisolti i nodi principali del sistema di vigilanza e prevenzione. “È inutile che il governo continui a parlare di numeri e di assunzione di ispettori. Gli ispettori, se i contratti non vengono rinnovati e se non vengono pagati adeguatamente, siccome stiamo parlando di competenze tecniche, non arriveranno mai a fare il concorso, perché in questo momento riescono a trovare collocazioni migliori sul mercato”.
Di Franco chiede una riforma profonda dell’assetto ispettivo nazionale, oggi frammentato in diversi enti e competenze. “Ma dico anche di più, bisogna rendere autonomo l'ispettorato nazionale, bisogna coordinare tutti gli enti che fanno ispezioni in questo Paese”.
Il segretario della Fillea denuncia la disorganizzazione del sistema di controllo, che compromette l’efficacia delle verifiche nei cantieri. “Non sono pochi gli ispettori, sono tanti ma disorganizzati, e afferiscono a enti diversi: l'ispettorato nazionale, poi abbiamo l'ispettorato della Sicilia, poi quello di Bolzano, poi quello specifico per le ferrovie, poi abbiamo l'ASL, l'INAIL, l'INPS. Una serie di organi che non dialogano fra loro: spesso nello stesso cantiere arrivano contemporaneamente più ispettori”.
Il segretario richiama infine la necessità di strumenti digitali comuni per coordinare i controlli. “Noi ci chiediamo che fine ha fatto il portale del lavoro sommerso. Era stato introdotto e finanziato col PNRR, ma noi non ne abbiamo contezza. Sappiamo che gli organi che si occupano di ispezione e controllo in questo Paese non dialogano tra loro, non hanno banche dati compatibili. Così non si va da nessuna parte e, soprattutto, non si affrontano le questioni che riguardano chi rimane”.






















