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"La proposta generale della Cgil sulla previdenza resta l’uscita flessibile a 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, tenendo conto nella determinazione dell’importo e delle uscite delle diverse situazioni, che meritano una particolare attenzione come i lavori più pesanti o gravosi, il lavoro di cura, la particolare situazione delle donne sul mercato del lavoro". Così il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, in un'intervista rilasciata al sito Pensioni per tutti.
"Per quanto riguarda invece la pensione contributiva di garanzia - spiega il segretario -, questa per noi deve essere rivolta a chi, avendo contribuzioni deboli per diverse ragioni, non riesce al termine della propria vita lavorativa a maturare una pensione dignitosa". Anche in questo caso, quindi, "pensiamo che l’età di uscita dovrebbe essere flessibile a scelta del lavoratore a partire dai 62 anni e, a solo titolo esemplificativo, l’importo della pensione potrebbe essere pari a circa 1.080 euro con 66 anni di età e 42 anni di contributi (contributi non effettivamente versati ma considerando e rivalutando anche i periodi di disoccupazione, di lavoro di cura in ambito familiare, di studio o formazione, di part time, di collaborazioni o tirocini)".
La cifra pari a 1.080 euro non sarebbe però un importo fisso. "L’importo - spiega ancora Ghiselli - varia in rapporto all’età in cui si decide di andare in pensione e agli anni di contributi accreditati". La pensione contributiva di garanzia "in sostanza costituisce un paracadute ben più solido dell’attuale integrazione al minimo, o della pensione di cittadinanza, interviene solo quando non si è in grado di maturare una normale pensione di valore superiore, ma è proporzionata alla reale attività svolta, anche in lavori poveri e a tempo parziale, a cercare lavoro, a formarsi o a dedicarsi a lavori di cura".