Una cosa è certa: le regole cambieranno. Il Reddito di cittadinanza – a tre anni dalla sua introduzione - continua a far discutere e a dividere. In vista delle poste da inserire nella Legge di bilancio il governo è alle prese con le difficili decisioni legate alle risorse effettive da mettere in campo. Una parte della maggioranza (Lega in testa) che appoggia l’esecutivo guidato da Draghi vorrebbe cestinare una volta per sempre il Reddito di cittadinanza, introdotto nel 2019 con la spinta decisiva dei Cinque Stelle e la sponsorizzazione di Luigi Di Maio che è proseguita senza ripensamenti. Un’altra parte spinge invece per introdurre cambiamenti strutturali del provvedimento. Un’altra parte ancora non solo chiede di confermare il Reddito, ma propone addirittura di allargare la platea dei beneficiari. Ci sono infatti troppe situazioni contraddittorie: come quelle relative per esempio alle famiglie più numerose, che vengono addirittura penalizzate dalle norme attuali.

Salvini: cancelliamo tutto, troppi furbetti
Ieri (21 ottobre) il capo della Lega Matteo Salvini, è stato molto netto e, parlando della manovra, ha detto che “non è pensabile rifinanziare il Reddito di cittadinanza per 9 miliardi. Si è dimostrato uno strumento quantomeno inefficace. Draghi ci ha garantito una stretta sui furbetti, maggiori controlli. Per quanto mi riguarda, se uno rifiuta anche solo un posto di lavoro non deve più percepire neanche una lira".

Il problema è il lavoro mal pagato
Posizione opposta quella di Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana che polemizza con il presidente di Confindustria Bonomi: il quale si sta facendo carico di una vera e propria campagna nazionale contro il Reddito di cittadinanza, considerato solo una misura assistenziale. "In un'intervista il presidente di Confindustria Bonomi afferma che il reddito di cittadinanza 'disincentiva tanti al Sud dal cercare lavoro nell'economia ufficiale'. Mi dispiace ma non è così", ha spiegato Fratoianni, secondo il quale “a disincentivare la ricerca di lavoro sono piuttosto gli imprenditori che offrono contratti precari senza prospettive. Lavoro sottopagato mascherato tramite stage e tirocini, stipendi bassi e fermi da oltre 30 anni, 'regolare' sfruttamento in tanti, troppi, ambiti. Gli stessi che offrono il lavoro nero di cui parla Bonomi. E se invece di attaccare persone in difficoltà - conclude Fratoianni - mettessero fine a queste inaccettabili ingiustizie?".

Gli industriali che sbagliano
Critiche a Confindustria arrivano - come è ovvio - anche dal fronte Cinque Stelle. Ieri ha parlato la sottosegretaria al lavoro, Rossella Accoto. "Per l'ennesima volta il presidente di Confindustria Bonomi, con una intervista al Corriere della Sera, ha deciso di attaccare il Reddito di cittadinanza con l'obiettivo del suo smantellamento, nonostante il sussidio sia stato appoggiato più volte anche dal premier Mario Draghi. Le armi che utilizza sono quelle dei numeri che non hanno fondamento. Per questo moderno difensore del privatismo spinto della società italiana, il rifinanziamento del Reddito è una macchia insopportabile e i Centri per l'impiego sarebbero una mangiatoia di milioni di euro al servizio dei percettori". Per Accoto si tratta dunque di “difendere la più grande conquista sociale degli ultimi decenni, dagli attacchi predatori di chi ha l'interesse privato come prioritario rispetto al bene della collettività. Per questo non lasceremo che le risorse vengano toccate in alcun modo".

Orlando: vediamo i dati reali
Da parte sua il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha dichiarato in più di una occasione che per decidere seriamente sul destino del Reddito di cittadinanza si dovrà tenere conto dei risultati della Commissione presieduta da Chiara Saraceno. Il problema vero, in riferimento alla Legge di bilancio, è che se si vuole davvero allargare la platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza, le risorse previste per ora per il prossimo anno non saranno sufficienti. L’altra grande questione riguarda i controlli e la risposta dei percettori del Rdc alle proposte di lavoro. È molto probabile che la norma venga cambiata in senso restrittivo. Finora erano permessi vari rifiuti alle proposte di lavoro. Si dovrebbe invece stabilire la perdita del diritto al Rdc alla prima risposta negativa all’offerta di lavoro. Ma quella dei fannulloni da divano è più che altro ormai una leggenda metropolitana. Non esistono infatti dati per suffragare la tesi di chi vorrebbe cancellare il Reddito di cittadinanza, proprio perché disincentiverebbe il lavoro. Caso mai il problema vero è quello della effettiva “occupabilità” degli attuali percettori di reddito.

La Commissione
Le modifiche al reddito di cittadinanza arriveranno quindi con la Legge di stabilità per il 2022. Per rendere la misura meno penalizzante per le famiglie numerose e per gli stranieri, il comitato scientifico ha lavorato in relazione ai dati, con lo scopo di migliorare la misura del reddito di cittadinanza. Lo spiega la professoressa Chiara Saraceno, che presiede il Comitato per la valutazione. “Ci siamo dati - ha detto Saraceno - delle scadenze per dare indicazioni al ministro per le prime modifiche alla misura, da approvare eventualmente in legge di stabilità”. A chi vorrebbe cancellare il Rdc, Saraceno sottolinea: “Siamo d’accordo su una misura di sostegno al reddito? Sì. C’è? Sì. Prendiamola e miglioriamola, senza procedere a colpi di machete”.

Otto proposte dall'Alleanza contro la povertà
Posizione molto chiara quella dell’Alleanza contro la povertà di cui fa parte anche la Cgil. “Il Reddito di cittadinanza -   spiega Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza - non va abolito, ma riformato affinché sia più efficace nel contrastare la povertà e permettere a chi è caduto in povertà di avere una possibilità di reinserimento sociale. La povertà è complessa, non si riduce alla semplice assenza di lavoro.  Riformare il RdC significa quindi accettare la sfida della complessità e della concretezza. Come Alleanza abbiamo lavorato e stiamo lavorando per offrire uno studio approfondito e realistico che dia una risposta in un momento particolare nella storia di questo Paese”. Per questo l'Alleanza ha avanzato otto proposte al governo e al Parlamento

Governo e Regioni danno il via a Gol
Intanto si prosegue sulla strada del rilancio delle politiche attive. Ieri infatti è stato dato il via ufficiale al nuovo programma Gol (Garanzia occupabilità) affidato all’Anpal commissariata (a guidare è ora Raffaele Tangorra). "Un importante lavoro di squadra governo-Regioni", è stato il commento del Presidente Donato Toma, che ha presieduto la Conferenza delle regioni e delle Province autonome, che ha dato il via libera all'Intesa sul riparto dei primi 880 milioni del programma Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol) sancita nella Conferenza Stato-Regioni. "Ringrazio la Commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni, coordinata da Alessandra Nardini (Assessore Regione Toscana) e dò atto al ministro Andrea Orlando e al Commissario Anpal, Raffaele Tangorra - ha sottolineato Toma - di aver definito con le Regioni il percorso e la costruzione del provvedimento, recependo i nostri suggerimenti, da ultimo le proposte sul peso da attribuire ai diversi parametri che portano al riparto, riducendo la percentuale da attribuire in base al reddito di cittadinanza e privilegiando invece il numero dei disoccupati. Ora governo e Regioni - prosegue Toma - sono chiamati ad affrontare insieme questa sfida per raggiungere già entro il 2022 il primo step degli obiettivi fissati dal programma Gol, sulla cui attuazione sorveglierà una cabina di regia ministero-Anpal-Regioni. L'obiettivo è - conclude Toma - creare una rete efficace di politiche attive per il lavoro, passando anche per un potenziamento una riqualificazione e un rilancio dei centri per l'impiego".

I cinque parametri
Per questa prima parte di risorse il riparto ha considerato cinque parametri: i beneficiari Naspi, i percettori del reddito di cittadinanza, la quota regionale di persone in cerca di occupazione, la quota di occupati, i lavoratori in cigs (cassa integrazione straordinaria). Successivamente invece si farà riferimento al numero dei destinatari presi in carico in ciascuna Regione, e all'avanzamento della spesa nella realizzazione del programma Gol .Cinque i percorsi previsti in relazione alla occupabilità: reinserimento lavorativo, aggiornamento, riqualificazione, lavoro e inclusione, ricollocazione collettiva per crisi aziendali.

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