Presidio venerdì 20 settembre a Milano, davanti al Consolato della Repubblica popolare cinese (in via Benaco 4), dei 270 lavoratori della Italia Wanbao Acc di Borgo Valbelluna (Belluno). A motivare la protesta, indetta dalla Fiom Cgil in vista del tavolo al ministero dello Sviluppo economico convocato per martedì 24, è la riduzione dei volumi produttivi annunciati dalla proprietà, che potrebbe preludere a un nuovo ridimensionamento del personale e alla perdita della produzione in favore della trasformazione a semplice ufficio commerciale della casa madre cinese al servizio del mercato europeo.

La Italia Wanbao Acc è stata fondata nel 1968: all'epoca si chiamava Mel, apparteneva al gruppo Zanussi-Electrolux, e con i suoi 1.800 dipendenti era il grande stabilimento industriale della provincia bellunese, oltre che un sito di primaria importanza per la produzione di compressori per la refrigerazione per uso domestico. Passata poi alla Acc Compressor (mantenendo come principale committente Electrolux), l’azienda oscilla tra scelte sbagliate e licenziamenti, arrivando quindi al fallimento e nel giugno 2013 all'amministrazione straordinaria.

Nel luglio 2014 viene acquisita dal gruppo cinese Wanbao, a seguito di una gara internazionale cui partecipano undici gruppi interessati, sulla base di precisi impegni per il suo rilancio. Nel 2016 Wanbao presenta al ministero dello Sviluppo economico un piano industriale che l’allora commissario straordinario definì “convincente sia sotto il profilo industriale sia sotto quello sociale”, un business plan con l’obiettivo “di trasformare lo stabilimento di Belluno, entro il 2020, nel più importante insediamento produttivo in Europa di un grande gruppo indipendente nel settore della refrigerazione domestica”.

Ma la realtà degli ultimi anni è molto diversa. “Da allora a oggi, sempre a suon di licenziamenti, i lavoratori sono passati da 438 a 270”, spiega la Fiom milanese, aggiungendo che “nei giorni scorsi l’amministratore delegato del gruppo Haijiang Lu ha annunciato una riduzione dei volumi produttivi e l’esaurimento dei finanziamenti per il rilancio della fabbrica”. Per il sindacato dei metalmeccanici Cgil “iI disimpegno di Wanbao, in barba agli accordi firmati, mette a rischio il futuro dello stabilimento, mentre altri grandi gruppi stanno investendo in Europa proprio nel settore in cui operano i lavoratori del sito bellunese”.