PHOTO
Lunedì 26 maggio la direzione del personale di Valmet Converting ha consegnato ai sindacati la lettera con la procedura di riduzione del personale, già annunciata il 15 maggio, che prevede 34 licenziamenti nel sito di Lucca. Di questi, 11 sono riferibili alla precedente riduzione di personale avviata da Korber e non ancora conclusa.
La multinazionale finlandese sviluppa e fornisce tecnologie di processo, sistemi di automazione e servizi per l’industria della carta e dell’energia. Per Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil “la necessità, non condivisa dai sindacati, è ridurre la burocrazia interna al gruppo, per cui complessivamente si contano 1.150 licenziamenti spalmati a livello mondiale”.
Il piano aziendale, ha spiegato ufficialmente la società, ha “l’obiettivo di individuare nuove aree di crescita, favorire l’espansione delle attività esistenti e snellire le operazioni per migliorare l’efficienza organizzativa”. Come prima azione a supporto di questo processo, il 31 marzo Valmet ha comunicato “l’intenzione di rinnovare il proprio modello operativo per servire meglio i clienti attraverso un approccio orientato al ciclo di vita e per incrementare l’efficienza complessiva”.
Venendo agli effetti concreti, a Lucca questo processo “andrà a colpire principalmente le cosiddette funzioni comuni, ovvero amministrazione, finanza, legale, personale e innovation technology. Queste funzioni sono trasversali e servono più siti di Valmet. Questo processo è stato avviato in vista di un ulteriore accentramento futuro, che prelude a ulteriori riorganizzazioni del personale”.
Mercoledì 4 giugno si avvierà formalmente la trattativa. “Il nostro obiettivo è ridurre al minimo i potenziali esuberi”, commentano Nicola Riva (Fiom Cgil), Bruno Casotti (Fim Cisl) e Giacomo Saisi (Uilm Uil): “Abbiamo ribadito la necessità imprescindibile di un consolidamento di Valmet, ma anche di un piano di investimenti e di un piano industriale che rinsaldi il rapporto con il territorio”.
I tre esponenti sindacali così concludono: “L’estemporaneità della multinazionale nel variare le proprie scelte o decisioni, necessita di certezze dal punto di vista occupazionale e strutturale. Non è ipotizzabile proseguire nel tempo con uno stillicidio fatto di licenziamenti legati a scelte esclusivamente finanziarie, che minano nei fatti anche il buon funzionamento e i risultati positivi finora realizzati”.