Fino a pochi anni fa era un punto di riferimento per la produzione delle piscine per yacht (di cui era leader indiscussa di mercato), vasche da bagno, idromassaggi, docce di alta gamma. Un gioiello delle Marche. Poi il lento declino, la chiusura sopraggiunta nel 2017 e la dichiarazione di fallimento, l’anno successivo. Ormai non ci sono più spiragli per salvare la Teuco di Montelupone (Macerata). Ma qualcosa per gli ex lavoratori ancora si può fare, e non è un dettaglio da poco: “Riconoscere gli ultimi due mesi di ammortizzatori sociali che in deroga erano stati stanziati dal ministero, permetterebbe ad alcuni di raggiungere la soglia per andare in pensione e a tutti gli altri di ricevere anche l’ultima parte di retribuzioni e contributi cui avevano diritto. Ma lo stesso ministero che ci aveva garantito di stare dalla parte dei lavoratori, li ha revocati e adesso non vuole ascoltarci”. Lo spiega a Rassegna Sindacale Romina Maccari, della Filctem di Macerata, che ha seguito tutta la vicenda negli ultimi anni.

Stiamo parlando di un’azienda che nel periodo d’oro contava circa 400 dipendenti ed era un vanto per il territorio marchigiano. La lenta crisi con lunghi periodi di cassa integrazione ha sfoltito il personale fino ad arrivare ai 110 dipendenti licenziati con la chiusura definitiva a giugno 2018. “Le abbiamo provate tutte – spiega la sindacalista – ma ora ci rimane da condurre quest’ultima battaglia: chiediamo al ministero di convocarci al più presto al tavolo che era stato promesso per gestire gli ultimi due mesi di ammortizzatori negati. Ricordo che si tratta di soldi già a bilancio e che dunque spettano agli ex dipendenti per concludere questa vicenda almeno con un briciolo di dignità. Se alla fine non vorranno darci nemmeno questo, abbiamo almeno in coraggio di dircelo”.

A sostegno delle richieste dei sindacati e dei lavoratori c’è anche un atto ufficiale: l’interrogazione parlamentare presentata lo scorso ottobre a Montecitorio da Guglielmo Epifani (Leu) per chiedere spiegazioni sulla marcia indietro del ministero. Così ha risposto il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon: “Ogni cessazione di attività aziendale ha inevitabilmente un impatto sociale pesante all’interno del territorio in cui si colloca il capitale umano colpito, come in questo caso la provincia di Macerata. Per questo motivo, vorrei ribadire che le vite dei lavoratori della Teuco e delle loro famiglie rappresentano una preoccupazione costante per questo governo, impegnato sin dal suo insediamento nel cercare di migliorare le situazioni occupazionali e la dignità dei lavoratori, riducendo il precariato e aumentando le tutele di tutte quelle categorie di lavoratori maggiormente esposti”. Fino a concludere: “Il governo sta ponendo la più alta attenzione anche con la disponibilità all'apertura di un tavolo di confronto nelle opportune sedi istituzionali”.

“Quel che fa rabbia – osserva oggi l’esponente della Filctem – è la decisione di revocare il periodo di copertura della cassa integrazione con una data retroattiva: praticamente l’hanno bloccata il 19 giugno 2018, quando mancavano appena undici giorni alla sua conclusione, con effetto però a partire dal 20 aprile, quindi due mesi prima. Abbiamo fatto manifestazioni, siamo andati dal Prefetto, abbiamo coinvolto i sindaci dei Comuni interessati. Da due settimane i lavoratori stanno mandando tutti i giorni una mail al ministero per chiedere una risposta. Che sia anche un ‘no’, ma ce lo devono dire in faccia”. Intanto quelle parole del sottosegretario sono rimaste sulla carta e il tavolo non è mai stato convocato. “Su questo però non ci arrendiamo – conclude Maccari –. Stiamo pensando a nuove iniziative di protesta, anche un presidio a Roma davanti al ministero. Vedremo. Chiediamo solo dignità per questi lavoratori e il rispetto delle promesse”.