I cancelli della loro fabbrica chiuderanno definitivamente entro marzo 2025. I 45 lavoratori della Technisub di Genova, azienda fondata nel 1962 da Luigi Ferraro e storico marchio di attrezzature subacquee, controllata dal 1982 dalla francese Aqualung (nata per impulso del noto esploratore Jacques-Ives Cousteau), lo hanno appreso martedì 5 marzo attraverso una video conferenza con i vertici aziendali.

Il comunicato dell’azienda

Il gruppo, proprietà del fondo d’investimento statunitense Barings, ha annunciato “la progressiva cessazione delle sue attività produttive condotte presso lo stabilimento Technisub di Genova, rimarcando come Aqualung abbia “dovuto affrontare notevoli sfide che hanno inciso pesantemente sui propri flussi di cassa”. Da qui l’esigenza di “ridurre i costi fissi e ripristinare la propria crescita durevole a lungo termine grazie a un’organizzazione più flessibile ed efficiente”.

In sostanza, la multinazionale francese “ha deciso di trasferire le attività della sede italiana, i mezzi di produzione e il know-how, verso il suo impianto produttivo di Blackburn, in Inghilterra. Questo trasferimento consentirà al gruppo di centralizzare la produzione ad alto valore aggiunto e creare così una ‘sovrastruttura’ che razionalizzerà la produzione e ottimizzerà l’uso delle risorse. Lo scopo è di finalizzare l’installazione e avviare la produzione nella sede di Blackburn all’inizio del 2025”.

La risposta del sindacato

“La casa madre francese – spiegano Fiom Cgil territoriale e Rsu Fiom di stabilimento – ha deciso di abbandonare il sito genovese e di trasferire la produzione presso l’impianto inglese della controllata Apeks con il solo scopo di aumentare i profitti”.

Per la Fiom la scelta di chiudere l’impianto, dove si producono prevalentemente maschere, pinne e boccagli, è una “decisione scellerata e inaccettabile”, cui il sindacato ha risposto immediatamente “con la dichiarazione dello stato di agitazione e quattro ore di sciopero cui ha aderito la totalità dei lavoratori”.

La Fiom “non accetterà mai la dismissione di una storica fabbrica della città: per l'ennesima volta rischiamo di perdere un importante sito produttivo e numerosi posti di lavoro. Da adesso parte una vertenza che dovrà vedere ancora una volta la città e i lavoratori metalmeccanici uniti a difesa di una sua eccellenza industriale”.