“La situazione sta diventando esplosiva, con oltre mille lavoratori in attesa di una soluzione industriale da più di otto anni”. Non usa giri di parole Michele De Palma, segretario nazionale della Fiom Cgil, per descrivere la vertenza della Blutec di Termini Imerese (Palermo), la newco del gruppo Metec che nel 2014 ha rilevato lo stabilimento ex Fiat. I sindacati denunciano il ritardo nella firma del decreto di finanziamento della cassa integrazione per il 2019 per 564 dipendenti diretti e altri 300 dell’indotto (la cui cig è scaduta il 1° gennaio), la mancata estensione delle tutele sociali a 62 lavoratori rimasti dal 31 dicembre scoperti dagli ammortizzatori sociali, oltre al non rispetto degli impegni da parte dell’azienda per il rilancio dell’impianto.

Mercoledì 13 febbraio lavoratori, sindacati e primi cittadini dei Comuni del comprensorio manifesteranno a Roma, davanti al ministero dello Sviluppo economico, pur non essendo stati convocati per un incontro ufficiale. “Resteremo lì fino a quando non saremo ricevuti”, commenta il segretario generale della Fiom Cgil Sicilia Roberto Mastrosimone. Obiettivo dei sindacati è ottenere garanzie sul rinnovo della cassa integrazione diretta e in deroga (come previsto nell’accordo siglato il 7 gennaio scorso al ministero) e sull’attuazione del piano industriale. Il 26 ottobre scorso il ministro Di Maio, presentandosi ai cancelli della Blutec, promise una soluzione immediata a tutte le questioni poste da Fiom, Fim e Uilm: sono passati tre mesi e mezzo da allora, ma ancora nulla è stato fatto.

Oltre ai sindacati, davanti al ministero ci saranno i sindaci del comprensorio (Città metropolitana di Palermo, Termini Imerese, Lascari, Sciara, Caccamo, Aliminusa, Cerda, Cefalù, Trabia, Ventimiglia e Campofelice). “Ciò che preoccupa maggiormente è l'assenza di riscontro da parte del ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico, e questo nonostante le nostre ripetute sollecitazioni”, scrivono i primi cittadini in una lettera inviata al premier Conte e al ministro Di Maio, evidenziando il “grave silenzio del governo” sulla vertenza. I sindaci lamentano “l’assenza di prospettive concrete, il rischio di perdere anche quel minimo sostentamento derivante dagli ammortizzatori sociali, in un territorio come quello imerese, caratterizzato da un alto tasso di disoccupazione e dalle fragili caratteristiche socio-economiche, che non consente di sostenere ulteriori passi indietro”.