Nella sanità privata se ne vedono di tutti i colori. Questa volta a rischiara una pesante discriminazione sono state due suore, entrambe infermiere e dipendenti di una RSA privata, che l’azienda voleva trasferire dalla sede romana, su via Tuscolana, in una seconda struttura nel Comune di Riofreddo, ai confini tra il Lazio e l’Abruzzo

Una decisione incompatibile con le regole di vita spirituale delle due suore infermiere e che, pertanto, avrebbe rappresentato una forma di discriminazione diretta e indiretta. Infatti, entrambe vivono in convento e, per voto di povertà, non posseggono un proprio mezzo di trasporto, per cui tale trasferimento avrebbe significato o la perdita del lavoro o la rinuncia alla scelta di vita religiosa.

Contro questa imposizione dell’azienda le due lavoratrici hanno scelto di rivolgersi alla Fp Cgil di Roma e Lazio, la quale, grazie al supporto degli avvocati Carlo De Marchis Gòmez e Silvia Conti, ha reso evidente come il trasferimento rappresentasse un atto discriminatorio, aggravato dall’assenza di trasparenza sulle motivazioni riguardo eventuali esigenze tecniche, organizzative e produttive, presentando ricorso presso il competente Tribunale del lavoro. Grazie a quest’azione legale l’Azienda ha annullato il provvedimento e le due religiose possono continuare a lavorare nella RSA in cui erano state assunte.