Si può fare. Questo il messaggio che arriva dal tavolo della trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale imprese di pulizia, servizi integrati/multiservizi: rinnovare i contratti adeguando i salari all’inflazione e aumentando tutele e diritti per lavoratori e lavoratrici si può fare. E, verrebbe da aggiungere, si deve fare.

Un messaggio forte e chiaro anche per il Governo, che rimane arroccato su cifre assai lontane da quanto manca per l’erosione del potere di acquisto dalle buste paga dei dipendenti pubblici – un terzo scarso – , mentre i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti e le associazioni datoriali Legacoop, Confcooperative, Agci Servizi e Unionservizi Confapi hanno concordato un aumento sui minimi tabellari del 16,6%.

Il valore del rinnovo

“La firma del Contratto nazionale segna un importante passaggio nella lotta al lavoro povero, in un settore ostaggio di appalti al massimo ribasso e condizioni di lavoro inaccettabili”. A parlare è Paola Bassetti, segretaria nazionale Filcams Cgil che aggiunge: “È stato un negoziato complesso, ma concluso a soli cinque mesi dalla scadenza del contratto. Siamo riusciti ad ottenere risultati estremamente rilevanti, definendo non solo l’aumento del salario con il pieno recupero dell’inflazione, ma anche il consolidamento automatico delle ore supplementari e l’aumento dell’orario minimo settimanale, importante punto di partenza nella lotta al part-time involontario che affligge il comparto. Una prima spallata alla fragilità e all’invisibilità sociale, che tutti i giorni vivono migliaia di lavoratrici e lavoratori”.

La parte economica

Intanto è bene ricordare che questo contratto riguarda oltre 600mila lavoratori e lavoratrici, soprattutto donne. Sono quelle e quelli – spesso – del lavoro povero non solo e non tanto per i bassi livelli salariali, ma per la precarietà del lavoro spesso svolto per ditte in appalto, soprattutto, per contratti part-time non scelti ma imposti. E allora esser riusciti a concordare aumenti del 16,6% è ancora più importante.

Veniamo ai numeri

Il contratto è in vigore dal 1° giugno 2025 al 31 dicembre 2028, l’aumento salariale è di 215 euro a regime – ovviamente erogato a scaglioni; lo dicevamo, questa cifra corrisponde a un aumento sui minimi tabellari del 16,6%. L'incremento economico così definito a fine 2028 svilupperà una massa salariale di 5.705 euro, entro la data di vigenza del contratto. Così si sarà realizzato il pieno recupero dell’inflazione cumulata nel periodo 2021-2024. Davvero un risultato bello e giusto.

Part-time

E non finisce qui. Il lavoro povero è davvero troppo diffuso tra queste lavoratrici e lavoratori, perché quasi sempre assunti a tempo parziale. Allora, dal 1° giugno per contratto è previsto un aumento dell’orario minimo per i part-time a 15 ore settimanali, il consolidamento automatico delle ore supplementari e l’inserimento della clausola di deterrenza per le aziende inottemperanti, con l’incremento del 30% dell’orario individuale settimanale.

Diritti e tutele

Cominciamo dalla malattia. Per la prima volta viene introdotto l’obbligo per le aziende di inviare, sempre che il dipendente lo chieda, un’informativa rispetto al numero di giornate di assenza per malattia. In più è prevista la costituzione di un gruppo di lavoro per l’aggiornamento e la razionalizzazione della sfera di applicazione, e l’obbligo di comunicazione preventiva da parte delle aziende per il periodo di malattia.

La maggior parte degli addetti del settore sono donne, la previsione di tutele specifiche è quasi doverosa. Bene hanno fatto allora sindacati e parti datoriali a fissare, per ulteriori 90 giorni, l’integrazione al 100% dell’indennità di congedo per le donne vittime di violenza.

Non poteva andare tutto liscio

Una delle organizzazioni datoriali, quella aderente a Confindustria, l’Anip ha deciso di sfilarsi abbandonando il tavolo di confronto già prima degli ultimi incontri. Un atteggiamento poco spiegabile e anche irrispettoso visto che le quattro associazioni firmatarie, Legacoop, Confcooperative, Agci Servizi e Unionservizi Confapi, rappresentano circa il 70% delle imprese del settore. Il commento della segretaria della Filcams è netto: “Anip-Confindustria ha deciso, in maniera del tutto irresponsabile, di sfilarsi dalla trattativa e dalla firma del Ccnl. Lo ha fatto mettendo a rischio il rinnovo del contratto e, con esso, il destino delle lavoratrici e dei lavoratori che aspettavano un significativo miglioramento delle condizioni di lavoro”.

La difesa del sindacato

È ovvio, oltre che doveroso: ormai il contratto è firmato e va rispettato da tutti, anche da chi si è sottratto al confronto. Per questo la conclusione di Paola Bassetti è chiara: “Un atteggiamento oltraggioso rispetto al quale non faremo sconti, qualora dovesse ripercuotersi sulla dignità di migliaia di addette e addetti impiegati nel comparto. Il rischio è che vengano privati della copertura contrattuale rinnovata, alimentando disuguaglianze e fenomeni di dumping. Ma lo diciamo chiaramente: non tollereremo scappatoie rispetto alla corretta applicazione del Ccnl. In caso contrario, siamo pronti al contenzioso e alla mobilitazione”.