“Finalmente, dopo 15 anni dalla emanazione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e con ben 7 anni di ritardo (avrebbe dovuto farlo entro il 31 dicembre 2012), il Ministero dei Beni Culturali, di concerto con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha emanato il Regolamento per realizzare la prova di idoneità che permetterà a migliaia di persone di concorrere per ottenere il riconoscimento pubblico ed istituzionale della qualifica di Restauratore”. È quanto fa sapere Ermira Behri, segretaria nazionale
della Fillea Cgil.

Una bella notizia che però è macchiata dai criteri decisi per accedere e superare la prova, criteri che per il sindacato di Viale Morgagni sono fortemente discriminatori tra chi è Collaboratore Restauratore per titolo di studio e chi, invece, lo ha acquisito attraverso il bando (selezione pubblica) per titoli ed esperienza lavorativa. Per l’ennesima volta in questa vicenda - prosegue Ermira Behri - coloro che hanno avuto molti anni addietro una formazione regionale, allora regolare per le Istituzioni, e che poi hanno dedicato una vita professionale al restauro, si trovano svantaggiati rispetto a coloro che hanno anche solo un titolo di studio riconosciuto. Fillea Cgil, insieme a Filca Cisl e Feneal Uil, hanno già da tempo manifestato ai due Ministri la loro contrarietà rispetto a questa intollerabile discriminazione e continuano a chiedere una revisione dei requisiti presenti nel decreto”, conclude la sindacalista.