L’obiettivo è “esuberi zero”. Ma è una strada tutta in salita quella che oggi (martedì 12 marzo) i sindacati continuano a percorrere. A Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico, si tiene il secondo incontro tra governo, sindacati e Sirti, il gigante italiano delle infrastrutture per telecomunicazioni e information technology che il 14 febbraio scorso ha dichiarato 833 esuberi, tra operai e impiegati. Una cifra enorme, pari al 23 per cento del personale (gli addetti complessivi sono 3.692). I licenziamenti toccheranno tutti i reparti, anche se maggiormente colpita sarebbe la business unit Telco (reti di accesso, manutenzioni, radiomobili, reti civili e fibra). A tremare sono i lavoratori di tutte e 30 le sedi della società (controllata dall’agosto 2016 dal fondo d’investimento statunitense Pillarstone): gli esuberi sarebbero 250 in Lombardia, 150 in Campania, 100 in Puglia, oltre 130 nel Centro Italia e in Sardegna, un centinaio nel Triveneto, Emilia Romagna e Marche, un altro centinaio tra Calabria e Sicilia.

Il primo incontro, che si è tenuto il 28 febbraio scorso a Milano (presso la sede di Assolombarda), non è andato bene. “A fronte di una prima apertura a ragionare di strumenti alternativi ai licenziamenti, l’azienda ha respinto le richieste avanzate per una sospensione dei tempi della procedura”, hanno spiegato Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. I sindacati hanno dunque intensificato la mobilitazione, dichiarando la “settimana della lotta”, iniziata lunedì 11 marzo e che si concluderà venerdì 15. Lunedì si è tenuta a Catania la prima delle cinque manifestazioni interregionali (quindi una al giorno, in modo da coprire l’intero territorio nazionale) dei dipendenti della Sirti, cui hanno partecipato in massa, con un corteo da piazza Roma fino alla Prefettura, i circa 400 lavoratori degli stabilimenti di Carini (Palermo), Catania e Feroleto Antico (Catanzaro). I prossimi appuntamenti sono mercoledì 13 marzo a Bari, giovedì 14 a Treviso e venerdì 15 a Milano.

“All’azienda chiediamo di concordare l’obiettivo esuberi zero per il tramite di ammortizzatori sociali di accompagnamento al pensionamento, l’uso di ammortizzatori conservativi del posto di lavoro, la riduzione dell’utilizzo dei subappalti e la riconversione professionale”, spiegano Pietro Locatelli, Marco Giglio e Michele Paliani (coordinatori nazionali Fiom, Fim e Uilm della Sirti): “Al governo chiediamo di convocare tutte le parti a vario titolo coinvolte nel settore per costituire un tavolo nazionale di settore permanente che, a partire da questa drammatica vertenza, possa dare risposte immediate e di prospettiva per la salvaguardia dei posti di lavoro e determinare politiche industriali di tendenza per un settore così strategico per il Paese”.

“Il governo non può ignorare il ruolo strategico che il settore delle telecomunicazioni ricopre per il Paese e le drammatiche ricadute dal punto di vista occupazionale che il caso Sirti comporta”, ha detto nei giorni scorsi Francesca Re David, segretaria generale della Fiom Cgil. Un primo pacchetto di quattro ore di sciopero è stato già realizzato dal 18 al 20 febbraio a livello territoriale, registrando ovunque un'adesione pressoché totale, seguito da un’altra serie di scioperi che si sono tenuti a scacchiera nei diversi stabilimenti nella prima settimana di marzo.

Forte è la mobilitazione dei territori. “Siamo in presenza di una grave scorrettezza sul piano delle relazioni industriali da parte della Sirti”, spiega la segretaria generale della Cgil di Lecce Valentina Fragassi: “Le motivazioni addotte, ossia quelle finanziarie, sono inaccettabili. La mancata interlocuzione con i sindacati prima di avviare una procedura così dolorosa è una mancanza di rispetto per i lavoratori che hanno costruito quest’azienda”. Per Rosy Scollo, della Fiom Cgil di Catania, i motivi del licenziamento “non sono legati alla crisi, bensì a una riorganizzazione aziendale. Alla società non mancano commesse, vuole semplicemente fare a meno dei lavoratori, usando il sistema dei subappalti e riducendo ulteriormente le tutele”. Andremo avanti a oltranza “fino a quando l'azienda non ritirerà gli esuberi”, aggiunge il segretario Fiom Cgil Palermo Francesco Foti, precisando che i sindacati sono pronti “ad avviare iniziative legali contro il ricorso al subappalto: mentre i lavoratori vivono nella paura del licenziamento, non possiamo tollerare che l'azienda dichiari gli esuberi per affidarsi al mondo senza regole del subappalto”.

Il tema del subappalto è ripreso anche da Cgil, Fiom e Slc della Campania. “Abbiamo manifestato la nostra forte contrarietà ai tagli annunciati ed espresso preoccupazione per il rischio concreto e reale che ciò possa indebolire la capacità dell'azienda di gestire direttamente la realizzazione e la manutenzione delle reti telefoniche e di telecomunicazioni, spingendo sul ricorso ad attività in subappalto”, spiegano le tre organizzazioni sindacali. Cgil, Fiom e Slc campane ribadiscono poi la necessità “di un tavolo nazionale presso il ministero dello Sviluppo economico, che veda la presenza anche della grande committenza. Ed è fondamentale che la Regione sia parte attiva rispetto alla vertenza specifica, affinché si tutelino tutti i livelli occupazionali, in un settore che, a causa delle gare al massimo ribasso, vede scaricati su migliaia di lavoratrici e lavoratori i costi di questa deregolamentazione”.

La Fiom Cgil di Cagliari evidenzia che “ci sono state scelte sbagliate da parte del management aziendale, che hanno sicuramente determinato delle perdite, ma non è scaricando i suoi lavoratori dopo anni di servizio che la Sirti riuscirà a uscire dall’attuale impasse”. Il segretario generale Sandro Banchero richiama anche la Telecom alle proprie responsabilità: “In questi anni è stata attuata una politica di appalti al ribasso e una parcellizzazione delle commesse che ha penalizzato le realtà strutturate e rispettose delle regole a vantaggio delle piccole imprese improvvisate”. Per Banchero l’auspicio è che i tre giorni di mobilitazione, articolati nelle diverse regioni, portino Sirti e Telecom a un tavolo ministeriale, al quale in passato la società di telecomunicazioni si è sottratta. “Telecom si occupa di un settore strategico – conclude Banchero –, è perciò indispensabile anche che venga istituito un tavolo permanente di controllo e verifica delle sue attività, insieme alle altre società che si occupano di telecomunicazioni”.

Tornando a Fiom, Fim e Uilm nazionali, le organizzazioni respingono decisamente “un piano di ristrutturazione e riorganizzazione che scarica drammaticamente sui lavoratori le conseguenze di un mercato delle telecomunicazioni senza governo, con scelte aziendali miopi e sbagliate”. I sindacati spiegano che Sirti “ha ricondotto tale decisione alle condizioni di mercato, che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell’ultimo biennio, scarsa marginalità e ulteriore frammentazione dei soggetti imprenditoriali concorrenti”.

I sindacati chiedono al governo non solo “un intervento concreto per il mantenimento dell’occupazione nel gruppo, ma anche un confronto permanente sulle condizioni di lavoro e sulle prospettive del settore, dilaniato da gare assegnate al massimo ribasso e oggetto di una progressiva rivoluzione tecnologica”. Per Fiom, Fim e Uilm “la guerra di posizione tra i maggiori azionisti, interna a Tim, non può essere scaricata sui lavoratori delle installazioni telefoniche. Pur essendo, da anni, in mano ad aziende private, il settore telefonico ha urgente bisogno di un governo pubblico”. In questa chiave, richiamano anche la “paradossale” situazione della Open Fiber, “di fatto una società a partecipazione pubblica, le cui regole d’ingaggio, in termini di gare e di tempistica nei pagamenti, stanno mettendo in crisi gli operatori del settore più strutturati, ovvero quelli con maggiore occupazione e più rispettosi delle tutele previste dalla contrattazione collettiva e della tutela della salute e sicurezza”.