Un’altra multinazionale se ne va. È la svedese Husqvarna, seconda azienda al mondo nel campo delle macchine per il giardinaggio. Venerdì 24 maggio ha annunciato la chiusura della produzione nello stabilimento di Valmadrera (Lecco), con il solo mantenimento del reparto commerciale: questo vuol dire 80 esuberi su 102 dipendenti (cui andrebbero sommato i terzisti e i dipendenti delle cooperative che lavorano per Husqvarna). Immediata la risposta dei lavoratori, che da lunedì 27 maggio sono in presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica. Previsto per oggi (lunedì 3 giugno) un incontro tra società e Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil nella sede lecchese di Confindustria, da cui ci si augura possano scaturire soluzioni alternative.

L’impianto era in difficoltà già da qualche tempo, come dimostra il periodico ricorso alla cassa integrazione per colmare cali stagionali e carenze produttive. All’inizio di maggio, inoltre, la multinazionale aveva annunciato l'intenzione di ridurre del 50 per cento attività produttive e personale, ma nessuno si aspettava che si arrivasse direttamente alla chiusura. Intenzione della Husqvarna, dunque, è la sospensione della produzione di tosaerba Mc Culloch (unico prodotto rimasto a Valmadrera, dopo che nel 2008 fu delocalizzata all’estero la fabbricazione di lavastoviglie, comportando anche 60 esuberi), marchio considerato non più strategicamente competitivo, concentrandosi esclusivamente sulla commercializzazione del marchio Gardena Italia.

“La situazione è davvero preoccupante”, spiega il segretario della Fiom Cgil di Lecco Fabio Anghileri, sollevando “il problema ormai evidente della gestione di queste situazioni di crisi, avendo condizioni di utilizzo degli ammortizzatori sociali molto ridotte rispetto al passato”. Il problema, infatti, si pone già adesso: “In azienda il lavoro è stagionale, a fine mese tutti gli addetti avranno concluso la produzione per quest’anno. In passato si facevano sei mesi di produzione e sei mesi di ammortizzatori sociali: ma se ora Husqvarna cesserà la produzione, non sarà possibile richiedere la cassa integrazione ordinaria”.

Il sindacato chiede “soluzioni alternative alla perdita di posti di lavoro, anche perché il tessuto produttivo è in difficoltà, come dimostra l’aumento delle domande di cassa integrazione”. Anghileri, in conclusione, evidenzia anche il dato anagrafico: “L’età media dei dipendenti è sui cinquant’anni, quindi troppo giovani per la pensione ma con possibili difficoltà di trovare un nuovo posto di lavoro. Una situazione, dunque, particolarmente delicata, per la cui soluzione servirà l’impegno di tutti, a partire dall’azienda, per sostenere eventuali percorsi alternativi e forme di sostegno per i lavoratori”.