“I valori della Liberazione devono essere al centro della mobilitazione di tutto il Paese. La Cgil sarà presente in tutte le piazze, a partire da Milano”. A dirlo è il segretario generale Cgil Maurizio Landini, nell’intervista pubblicata oggi (martedì 23 aprile) dal quotidiano Il Manifesto, di cui condivide l’appello alla partecipazione: “Occorre ribadire che le fondamenta del nostro Stato sono in quella giornata e che per la riconquista della democrazia e la sconfitta del nazifascismo lavoratrici e lavoratori hanno avuto un ruolo fondamentale”.

Landini evidenzia che “in tutto il mondo, non solo in Italia, si rischia un arretramento verso forme autoritarie di governo, alimentate da un modello economico fondato sullo sfruttamento delle persone. Per questo noi crediamo che la lotta per i diritti, la libertà nel lavoro e la messa in discussione di questo modello di fare impresa, siano oggi il punto da cui partire per affermare una democrazia che sia davvero compiuta e antifascista”.

A proposito di antifascismo, il leader Cgil commenta il caso Scurati. “Censurare un messaggio su fascismo e postfascismo a pochi giorni dal 25 aprile penso sia di una gravità assoluta. La Rai è pagata da tutti i cittadini per essere servizio pubblico, quindi indipendente e plurale. Esprimo solidarietà, condivisione e vicinanza ad Antonio Scurati. L'attacco personale e denigratorio nei suoi confronti da parte del presidente del Consiglio è una forma di violenza inaccettabile e pericolosa che chiarisce perché da quel pulpito la parola antifascismo non viene pronunciata”.

Il governo, in generale, non sembra gradire il dissenso. “La messa in discussione del diritto di manifestare è uno dei segnali del tentativo di comprimere le libertà del Paese: dall'attacco al diritto di sciopero con le precettazioni, fino alla messa in discussione dell'autonomia della magistratura e l'occupazione dei mezzi di informazione”, sottolinea Landini: “Siamo di fronte a un governo che non ricerca la mediazione e non riconosce alcun ruolo alla rappresentanza sociale, perché vuole comandare ed esprime profondo fastidio nei confronti di chi contesta”.

Ma il governo si nutre anche di idee autoritarie, basti pensare “alla legge delega sul fisco, sui contratti e le retribuzioni, ai condoni fiscali, al taglio della rivalutazione delle pensioni, ai tagli sulle misure di contrasto alla povertà. Il governo sta decidendo su materie che riguardano la vita di milioni di persone senza confrontarsi con le organizzazioni sindacali e svuotando il ruolo del Parlamento”.

Tra le idee autoritarie, c’è anche l’immancabile battaglia contro l’aborto. “Il Pnrr – rimarca il segretario Cgil – doveva migliorare la condizione dei giovani e delle donne, aumentando l'occupazione, i servizi pubblici a sostegno della genitorialità, gli asili nido, i consultori. Nulla di tutto questo è stato fatto, anzi, è stata inserita questa norma (ndr. sui pro-vita nei consultori) che è l'ennesimo attacco alla libera scelta delle donne, al loro diritto all'autodeterminazione e a decidere sul proprio corpo. Oggi la Cgil con la Uil sarà in presidio sotto al Senato”.

Landini passa poi a illustrare i quattro referendum su cui il 25 aprile la Cgil inizierà la raccolta delle firme: “Occorre cancellare quelle leggi che hanno determinato un modello di fare impresa fondato sulla riduzione dei diritti, sullo sfruttamento delle persone, sull’esternalizzazione delle attività, sulla precarietà e quindi su bassi salari”. Obiettivo del sindacato, dunque, è “superare il Jobs Act, innalzare per tutti le tutele contro i licenziamenti illegittimi, cancellare l'uso indiscriminato dei contratti a termine e rendere più sicuro il lavoro nel sistema degli appalti”.

L’ultima questione riguarda appunto la sicurezza sul lavoro. “La precarietà influisce sulla sicurezza”, conclude Landini: “È certificato anche dai dati Inail che la maggioranza dei morti e degli infortuni sul lavoro riguardano lavoratori precari e coinvolgono imprese che operano in appalti, subappalti e finte cooperative. Rivendichiamo politiche industriali, un altro modello di fare impresa, che il lavoro diventi il bene comune per il Paese”.