Le giornaliste e i giornalisti della Dire, insieme con i colleghi poligrafici, in sciopero e in sit-in sotto la sede della redazione centrale di Roma, per chiedere all'azienda di ritirare i licenziamenti e fermare le sospensioni illegali. Sono i 14 licenziamenti immotivati e illegittimi e 17 le sospensioni dal lavoro con effetto immediato e senza retribuzione: “Un atto gravissimo e senza alcun precedente e fondamento giuridico, oltre che assurdo per tempi e modi”, si legge nel comunicato. 

Un sit-in gremito, di colleghi di ogni testata, di sindacalisti e di parlamentari. Abbiamo raccolto le voci di Alessandra Fabretti, componente del cdr; Matteo Naccari, che per l’Fnsi si occupa della vertenza; Giulia Guida, segretaria Slc Cgil; Carlo Bartoli, presidente dell'Ordine dei giornalisti; Lara Ghiglione, segretaria nazionale della Cgil.

In un comunicato congiunto seguito al sit-in, Cgil nazionale e Slc Cgil definiscono la continuità occupazionale di tutti i dipendenti un “obiettivo irrinunciabile”. “Le risorse del Fondo straordinario di sostegno all’editoria per il 2024 - affermano - possono evitare che la proprietà penalizzi le forze produttive”.

I sindacati dichiarano la propria “solidarietà e sostegno concreto” ai lavoratori Dire, con Giulia Guida che auspica di scongiurare “che la proprietà riversi anche sui grafici provvedimenti immotivati e insensati", riferendosi ai circa trenta addetti tra Roma e Bologna a cui scadrà il contratto di solidarietà a fine mese, e chiama in causa il governo: “Il sottosegretario Barachini deve intervenire e noi siamo pronti ad incontrarlo anche oggi stesso”. Una formale richiesta in tal senso è infatti partita a firma Slc Cgil insieme alle analoghe categorie di Cisl e Uil.

Per il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo “è inaccettabile che siano i lavoratori a pagare per gli errori della precedente e dell'attuale gestione e oggi tutelarli, chiedendo l'immediato ritiro dei licenziamenti e delle sospensioni, significa difendere il pluralismo dell'informazione, sotto evidente attacco nel Paese. Da quarant'anni l’agenzia Dire è una voce autorevole e non si può perciò ridimensionarla. Significherebbe comprimere gli spazi di democrazia e pluralismo, fondamenti di un’informazione libera”.