"Nelle ultime settimane il percorso di salvataggio di Italtel ha evidenziato segnali preoccupanti, al punto da non essere più certi che quanto delineato con l'ingresso (futuro) di Psc si potesse realizzare". A dirlo sono Giom Cgil, Fim Cisl e Uil Uil nazionali: "Ricordiamo che oggi Italtel vede come azionisti Exprivia e Cisco, che l'affitto dell'azienda da parte di Psc non si è realizzato, che le garanzie bancarie necessarie a sbloccare i rapporti con Cisco (come fornitore) non sono ancora state ratificate (creando problemi all'operatività Italtel ed effetti negativi sui margini) e, aspetto fondamentale, senza che vi sia stata l'ufficialità di un intervento dello Stato (tramite Cassa depositi e prestiti) a sostegno della nascita di un Polo nazionale dell'impiantistica, guidato da Psc, con Italtel come uno degli elementi cardine del progetto". I sindacati rilevano anche che Italtel ha comunicato "la necessità di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria nei prossimi 12 mesi, che coinvolgerebbe circa 800 lavoratori, con velocità variabili, in alcuni casi pesanti (ad esempio per 30 lavoratori l'azienda propone 130 giorni di cassa in un anno, per altri 200 lavoratori 78 giorni di cassa)".

"In assenza di certezze sul futuro, senza un piano di rilancio, non possiamo accettare un ulteriore sacrificio per i lavoratori". A dirlo è la segretaria nazionale della Fiom Cgil Barbara Tibaldi, commentando la scelta dell'azienda di telecomunicazioni Italtel di utilizzare la cassa integrazione straordinaria anche nel secondo semestre, dopo essersi avvalsa nei primi sei mesi della cassa integrazione ordinaria per Covid. "La situazione è molto delicata, perché il percorso di Italtel non ha certezze. Dovrà concludersi entro dicembre con un'acquisizione che però al momento è solo annunciata, come solo annunciato è l'intervento di Cassa depositi e prestiti", riprende l'esponente sindacale, rimarcando che "si continua a chiedere ancora un prezzo per i lavoratori, come la cassa integrazione straordinaria, e in assenza di certezze sul futuro non possiamo davvero accettarlo". Tibaldi così conclude: "C'è un piano industriale presentato dall'azienda che è sotto un processo di concordato. A dicembre, se verrà acquisita e rilanciata, assorbendo il piano industriale previsto, affronteremo oneri e onori. Fino ad allora non si può chiedere ai lavoratori un ulteriore prezzo".