Wärtsilä sceglie i licenziamenti. La multinazionale finlandese ha fatto saltare l’accordo sulla proroga di sei mesi del contratto di solidarietà per i lavoratori dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra (Trieste), attivo nella produzione di motori navali. Una decisione che ha spiazzato sindacati e istituzioni nazionali e territoriali, e che apre la strada a 300 esuberi. Immediata la risposta di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, che hanno convocato per venerdì 12 gennaio (alle ore 14) un’assemblea di fabbrica.

L’accordo è saltato nella notte di mercoledì 10 gennaio, nel corso dell’incontro al tavolo convocato dal ministero delle Imprese. Una trattativa iniziata il 19 dicembre, ripresa il 28 dicembre e proseguita martedì 10 gennaio, dopo aver trovato un’intesa con le parti sociali per prorogare l’accordo-quadro del 29 novembre 2022 per ulteriori sei mesi, compresa la proroga del contratto di solidarietà (scaduto il 31 dicembre) fino al 30 giugno 2024.

Il commento dei sindacati

“A notte fonda – spiegano i sindacati metalmeccanici – la direzione Wärtsilä si è presentata al tavolo ministeriale, alla presenza della sottosegretaria Bergamotto e della Regione Friuli Venezia Giulia, comunicando che non c’erano le condizioni per sottoscrivere l’intesa già raggiunta”.

Non sottoscrivendo la proroga sul contratto di solidarietà, la multinazionale “ha dichiarato il licenziamento dei 300 lavoratori della produzione e la precarietà occupazionale dei 600 lavoratori del Service, con un progressivo disimpegno della multinazionale in tutto il territorio nazionale”.

Per Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil questa è “una scelta inaccettabile. In questo anno e mezzo la multinazionale non ha fatto nulla per sostenere la reindustrializzazione del sito, scaricando l’onere su governo e istituzioni”. Ora è necessario che “governo, Regione e parlamentari territoriali rafforzino l’azione di sostegno ai percorsi di rioccupazione dei 300 lavoratori, agendo immediatamente, anche con interventi legislativi, sulla multinazionale per arginare e recuperare i danni industriali e sociali che stanno provocando al nostro Paese e anche per recuperare gli ingenti contributi pubblici trasferiti dallo Stato a Wärtsilä”.

La posizione della multinazionale

“Lo scopo dell'incontro – spiega una nota aziendale – era quello di esaminare le proposte di proroga dell'accordo precedente, che terminava lo scorso dicembre 2023, con le condizioni che avrebbero consentito la proroga e definito un chiaro percorso futuro. Ma le parti non sono riuscite a trovare un accordo sulla formulazione delle condizioni che avrebbero consentito a Wärtsilä prorogare l'accordo”.

La multinazionale ha annunciato che, a seguito all'esito negativo dell'incontro di Roma, avvierà l'iter informativo, prima di iniziare la procedura di licenziamento (relativo alla legge 234/2021), invitando i sindacati a discutere della situazione, delle motivazioni della decisione e dell'impatto stimato sui dipendenti.

Durante l'intero periodo dell'informativa e della procedura Wärtsilä è tenuta (come prevede la normativa anti-delocalizzazioni) a pagare integralmente gli stipendi ai dipendenti coinvolti e “continuerà a sostenere attivamente il processo di reindustrializzazione e a cercare altre alternative ai licenziamenti come parte del piano di mitigazione previsto dalla normativa vigente”.

Wärtsilä ha ribadito nella nota la “fiducia nel potenziale di reindustrializzazione di Trieste. Negli ultimi 16 mesi ci sono state diverse aziende interessate. Nonostante gli sforzi attivi per supportare tutti i processi di valutazione, tutte le aziende interessate hanno concluso il processo già nella fase di valutazione”. L’azienda, infine, ha sottolineato che “Trieste e l'Italia rimarranno sedi importanti per le attività di ricerca e sviluppo, vendita, sourcing, services, project management e formazione di Wärtsilä Italia”.

I propositi del governo

“Intendiamo andare avanti nel processo di reindustrializzazione del sito, in pieno concerto con le istituzioni regionali e locali”. Così il ministro delle Imprese Adolfo Urso, rimarcando che dopo il mancato accordo il governo intende “adottare tutte le azioni necessarie per recuperare gli incentivi e i contributi statali concessi alla società negli ultimi dieci anni, così come previsto dal dl Asset”.

Il ministro ha anche sottolineato che “sulla vicenda non è mai mancato il massimo impegno del dicastero, con il lavoro significativo svolto dal sottosegretario Fausta Bergamotto che in 12 mesi ha tenuto 11 tavoli di crisi con tutti gli attori e 27 riunioni con l'azienda e con i player coinvolti nel processo di reindustrializzazione, dalle aziende partecipate dallo Stato, come Cdp, Ansaldo Energia, Fincantieri, fino ad arrivare a realtà internazionali come Mitsubishi e Rheinmetall”.