La strage di Brandizzo non può essere considerata un’eccezione. È, piuttosto, il simbolo di un sistema che continua a funzionare male e che, troppo spesso, “scarica sul lavoro e sulla pelle dei lavoratori il peso di scelte sbagliate e di logiche di profitto”. È quanto denuncia la Filt Cgil, commentando le ultime ricostruzioni giornalistiche sulla tragedia avvenuta un anno fa.

Il sindacato dei trasporti parla di un modello di mobilità non più sostenibile, “che cresce in termini di prestazioni ma arretra sulle tutele” e avverte: “non possiamo accettare che l’aumento della domanda di trasporto si traduca in tagli sui tempi di manutenzione, pressioni sui ritmi di lavoro, contrazione degli spazi operativi e compressione delle misure di prevenzione”.

Fin dall’inizio, ricorda la Federazione, era stata denunciata la necessità di un cambio radicale. Oggi, a dodici mesi dalla tragedia, la Filt ha elaborato un documento dal titolo Deve esserci un dopo Brandizzo per tutti, che raccoglie criticità e soluzioni. “Non servono interventi spot o soluzioni tampone – spiega la Filt – ma un’azione strutturale e sistemica sulle cause profonde di questi incidenti, a partire da una vera cultura della sicurezza, che metta al centro il valore del lavoro, la formazione continua, la prevenzione come pratica quotidiana e una rigida regolamentazione del sistema degli appalti, oggi troppo spesso terreno fertile per precarietà, subappalti a cascata e assenza di controllo”.

La Federazione insiste sulla necessità di un equilibrio reale – e non solo dichiarato – tra esigenze di mobilità e garanzie di sicurezza: “occorre assicurare tempi congrui e condizioni adeguate per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture. Non è accettabile continuare a operare in condizioni di emergenza permanente, in spazi ridotti e con ritmi insostenibili, che trasformano ogni turno in un potenziale rischio”.

Un passo avanti, sottolinea la Filt, è stato fatto con il nuovo contratto collettivo nazionale, firmato unitariamente lo scorso 22 maggio. “Il ccnl ha introdotto strumenti importanti – dall’introduzione della Stop Work Authority all’istituzione dell’Rls di sito fino al rafforzamento del ruolo degli Rls. Sono avanzamenti che rappresentano un punto di partenza, non di arrivo”.

“La battaglia per la sicurezza – conclude la Filt Cgil – non si esaurisce nei contratti ma va portata avanti ogni giorno, nei luoghi di lavoro, nei tavoli istituzionali, nella contrattazione, nella formazione e nella vigilanza, perché la sicurezza è un diritto, non un costo”.