“Il ministero delle Imprese ci ha informato che lo stato in cui versa Industria italiana autobus (Iia), in particolare l’ultimo passivo di 63 milioni di euro con cui si è chiuso il 2023, obbliga o alla sua liquidazione oppure alla ricerca di un investitore industriale”. A dirlo sono Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic e Uglm: “Le ultime perdite hanno portato la cifra complessiva fino a oggi impiegata dal pubblico in Iia a circa 200 milioni di euro”.

I sindacati evidenziano che “per altro il consiglio di amministrazione di Leonardo ha deliberato l'uscita dal capitale. Infine, dei numerosi interessamenti arrivati per la acquisizione di Iia, l’unica che si è tramutata in un’offerta vincolante è stata quella del gruppo Seri. Il ministero ha puntualizzato di aver provato a favorire un accordo fra Seri e l’altra cordata che si era affacciata, composta fra gli altri da Gruppioni e da Stirpe, ma è stato impossibile raggiungerlo per l’impossibilità di addivenire a un’intesa sia sulle strategie industriali sia sulla governance”.

Alla luce di tutto ciò, secondo quanto esposto da Invitalia, la nuova Iia “non sarà più gravata da debiti e avrà come azionista di maggioranza Seri, che investirà 50 milioni e garantirà i livelli occupazionali per i prossimi tre anni, mentre Invitalia, che secondo la legge non può più restare come azionista di maggioranza, conserverà a sua detta una piccola quota di minoranza simbolica; Invitalia conserverà in virtù di patti sociali quinquennali alcuni diritti specifici, fra cui la possibilità, in caso di mancata attuazione del piano industriale, di rilevare le quote di Seri per alienarle a terzi”.

I sindacati esprimono “grande rammarico per il fatto che lo Stato italiano non sia riuscito a rilanciare Iia nonostante le ingentissime somme spese, cosa ancor più assurda se si pensa che si producono autobus per enti pubblici”. Contestualmente ritengono “non accettabile il modo in cui Invitalia resterebbe nella compagine azionaria non offrendo sufficienti garanzie, tanto più che in caso di mancata attuazione del piano industriale Invitalia non tornerebbe in possesso delle quote alienate ma genericamente avrebbe il diritto di cercare un terzo acquirente non meglio individuato”.

Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic e Uglm chiedono che “venga confermato l’incontro del 23 maggio con l’intera delegazione sindacale e soprattutto al governo di rivedere le proprie posizioni, per venire incontro alle legittime aspettative dei 500 lavoratori coinvolti e per preservare il futuro di un’industria potenzialmente preziosa per l’Italia. Di conseguenza è confermato lo stato di agitazione in entrambi gli stabilimenti di Bologna e di Flumeri (Avellino)”.