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Grande adesione allo sciopero della giustizia, indetto da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa. A incrociare le braccia le lavoratrici e i lavoratori dell'amministrazione giudiziaria, registrando in moltissimi uffici giudiziari del Paese adesioni oltre il 70%". Al centro della protesta, fanno sapere i sindacati, "le gravissime carenze di personale, che porteranno entro il 2021 a un drammatico vuoto di organico, con la metà del personale che andrà in pensione, e la mancata valorizzazione del personale, sempre più anziano, demotivato e pagato meno di tutti altri dipendenti pubblici".
Dietro le parole 'Giustizia Anno Zero' oggi le lavoratrici e i lavoratori della Giustizia hanno scioperato per mandare un messaggio chiaro al governo e al titolare del dicastero di via Arenula, Alfonso Bonafede: "Oggi in tanti - affermano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa - hanno aderito allo sciopero per rivendicare dignità e rispetto. La Giustizia versa in condizioni drammatiche e con essa le lavoratrici e i lavoratori coinvolti. Rivendichiamo il diritto all'applicazione degli accordi, a partire dalla riqualificazione del personale per arrivare all'avvio di processi di innovazione e miglioramento organizzativo. Così come esigiamo un piano straordinario di assunzioni, il personale manca e in prospettiva ancora di più, mentre le assunzioni previste non basteranno a colmare i vuoti. Ora andremo avanti dopo questa straordinaria giornata di lotta. Lo faremo per le lavoratrici e i lavoratori, e lo faremo per i cittadini che meritano una giustizia celere ed efficace", concludono.
Il vuoto di organico
Al netto dei 903 assistenti giudiziari che saranno assunti dalle graduatorie in vigore, le 4.200 unità per tutta Italia previste con i prossimi concorsi non saranno altro che una goccia nel mare se, solo nel 2019, andranno in pensione oltre 7 mila dipendenti, che supereranno i 10 mila entro il 2021. “Abbiamo chiesto più volte al ministro Bonafede di agire su due piani”, spiegano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa: “Un programma di assunzioni, e non quella manciata annunciata solo per rabbonire l'opinione pubblica; la valorizzazione del personale in servizio, attraverso il rispetto degli accordi presi nel 2017 che prevedono progressioni giuridiche ed economiche per tutto il personale. Nulla è stato realizzato, il ministro ha fatto orecchi da mercante”. I sindacati nazionali così concludono: "Noi non ci stiamo. In ballo non ci sono solo i diritti sacrosanti dei lavoratori, ma la funzionalità di uno dei servizi più importanti dello Stato”.
La situazione nei territori
“A Palermo si registra una grave carenza in termini di organici”, spiegano Anna Maria Tirreno (Fp Cgil), Antonino Leti (Cisl Fp) e Alfonso Farruggia (Uil Pa): “Questo è conseguenza di decenni di politiche di tagli ai bilanci e al costo del lavoro che hanno penalizzato un comparto strategico, come quello della giustizia, indispensabile per garantire legalità e diritti dei cittadini”. I sindacati palermitani dedicano particolare attenzione all’esodo in atto: “Con i prossimi pensionamenti gli uffici si svuoteranno ulteriormente. E i lavoratori, già in difficoltà, non riusciranno più a far fronte alle proprie responsabilità di funzionari pubblici né potranno tramandare l’esperienza acquisita a eventuali nuovi colleghi assunti. Senza dimenticare che i contenuti dell’accordo del 27 aprile 2017 avrebbero dovuto già concretizzarsi con la riqualificazione professionale di tutto il personale, lo scorrimento delle graduatorie e l’attuazione delle procedure previste dall'articolo 21 quater della legge 132/2015, con il transito degli ausiliari in seconda area e i passaggi giuridici all'interno delle varie aree”.
I 190 dipendenti del ministero della Giustizia impiegati a Modena scioperano, anzitutto, per rivendicare l'applicazione dell'accordo del 2017. "L'intesa prevede - dicono Fabio De Santis (segretario provinciale Fp Cgil) e Patrizia De Cosimo (segreteria provinciale Cisl Fp) – la rimodulazione dei profili esistenti insieme all'introduzione di nuovi, questo per rendere maggiormente flessibile e aderente alla realtà attuale le mansioni dei lavoratori. Va ricordato che queste amministrazioni sono tuttora interessate da un blocco delle assunzioni che ha reso complesso lo svolgimento delle attività. L'accordo, inoltre, ha previsto l'avanzamento economico per 10 mila persone in Italia nel biennio 2017-2018, ma al momento nessuna di queste ha visto un euro". I sindacati rivendicano anche il potenziamento degli organici, il rifinanziamento del fondo di produttività, lo sblocco della mobilità ordinaria, un piano straordinario delle assunzioni, la riforma informatica giudiziaria e il rinnovo del ccnl. "Tutti temi che hanno uno stretto collegamento con il funzionamento della giustizia nel nostro Paese", concludono De Santis e De Cosimo: "La carenza di cancellieri e assistenti, per esempio, rallenta lo smaltimento dei procedimenti, ingolfando l'attività degli enti del ministero. Così come innovazione, impiego delle risorse e contrattazione non possono essere disgiunte tra di loro. Infatti noi non vediamo interventi atti a migliorare la pubblica amministrazione da anni, per quanto anche questo governo sbandieri magiche e aleatorie soluzioni in arrivo".
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