“La situazione è drammatica: ci sono gravissime carenze di personale e nel 2021 ci sarà un vuoto di organico pari al 50 per cento”. A dirlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, annunciando per oggi (venerdì 28 giugno) lo sciopero nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dell’amministrazione giudiziaria. Si fermano dunque tribunali e procure, previsti presìdi e incontri con i prefetti in tutta Italia. L’attuale dotazione organica del ministero è di 43.658 unità, ma attualmente ci sono 9.265 posti vacanti; nel 2018 ci sono state 2.217 unità in uscita e nel triennio 2019-2021 si stima un decremento di circa 5 mila unità, senza contare gli effetti della quota 100. "Il personale in servizio - continuano - ha un’età media di 57 anni: è anziano, demotivato e pagato meno di tutti gli altri lavoratori pubblici. Si sta mettendo a serio rischio l'apertura degli uffici giudiziari”.

La scelta della giornata di oggi non è stata casuale. Il 28 giugno, infatti, è la “data di scadenza entro la quale il ministro della Giustizia Bonafede avrebbe dovuto portare a compimento tutti i dettagli dell’accordo del 27 aprile 2017: il passaggio degli ausiliari in seconda area, l’apertura di nuovi concorsi interni per i previsti passaggi giuridici nelle aree, la pubblicazione di bandi per informatici, contabili e linguisti, la stabilizzazione dei precari”, spiegano i sindacati: “Abbiamo voluto concedere all'amministrazione la possibilità di mantenere l’impegno sottoscritto, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.

Al netto dei 903 assistenti giudiziari che saranno assunti dalle graduatorie in vigore, le 4.200 unità per tutta Italia previste con i prossimi concorsi non saranno altro che una goccia nel mare se, solo nel 2019, andranno in pensione oltre 7 mila dipendenti, che supereranno i 10 mila entro il 2021. “Abbiamo chiesto più volte al ministro Bonafede di agire su due piani”, spiegano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa: “Un programma di assunzioni, e non quella manciata annunciata solo per rabbonire l'opinione pubblica; la valorizzazione del personale in servizio, attraverso il rispetto degli accordi presi nel 2017 che prevedono progressioni giuridiche ed economiche per tutto il personale. Nulla è stato realizzato, il ministro ha fatto orecchi da mercante”. I sindacati nazionali così concludono: "Noi non ci stiamo. In ballo non ci sono solo i diritti sacrosanti dei lavoratori, ma la funzionalità di uno dei servizi più importanti dello Stato”.

LA SITUAZIONE NEI TERRITORI
“A Palermo si registra una grave carenza in termini di organici”, spiegano Anna Maria Tirreno (Fp Cgil), Antonino Leti (Cisl Fp) e Alfonso Farruggia (Uil Pa)
: “Questo è conseguenza di decenni di politiche di tagli ai bilanci e al costo del lavoro che hanno penalizzato un comparto strategico, come quello della giustizia, indispensabile per garantire legalità e diritti dei cittadini”. I sindacati palermitani dedicano particolare attenzione all’esodo in atto: “Con i prossimi pensionamenti gli uffici si svuoteranno ulteriormente. E i lavoratori, già in difficoltà, non riusciranno più a far fronte alle proprie responsabilità di funzionari pubblici né potranno tramandare l’esperienza acquisita a eventuali nuovi colleghi assunti. Senza dimenticare che i contenuti dell’accordo del 27 aprile 2017 avrebbero dovuto già concretizzarsi con la riqualificazione professionale di tutto il personale, lo scorrimento delle graduatorie e l’attuazione delle procedure previste dall'articolo 21 quater della legge 132/2015, con il transito degli ausiliari in seconda area e i passaggi giuridici all'interno delle varie aree”.

I 190 dipendenti del ministero della Giustizia impiegati a Modena scioperano, anzitutto, per rivendicare l'applicazione dell'accordo del 2017. "L'intesa prevede - dicono Fabio De Santis (segretario provinciale Fp Cgil) e Patrizia De Cosimo (segreteria provinciale Cisl Fp) – la rimodulazione dei profili esistenti insieme all'introduzione di nuovi, questo per rendere maggiormente flessibile e aderente alla realtà attuale le mansioni dei lavoratori. Va ricordato che queste amministrazioni sono tuttora interessate da un blocco delle assunzioni che ha reso complesso lo svolgimento delle attività. L'accordo, inoltre, ha previsto l'avanzamento economico per 10 mila persone in Italia nel biennio 2017-2018, ma al momento nessuna di queste ha visto un euro". I sindacati rivendicano anche il potenziamento degli organici, il rifinanziamento del fondo di produttività, lo sblocco della mobilità ordinaria, un piano straordinario delle assunzioni, la riforma informatica giudiziaria e il rinnovo del ccnl. "Tutti temi che hanno uno stretto collegamento con il funzionamento della giustizia nel nostro Paese", concludono De Santis e De Cosimo: "La carenza di cancellieri e assistenti, per esempio, rallenta lo smaltimento dei procedimenti, ingolfando l'attività degli enti del ministero. Così come innovazione, impiego delle risorse e contrattazione non possono essere disgiunte tra di loro. Infatti noi non vediamo interventi atti a migliorare la pubblica amministrazione da anni, per quanto anche questo governo sbandieri magiche e aleatorie soluzioni in arrivo". 

Nei tribunali del Veneto l’attuale carenza di personale è del 25-30 per cento, e aumenterà di un ulteriore 10 per cento a fronte di quota 100. “Ai dipendenti in servizio si chiede un impegno eccezionale”, osserva Assunta Motta (Fp Cgil Veneto): “Inoltre vengono spostati dalla loro sede a una provincia diversa, con comandi di sei mesi, appunto per sopperire alle carenze degli uffici di destinazione. L’assegnazione provvisoria, che dovrebbe essere la soluzione a situazioni emergenziali, è diventata ormai modalità quotidiana”. L’esponente sindacale rileva che “i lavoratori sono in attesa da anni della riqualificazione professionale e di un piano di formazione mai garantito nonostante le continue riforme di settore”. La Fp veneta, infine, chiede “un piano di assunzioni che limiti i danni del mancato turn over dovuto ai pensionamenti passati e futuri, al fine di garantire la riduzione delle scoperture”.

E concludiamo con Roma. “Abbiamo denunciato da tempo – commentano Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa territoriali – la crisi occupazionale attuale e il preoccupante quadro delle fuoriuscite, aumentate dall'ingresso di quota 100. Solo nel distretto di Roma a inizio 2019 si registrava già il 23 per cento in meno del personale previsto”. Dalla Cassazione alla Direzione nazionale antimafia, alla Procura generale della Repubblica presso la Suprema Corte: in tutti gli uffici giudiziari centrali della capitale le carenze vanno dal 40 al 100 per cento (come nel caso del Tribunale superiore delle acque). “Serve un piano triennale di assunzioni, serve intervenire sulla valorizzazione delle professionalità in servizio, ovvero chi si è fatto carico negli anni di responsabilità anche maggiori rispetto al proprio ruolo. E serve un riconoscimento economico, per chi registra stipendi tra i più bassi del comparto, attraverso un sistema premiale trasparente, adeguato e aggiornato”. I sindacati evidenziano anche che “in alcuni casi manca trasparenza nella gestione delle risorse decentrate e quindi nella corretta distribuzione del fondo, così come ancora è necessario vigilare per la piena applicazione degli istituti del nuovo ccnl”.

Tema prioritario è anche quello della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro: stanze ingombre di fascicoli, locali con impianti di aerazione inadeguati, continua manutenzione. Per aerare le stanze, ad esempio, al Tribunale civile di viale Giulio Cesare si tengono le finestre aperte, su zone trafficate e conseguenti rumori ambientali. Peggio ancora alla Corte d’appello di Roma e all’ufficio Nep: è di questi giorni il ritorno dell’allarme legionella, periodica costante dell’edificio. “Mentre sono in corso gli interventi i lavoratori non possono utilizzare acqua dei rubinetti, servizi igienici, aria condizionata: abbiamo richiesto l’attivazione dei controlli medici per certificare la salute di chi possa essere venuto a contatto con il batterio”, concludono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa: “Condizioni complessivamente critiche, che mettono a serio rischio la salute e il benessere di chi già opera con sovraccarichi di lavoro ormai ogni giorno”.