Comincia in Veneto la mobilitazione della Cgil in vista della manifestazione nazionale “La Via Maestra, insieme per la Costituzione”, che si terrà il 7 ottobre in piazza san Giovanni a Roma, e la consultazione straordinaria delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati sulle iniziative da mettere in campo in vista della manovra di bilancio e dei rinnovi contrattuali. Un percorso che sarà costellato da centinaia di assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori della nostra Regione.

I primi a partire sono stati i delegati e le delegate della Fisac Cgil (la categoria dei lavoratori del credito e delle assicurazioni), che si sono riuniti al Novo Hotel di Mestre. Si tratta di un settore, quello bancario, colpito negli ultimi anni da una crisi occupazionale che ha pochi precedenti. Solo in Veneto, tra il 2015 e il 2021, si contano oltre 5.000 lavoratori in meno, una riduzione del 16,7% (dati Bankit). La provincia più colpita è quella di Vicenza (- 37,12%), seguono a ruota Treviso (- 30,59%) e Padova (- 28,16%). Ma la riduzione riguarda tutti i territori della Regione.

“Un trend - dichiara Claudio Cornelli, segretario generale della Fisac Cgil del Veneto – che è proseguito anche nel 2022, nonostante il settore abbia macinato utili e profitti che, evidentemente, non hanno portato nessun beneficio a lavoratrici e lavoratori sia dal punto di vista salariale che degli organici. Immediata conseguenza: la chiusura di molti sportelli bancari, che ha colpito particolarmente le province di Rovigo e Belluno e le aree interne, creando importanti disagi per i cittadini, privati di servizi fondamentali. Anche per questo gli iscritti alla nostra categoria aderiscono con convinzione al percorso di proposta e di protesta che, come sindacato, stiamo organizzando per le prossime settimane.

L’attacco alla Costituzione che stanno portando avanti l’Esecutivo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene si traduce in meno diritti per chi lavora e meno welfare per tutti, soprattutto per i più deboli. Il nostro impegno ha lo scopo di coinvolgere tutte le persone che vivono del proprio lavoro e che, a causa dell’inflazione e del dilagare della precarietà, fanno sempre più fatica a far quadrare i bilanci familiari e a costruirsi un progetto di vita stabile e sicuro, convincendole che solo se faremo sentire forte la nostra voce potremo ottenere considerazione e risultati: nulla ci sarà gentilmente concesso dall’alto. Non siamo soli in questa battaglia: decine di associazioni hanno aderito alla nostra manifestazione e condividono il nostro progetto di cambiamento”.

Nel corso dell’assemblea hanno preso parola molte delegate e delegati di tutti i principali istituti bancari e delle assicurazioni, e ci sono state relazioni sulla situazione della sanità pubblica (Paolo Righetti, della Cgil Veneto), sulla condizione giovanile e il cambiamento climatico (Rachele Berto, segreteria Fisac Cgil Veneto), sulla questione salariale e previdenziale (Riccardo Gresele, segretario organizzativo Fisac Cgil Veneto).

L’incontro è stato concluso da Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto: “Dobbiamo riuscire a sconfiggere la rassegnazione che colpisce tante persone le quali, pur vivendo sulla propria pelle una crisi sociale sempre più pesante, non hanno più fiducia nella possibilità di poter cambiare condizioni di vita e di lavoro. I toni trionfalistici con cui il Governo, nei mesi scorsi, ha descritto la situazione economica del Paese sono stati clamorosamente smentiti dai recenti numeri dell’Istat sul Pil (sceso nel secondo trimestre dello 0,4%) e sull’occupazione (- 73.000 posti di lavoro a luglio).

L’inflazione, pur in discesa, continua a essere troppo alta, a partire dal carrello della spesa. Il welfare, già non in grado di curare le ferite del nostro tempo, rischia di essere ulteriormente indebolito da una politica di tagli e di definanziamenti che colpiscono soprattutto la sanità pubblica e la scuola. Dobbiamo aprire una vertenza non solo con l’Esecutivo, ma anche nei confronti delle parti datoriali, che non possono pensare di far ricadere sulla fiscalità generale gli indispensabili aumenti salariali. Aumenti salariali che sono nell’interesse dell’intero sistema, perché se la domanda interna continuerà a essere compressa, le conseguenze ricadranno sulle stesse imprese”.