Un’ondata di licenziamenti in Stellantis. Dopo i 2.510 esuberi dichiarati a Torino Mirafiori (1.560), Cassino (850, di cui 300 in trasferta a Pomigliano) e Pratola Serra (100), mercoledì 27 marzo la casa automobilistica ne ha annunciati altri 1.087. Per la precisione: 500 a Melfi (Potenza), 424 a Pomigliano d’Arco (Napoli), 121 a Termoli (Campobasso), 30 a Cento (Ferrara), 12 a Verrone (Biella). Si arriva, dunque, a un totale di 3.597 uscite.

La Fiom Cgil non ha firmato l'accordo sindacale che sta portando alle uscite incentivate in Stellantis. “È sempre più evidente – commenta il segretario nazionale e responsabile settore mobilità Samuele Lodi – il piano di dismissione industriale di Stellantis dall'Italia, mascherato dall'esigenza di far fronte alla transizione”.

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Il dirigente sindacale evidenzia che “la situazione si sta dimostrando ancora più grave di quella che già avevamo denunciato e che, tra l’altro, ha portato alla dichiarazione di sciopero unitario il 12 aprile a Torino. Il governo deve assolutamente intervenire in vista dei tavoli della prossima settimana. Stellantis sta dimostrando di volere proseguire nella sua strategia di svuotamento degli stabilimenti e di disimpegno dal nostro Paese”.

Gli obiettivi dei tavoli automotive al ministero delle Imprese della prossima settimana, spiega la Fiom, risultano fortemente indeboliti: “Gli incentivi, le agevolazioni, le risorse pubbliche, non possono essere riconosciuti a un’azienda che non ha alcuna intenzione di investire in Italia, di non garantire adeguati volumi produttivi né gli stabilimenti, di non investire in ricerca e sviluppo e di non tutelare l’occupazione”.

La Fiom Cgil non sta firmando nemmeno a livello territoriale gli accordi sugli esuberi. “Non c'è più tempo da perdere”, conclude Lodi: “È urgente che venga convocato un incontro a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio e l'amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares. È ora che tutti si assumano le proprie responsabilità per salvare l’automotive in Italia”.