Nella prima metà del 2020 Cnh Industrial, società della galassia Agnelli, chiuderà gli stabilimenti di macchine per le costruzioni di San Mauro Torinese, dove nascerà nell'aprile 2021 un polo logistico 4.0, e di motori marini e generatori di potenza di Pregnana Milanese. Gli esuberi previsti sono 330: 110 nello stabilimento piemontese (i lavoratori sono 370, di cui 260 resteranno), 220 in quello lombardo (di cui 150 addetti alla produzione e 70 al magazzino). Una decisione comunicata ai sindacati il 1° ottobre scorso, che fa parte del più generale piano industriale 2020-2024, intitolato “Transform 2 Win”, presentato il 3 settembre a New York, le cui conseguenze sull'occupazione saranno affrontate lunedì 28 ottobre a Roma, nel corso di un vertice al ministero dello Sviluppo economico tra governo, azienda e sindacati.

Il piano della proprietà ha come obiettivi l’aumento in cinque anni del fatturato a un tasso del 5 per cento annuo, l’incremento del margine Ebit (il reddito operativo aziendale, ossia il risultato aziendale prima delle imposte e degli oneri finanziari) dell'8 per cento nel 2022 e del 10 per cento nel 2024, infine la crescita del rendimento delle attività industriali al 20 per cento. “È inaccettabile che l'aumento della redditività e il raggiungimento degli obiettivi finanziari li paghino i lavoratori, l'Italia ha già pagato un prezzo nel recente passato con la chiusura di Imola e Valle Ufita”, ha commentato il segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile del settore automotive Michele De Palma.

Immediati sono stati gli scioperi nei due stabilimenti e in tutto il gruppo. La riorganizzazione del gruppo Cnh Industrial (che in Italia impiega 17.500 lavoratori) prevede anzitutto la divisione delle attività dei veicoli commerciali Iveco e dei motori Fpt dal settore delle macchine agricole e per le costruzioni. A Torino l'azienda intende investire per la riconversione del sito di San Mauro Torinese 20 milioni di euro, assicurando il riassorbimento, dopo 15 mesi di cassa integrazione straordinaria, di 260 dei 370 lavoratori; i 110 esuberi, promette l’azienda, verranno gestiti offrendo loro opportunità di ricollocazione interna o esterna. Lo stabilimento di Pregnana Milanese, invece, chiuderà la produzione nel giugno 2020, mentre il magazzino chiuderà nel luglio 2021 con l'entrata in funzione del polo di San Mauro Torinese.

La Fiom ha valutato negativamente il piano industriale, valutazione confermata venerdì 11 ottobre dopo la riunione con Gerrit Marx, capo della delegazione di Cnh, sul futuro degli stabilimenti Iveco in Italia. I metalmeccanici Cgil hanno quindi ribadito “la propria contrarietà al piano, che a oggi dà certezza e tempistiche chiare delle ristrutturazioni e chiusure a San Mauro e Pregnana Milanese”. Da qui la decisione di “confermare lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti” allo scopo di “cambiare il piano nelle parti che hanno ricadute negative di carattere produttivo e occupazionale”.

L’incontro dell’11 ottobre, ha sottolineato il segretario nazionale Fiom e responsabile automotive Michele De Palma, “non ha chiarito quali siano gli effetti nella concretizzazione del piano presentato a New York dall'amministratore delegato del gruppo Hubertus Mühlhäuser”. Per l’esponente sindacale l'azienda “deve far rapidamente fronte a cambiamenti tecnologici significativi sul piano degli investimenti: motorizzazioni eco e self drive, innanzitutto. Nel corso del piano l'azienda conta di investire 4,2 miliardi in cinque anni, ma non è stata offerta alcuna indicazione su tempistiche e prodotti presso i siti produttivi”.

La situazione più critica è quella dell’impianto di Pregnana Milanese, di proprietà della Fpt Industrial, controllata del gruppo Cnh. “Chiediamo all'azienda di ripensare il piano e di evitare la cancellazione della storia industriale di uno stabilimento che ha più di 50 anni. La chiusura avrebbe un impatto totalmente negativo sull'occupazione di più di 300 lavoratori, oggi impiegati nell'impianto, e su un indotto di decine di aziende locali fornitrici”, commentano Roberta Turi (segretaria generale Fiom Cgil Milano), Marco Giglio (coordinatore Fim Cisl Milano metropoli) e Francesco Caruso (segretario Uilm Uil Milano, Monza e Brianza), rilevando che a Pregnana “la produzione va bene e i volumi sono addirittura in aumento. Sul sito della Fpt Industrial lo stabilimento viene definito come ‘uno dei più importanti nel Nord Italia non soltanto per la quantità di unità prodotte, ma anche per l'approccio tailor-made: infatti, ogni motore è adattato ai più variegati bisogni dei clienti. Non possiamo accettare la distruzione di una fabbrica storica e siamo contrari a questa strategia”.

(mt)