La crisi sta toccando anche le aziende storiche del made in Italy. Il calzaturificio Baldinini, fondato a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena) nel 1910, ha annunciato la chiusura del settore produttivo della scarpa da moda femminile (mantenendo la parte commerciale e la modelleria). A fine maggio per i 27 lavoratori è stato firmato l’accordo per nove mesi di cassa integrazione.

L’ammortizzatore sociale, iniziato il 26 maggio scorso, si concluderà il 27 febbraio 2026. “Questa misura – spiegano Marco Dallamora (Filctem), Manuela Alfinito (Femca) e Paolo Foschi (Uiltec) – ci permette di gestire al meglio situazioni che altrimenti avrebbero avuto un impatto più pesante, nel caso in cui l’azienda avesse deciso di procedere subito con i licenziamenti”.

I sindacati non intendono perdere posti di lavoro, per di più contrassegnati da professionalità e competenze: “Abbiamo persone che, lavorando da venti o trent’anni all'interno dell’azienda, hanno una ‘intelligenza delle mani’ molto importante e riescono a creare un prodotto di eccellenza per il made in Italy”.

Ma quanto stabilito nell’accordo non basta, proseguono i tre dirigenti sindacali, anche perché si avvicina sempre più la fine di questi strumenti. Da mesi, infatti, i sindacati chiedono all’esecutivo un’azione straordinaria in favore del settore, con il varo appunto di nuovi strumenti rispetto agli ammortizzatori sociali “classici”, che vista la durata e la gravità della crisi si stanno rivelando insufficienti.

“Registriamo con preoccupazione – dicono i rappresentanti di Filctem, Femca e Uiltec – che il governo non ha ancora messo in campo misure concrete ed efficaci per il settore. Serve un cambio di passo immediato, altrimenti il rischio è quello di compromettere in modo irreversibile un distretto produttivo strategico come quello del Rubicone”.

Un distretto che annovera 120 aziende calzaturiere (più l’indotto), di cui l’80 per cento utilizza ammortizzatori sociali. Dallamora, Alfinito e Foschi così concludono: “È il momento di abbandonare analisi sterili e convegni inconcludenti. Occorrono azioni concrete, rapide e straordinarie, per evitare una ricaduta sociale che potrebbe lasciare sul territorio un segno indelebile”.