“Se davvero il governo vuole occuparsi delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Paese rimetta mano al decreto Lavoro: non renda strutturale la precarietà, non condanni le persone alla povertà”. Lo afferma la Cgil nazionale, in occasione della ripresa della discussione alla Camera del decreto-legge 48/2023, che aggiunge: “ci auguriamo che il governo nel corso dell’esame a Montecitorio possa apportare le giuste modifiche invece di danneggiare ulteriormente il mondo del lavoro”.

In particolare, la confederazione sottolinea: “Ci sembra evidente la volontà della maggioranza di governo di proseguire nell’opera di superamento del reddito di cittadinanza come strumento universale, nonché di incremento delle misure di precarizzazione dei rapporti di lavoro”.

Nel dettaglio, spiega la Cgil, “l’Assegno di Inclusione che sostituirà il Reddito di cittadinanza conserva un impianto categoriale ed escludente. Da agosto 2023, e ancora di più dal 1° gennaio 2024, l’Adi priverà centinaia di migliaia di persone di un sostegno economico in ragione della composizione del nucleo familiare e non del loro bisogno”. Per il sindacato di corso d’Italia “continuare a raccontare che questa nuova misura è un messaggio a sostegno della cultura del lavoro ed è volta a disincentivare la presunta pigrizia e inerzia delle persone - generata dal reddito di cittadinanza - è fuorviante rispetto alla complessità del problema delle povertà e della marginalità sociale nel nostro Paese e un'offesa al lavoro”.

“Per creare e rafforzare la cultura del lavoro - aggiunge - c’è bisogno prioritariamente di interventi volti alla stabilità e solidità delle condizioni di lavoro ancora oggi caratterizzate da part time involontari e contratti di breve durata, di intervenire sull’equo compenso per i lavoratori autonomi, c’è bisogno di sostenere la contrattazione aiutando il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, di eliminare il dumping contrattuale, non alimentare strumenti normativi che hanno l’effetto di rendere precarie le retribuzioni e le tutele del lavoro”.

È proprio sul fronte del lavoro che, secondo il sindacato guidato da Maurizio Landini, “non c’è alcuna risposta positiva. Nello specifico della disciplina del contratto di lavoro a termine si interviene pesantemente sui termini delle a-causalità. Non si prevede nessuna causale per i primi dodici mesi e nel caso della somministrazione non servirà alcuna pausa minima tra un contratto e l'altro. Saremo così di fronte ad un aumento dei contratti di breve e brevissima durata, il governo invece di arginare la precarietà non fa altro che favorirla, anche con la conferma degli interventi sui voucher”.

“Inoltre, nella filiera del turismo - evidenzia ancora - si interviene con un provvedimento marginale e non idoneo a risolvere i problemi esistenti decidendo di ‘monetizzare di più il lavoro notturno e straordinario nei giorni festivi. Invece di focalizzare l’attenzione sul ruolo della contrattazione, a partire dai rinnovi dei contratti nazionali di lavoro, si riconferma lo strumento del fringe benefit, senza alcuna condizionalità e ruolo della contrattazione, strumento che ancora oggi, dalla la sua introduzione, non arriva a una grande maggioranza delle lavoratrici e lavoratori”

“La discussione alla Camera sia l’occasione giusta per migliorare un decreto che così com’è - conclude la Cgil - non farà altro che peggiorare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori e delle persone più fragili a livello sociale ed economico”.