Dai medici, già ridotti numericamente all’osso, “pagati dieci centesimi per ogni ora di reperibilità”, alle sale operatorie utilizzate al cinquanta per cento della loro potenzialità perché la precarietà del personale non permette di programmarne la funzionalità. E poi, ancora, reparti oncologici con grandi stanzoni in cui i malati di tumore vedono spegnersi chi gli è affianco. Il tutto in una sanità al collasso, in cui la medicina territoriale è quasi inesistente, gli entroterra faticano a resistere e per gli anziani le difficoltà sono raddoppiate a causa della mancanza di mezzi di trasporto sufficienti e adeguati allo scopo. Sono alcune delle testimonianze emerse durante la manifestazione della Cgil Calabria dal titolo “Quale futuro per la Calabria. Ascoltiamo il lavoro”, tenutasi a Lamezia Terme insieme a Fp, Filcams e Spi Cgil. A chiudere, l’intervento della segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino.

Una tappa verso la manifestazione di Roma, “Bisogna prendersi cura di chi ci cura”, quella calabrese che ha deciso di partire dall’ascolto dei lavoratori e delle lavoratrici, di chi quotidianamente sconta lacune e carenze sulla propria pelle. Lo ha detto chiaramente il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato: “Dobbiamo fare in modo che la sanità torni a essere un diritto veramente esigibile per tutti i calabresi. Dobbiamo partire con il piano operativo che ancora non c’è, pretendiamo attenzione e maggiori controlli negli accreditamenti nella sanità privata”, ha aggiunto, sottolineando poi che “abbiamo bisogno di un sistema sanitario pubblico che dia servizi nelle aree interne, ma anche lavoro di qualità. Dobbiamo provvedere alle stabilizzazioni del personale. Non si può fare sanità senza il personale, senza i medici e senza gli infermieri”. Salute, Lavoro e Welfare sono “tre tematiche importanti – ha spiegato ancora il sindacalista – che si intrecciano con la legalità, ecco perché è ancora più rilevante discuterne con i delegati, i lavoratori e le categorie. Basti pensare a quando abbiamo chiesto la commissione d’accesso antimafia nelle Asp e in qualche caso sono state sciolte”.

Una discussione fitta, quella della manifestazione calabrese, in cui non sono mancati momenti anche di commozione tra quei lavoratori che hanno deciso di metterci la faccia anche perché si sentono “invisibili”. Come gli addetti alle pulizie negli ospedali con turni da tre o quattro ore, soggetti a continue riduzioni di lavoro e a cambi di appalto.

Ci sono poi gli anziani, sempre più stretti nella morsa di una burocrazia opprimente. Il tutto mentre sono attualmente il 23 per cento della popolazione e tra dieci anni si calcola che in Calabria diventeranno il 35 per cento. Le aree interne sono spesso poco collegate, sempre più spopolate e chi ha i figli altrove si ritrova tagliato fuori da un sistema già di per sé affaticato e claudicante. Ecco perché la segretaria generale dello Spi Cgil calabrese, Claudia Carlino, ha chiesto un piano sociosanitario per la regione e ha denunciato la mancata integrazione tra ambiti e distretti.

Si è parlato anche di grandi opere strategiche, gli ospedali fantasma mai portati a termine in una Calabria in cui gli operai edili sono costretti a lasciare la famiglia per poter lavorare o non dover restituire metà busta paga o soggiacere al lavoro nero. Anche la Fillea ha portato la sua testimonianza, perché la sanità non è un comparto a sé stante, ma inserito in una rete in cui il collante sono, purtroppo, spesso lavoratori violati nei loro diritti.

“Pensiamo che in questa stagione la sanità debba essere il settore principale in cui si investe – ha dichiarato la segretaria generale della Fp Cgil nazionale, Serena Sorrentino – perché garantisce un diritto fondamentale dei cittadini. Le scelte che sta facendo la politica, rispetto, ad esempio, agli investimenti come il Fondo Sanitario Nazionale, non vanno in questa direzione. Siamo partiti dalla Calabria perché c’è bisogno di un confronto serrato dopo anni di commissariamento, con i livelli essenziali che raggiungono la soglia più bassa di tutta Italia. Abbiamo bisogno che la Regione dialoghi con chi rappresenta i lavoratori della sanità. La rete d’emergenza urgenza – ha sottolineato Sorrentino – è per noi la priorità e speriamo che la Regione apra al più presto il confronto”.

L’obiettivo, ha affermato la segretaria generale della Fp Cgil Calabria, Alessandra Baldari, è “ragionare in termini di prospettiva per riformare il settore e creare una sinergia, un unico sistema sociosanitario, a protezione del benessere della persona nella sua totalità. Insieme alla garanzia dei servizi, chiediamo che vengano garantite la medicina territoriale, la prevenzione, l’assistenza alle fasce più deboli”.

Anche per Giuseppe Valentino, segretario generale della Filcams Cgil regionale, “molto c’è da fare in questo settore. Spingere ad esempio per una contrattazione inclusiva, di sito e di filiera”.  A portare la loro testimonianza anche gli amministrativi, molti dei quali precari da molto tempo, senza concorsi anche da trent’anni. Sottodimensionati e affogati nel loro lavoro perché la priorità viene data, a parole, al personale sanitario, ma anche quello stenta a trovare stabilità.