Cento milioni di buco? Lo pagano i lavoratori. Come si ricorderà un mese fa Luciano Benetton dichiarò di aver scoperto una falla “drammatica” nel bilancio della società. Seguì un terremoto ai vertici, con le sue stesse dimissioni e quelle dell’amministratore delegato Renon.

Ora però il conto, salatissimo, viene presentato ai lavoratori. Il gruppo Benetton ha infatti proposto contratti di solidarietà per 375 dipendenti su un totale di 900, con tagli molto pesanti. Tranne alcuni comparti, la quota dell’ammortizzatore sociale sarebbe fino al 40% dello stipendio, a partire da 23 agosto per un periodo di 6 mesi prorogabile. I soli reparti esclusi dai contratti di solidarietà sarebbero quelli “dell’Imballo, dei capi piegati dei capi appesi e dell’e-commerce”

Netto il no dei sindacati. Le organizzazioni dei lavoratori giudicano eccessiva l’applicazione della solidarietà al 40% e puntano a ridurre la platea dei dipendenti interessati.

Il prossimo tavolo è fissato per il 15 luglio e dal giorno successivo partiranno le assemblee con i lavoratori. A riferirlo sono le stesse sigle tessili confederali – Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec – illustrando l’esito dell’incontro con la direzione aziendale svoltosi martedì 2 luglio.

Per i sindacati l’intesa sarebbe “inaccettabile senza conoscere il piano industriale“, rifiutano tagli allo stipendio e chiedono l’integrazione salariale al 100% per i contratti di solidarietà. . Le sigle, tuttavia, si sono dette “disponibili ad una proroga di due mesi per l’accordo di uscite incentivate scaduto a marzo 2024”.

Nel mirino dei tagli c’è anche la rete commerciale con i punti vendita: le chiusure riguardano in prima battuta negozi all’estero e non profittevoli. In un secondo momento la stretta potrebbe coinvolgere le sedi italiane. Il personale degli uffici che rimarranno chiusi nei venerdì delle prossime settimane sarà impiegato in modalità smart working.