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“C’è bisogno di unire, non di dividere. E c’è bisogno di ricostruire un rispetto reciproco fra forze politiche, governo e parti sociali”. Questo il messaggio lanciato dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini, ospite nella serata di mercoledì 28 agosto alla festa nazionale dell'Unità a Ravenna, in un dibattito con l'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. “La cosiddetta ‘disintermediazione’ non l'hanno inventata i Cinque stelle, c'è già da prima”, ha spiegato Landini: “Io non sto dicendo che bisogna fare quello che dice la Cgil, ma penso che in una democrazia, di fronte a una complessità di problemi come non c'è mai stata, bisogna dire la verità alle persone”.
Per il segretario generale Cgil c'è bisogno di “coinvolgere i soggetti prima di prendere le decisioni, anche perché assieme a Cisl e Uil abbiamo 12 milioni di iscritti”. E questo non significa “allungare i tempi, ma rafforzare la democrazia”. Poi ci si può trovare d'accordo o meno, ciò che è “davvero importante è ricostruire una fiducia. Quello che mi preoccupa maggiormente è che ormai un italiano su due non va più a votare: questa è una tendenza pericolosa, perché vuol dire che non ci si fida più delle forze politiche e che a decidere è sempre più una minoranza”.
Landini ha poi affrontato il tema del governo. “Prendo atto positivamente che il presidente della Repubblica abbia convocato per giovedì 29 Conte e abbia dato incarico di verificare le condizioni per la realizzazione di un governo”, ha detto l’esponente sindacale: “Abbiamo sempre detto, infatti, che la grande questione di questo Paese è avere un esecutivo che governi, allo scopo di cambiare le politiche sbagliate fatte fino a oggi. La vera alternativa al populismo è ricostruire una partecipazione democratica nel Paese e che la politica torni a occuparsi dei problemi veri delle persone”.
Il segretario si è poi concentrato sulla discontinuità. “Per me la discontinuità, la svolta, non è solo verso quest’ultimo governo, ma anche verso tutte le politiche sbagliate fatte anche dai governi precedenti, ad esempio sul mercato del lavoro”, ha argomentato: "Non è più accettabile che continuiamo a essere un Paese dove l’87 per cento delle entrate Irpef le pagano lavoratori e pensionati, ma allo stesso tempo c’è un’evasione fiscale di 120 miliardi all’anno". Per Landini, in conclusione, il sindacato “non ha governi amici o nemici. L’unico discrimine per noi è che il governo sia antifascista e antirazzista, poi ogni esecutivo lo valutiamo per quello che fa”.