Sono un'Oepac (Operatrice educativa per l'autonomia e la comunicazione), sto nella scuola da più di ventuno anni. Di frasi becere durante questo percorso ne ho sentite, compendi esemplari di tutta l'ipocrisia possibile: Se non sei pagata abbastanza, cambia lavoro, Questo lavoro può farlo chi ha già uno stipendio in casa.

Ho sempre amato il mio ruolo, questa funzione così importante, stimolante, rivoluzionaria. Essere uno degli attori che contribuisce a fare sì che chi era ignorato, lasciato nell'angolo, trattato con condiscendente bonarietà, possa avere una possibilità, un posto nella società che è un diritto.

Diritto. Ma anche chi lavora ne ha. Diritto alla salute, fisica e psichica, diritto alla dignità, diritto al riposo (perché, tutto bello, ma lavorare in questo settore è usurante).

Questo noi non lo abbiamo. Quante volte dobbiamo rinunciare a una visita, una cura dentistica, un paio di occhiali? Sentire il peso delle bollette e degli affitti non pagati, tutto questo quanto pesa sulla salute psichica?

E quando stremata vorresti qualche giorno di vacanza (che non puoi certo permetterti) e devi invece cercare spasmodicamente un lavoro per l'estate?

Il più delle volte non si trova, allora vendi quel poco che ti avevano lasciato i tuoi genitori, con un doloroso senso di colpa quando dai via l'orologio di tua madre, al quale era così affezionata.

Poi, a un certo punto, hai bisogno di più soldi. Chiedi alla Coop un anticipo sul Tfr, ma naturalmente senza esito. Allora vai in banca e loro sì che ti finanziano, ma ti ritrovi con una rata che manco avessi comprato casa, tutti i mesi a incidere sui pochi soldi che guadagni. Ormai sei in una spirale che ti impoverisce sempre più, l’esclusa che lotta per l’inclusione.

700 euro al mese, per nove mesi.

A me non passa mai la voglia di lottare, però.

Angela, delegata Fp Cgil Rieti Roma EVA